Introduzione 
 
 
 
 
 
 
 
 
“In un mondo così sensibile al successo economico, 
la creatività vince la sua battaglia con l'economia, 
perché solo chi è capace di produrre continuamente innovazione 
nel proprio processo creativo 
può avere successo”. 
 
A. Pininfarina 
 
 
 
 
 
L’innovazione è figlia della creatività, “innovare” è anche sinonimo di crescita e di 
sviluppo per le imprese che intendono concorrere  all’interno dei mercati. Le imprese 
che   innovano   riescono   infatti   a   perdurare   nel   lungo   periodo,   mantenendo 
competitività e solidità, necessaria a sbaragliare la concorrenza più spietata. Quelle 
che non intendono aderire al processo innovativo, sono tuttavia destinate a fine certa, 
poiché  la  mancata  attività  inventiva  li  rende  vulnerabili   davanti  ai  continui 
cambiamenti e richieste di mercato. 
 
L’invenzione  scaturisce  dalla  creatività  dell’ingegno  umano,  dalla  sua  continua 
ricerca del “nuovo”,  dall’intuizione del “ particolare” che rende “unica” quell’opera. 
Spesso sono anche le “esigenze”, i problemi, le difficoltà quotidiane a favorire l’estro 
creativo e  portare di conseguenza l’uomo all’inventiva.  Essa va protetta e tutelata, 
mantenendo cosi “l’esclusività” su di essa, ed evitando al contempo che altri possano 
trarre profitto dalla stessa. 
 
 
 
 
La realizzazione del seguente elaborato è frutto di un attenta e piacevole analisi del 
fenomeno  innovativo, del processo creativo e soprattutto dei diritti connessi alle 
opere di proprietà intellettuale e di quelli relativi alla protezione delle stesse.
La struttura dell’elaborato, viene suddivisa in tre capitoli a loro volta scomposti in 
paragrafi. 
 
Il primo capitolo,  ha inizio con la descrizione, in linea generale,  delle diverse forme 
di mercato  riscontrabili in un sistema economico, analizzando i diversi elementi 
caretterizzanti  ognuno   di  essi.  Verrà  trattato  il  fenomeno  dell’innovazione, 
evidenziando si tratti dell’elemento fondamentale per la crescita e  competitività fra 
le imprese, e  dell’invenzione come figlia della stessa. Infine si tratterà 
dell’argomento centrale, ovvero la “proprietà intellettuale” esaminando i vari aspetti 
di disciplina, di normativa, e di tutela della stessa. 
 
Il  secondo  capitolo,  di  carattere  prettamente  giuridico,  tratterà  invece  l‘aspetto 
centrale di tutela della proprietà intellettuale, il “brevetto”, partendo da un analisi di 
carattere storico e  procedendo con la composizione, con l’ottenimento, e con la 
disciplina di diritti derivanti dalla brevettazione e dallo sfruttamento dello stesso. A 
seguire si parlerà dei limiti  brevetto , del fenomeno di contraffazione presente nel 
campo brevettuale, e della conseguente azione risarcitoria. 
 
Il  terzo  ed  ultimo  capitolo,  da  una  visione  macroeconomica  del  fenomeno 
brevettuale, fornendo informazioni e spiegazioni, attraverso all’ausilio grafico, sulla 
spesa destinata alla ricerca, allo sviluppo, ed alla costituzione di brevetti nei maggiori 
paesi  europei  ed  internazionali.  Viene   fatto  anche  un  particolare  riferimento 
all’analisi di tale fenomeno in Cina, vista l’importanza  crescente di questo paese 
nell’economia internazionale.  Il  capitolo  volge  al  termine  proponendo  anche  un 
richiamo a brevetti resi celebri nella storia, e alle risorse alternative ,definite anche 
“libere”, alle opere coperte da tutela brevettuale.
CAPITOLO I 
 
 
 
 
 
 
1 - CONCORRENZA E PROGRESSO 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1.1 Il Sistema concorrenziale ed il progresso innovativo 
 
 
 
 
 
 
“Elemento imprescindibile di un sistema di mercato è la ‹‹concorrenza››. Essa viene 
intesa come situazione o ambiente in cui si colloca un numero sufficiente di operatori 
economici diversi che offrono ad un pubblico in tutto o in parte identico,  prodotti o 
servizi più' o meno uguali o sostituibili”
1
. Aspetto necessario, nonché, conseguenza 
inevitabile di ogni sistema di mercato concorrenziale diventa, quindi, la presenza di 
un “offerta” tale da superare, almeno potenzialmente, la “domanda” , dando vita cosi 
ad una concorrenza tra le imprese produttrici. 
 
 
Peraltro, il  sistema delle imprese, se  efficiente, potrebbe gestire la  concorrenza 
creando  esclusivamente  un  eccesso  di  capacità  produttiva,  e  non  un  eccesso  di 
produzione  effettiva,   ovvero  limitando  quest’ultima  a  ciò  che  viene  venduto 
realmente.  Ciò  permetterebbe  alle  imprese  di  avere  una  situazione  di  costante 
superproduttività invece che di sovraproduzione. In entrambi casi però, un eccesso di 
offerta condurrebbe alla formazione di una quota di produzione  che rimarrebbe 
invenduta,  quota  assai  più  consistente,  quanto  più  intensa  dovesse  risultare  la 
concorrenza. 
 
 
 
 
 
1    
V. Di Cataldo,   Distruzione creatrice e licenze di brevetto: regole di concorrenza,  razionalità 
economica ed etica del mercato, in Riv. dir. Ind., I, 2011, 49 s. 
 
 
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È senz’altro, “lo spreco di risorse (naturali ed umane)” utilizzate  per la produzione 
di beni e servizi, a figurare come  uno dei costi derivanti dalla concorrenza.  Costi 
che  aggravati  a  quelli  relativi  alla  crescita  dell’inquinamento  (scaturente  dalla 
produzione di beni strumentali da smantellare e di beni di consumo invenduti) ed a 
quelli legati alla perdita di posti di lavoro, non fanno che creare un una visione ben 
poco entusiasmante.  Appaiono ancor più preoccupanti in un sistema concorrenziale, 
la formazione di effetti relativi a shock tecnologici
2
, i quali tagliano fuori dal mercato 
 
tutte quelle imprese incapaci di tenere il passo del progresso tecnologico, pur non 
risultando  necessariamente come le peggiori sul piano produttivo e commerciale. 
Inoltre, l’uscita delle  stesse dal circuito produttivo, non permette loro una facile 
riallocazione altrove, per via dei costi di soppressione elevati a cui devono far fronte. 
Fortunatamente,  a  tali  problemi  ci  sono  altrettante  soluzioni.  Il  problema  dello 
“spreco di risorse da sovraproduzione”, può essere spesso risolto, o  comunque in 
parte  alleviato,  riallocando  tali  risorse  nonché  tali  beni,  nei  cosidetti  “mercati 
secondari”  o  “sostitutivi”.  Riguardo  invece  al  secondo  problema,  l’eliminazione 
dell’impresa sconfitta, e dunque la redistribuzione delle risorse della stessa, apre il 
via all’invenzione di nuove strategie d’impresa (strategie tecnologiche, 
organizzative) capaci di offrire, alle imprese ed al mercato, nuove opportunità. 
 
Tale percorso fa si che i sistemi di mercato di natura concorrenziale siano considerati 
in teoria economica superiori in termini di efficienza. 
 
 
 
 
 
Come è ben noto la concorrenza assume diverse forme e si manifesta attraverso 
differenti   tipologie  e  strutture  di  mercato.  Si  può  avere  una  situazione  di 
“concorrenza  perfetta  o  pura”  ,  quando  all'interno  di  un  mercato  sono  presenti 
molteplici “produttori/venditori” ed altrettanti “acquirenti/consumatori”; nessuno di 
essi però ha la forza di influenzare il livello dei prezzi; i prodotti con caratteristiche 
alquanto definite sono tra lo loro sostituibili e si vendono a prezzi di mercato; sono 
 
 
 
 
 
2  
Sono effetti macroeconomici  che influenzano la produttività del lavoro e l’occupazione nel breve 
e nel lungo periodo, alterandone in maniera permanente o quasi la crescita. 
 
 
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gli stessi produttori a determinarli attraverso un intesa tacita ed informale a definirli, 
ad aumentarli o a diminuirli allo stesso tempo. 
 
La competizione, anche se in maniera diversa, si può avere anche quando il numero 
dei produttori/venditori  è  più  ristretto.  In  tali  casi,  siamo  in  presenza  di  una 
condizione  di  “oligopolio”.  Situazione  di  mercato,  all'interno  della  quale,  sono 
presenti poche e potenti imprese che hanno un'influenza non indifferente sul prezzo e 
sulla quantità dei prodotti offerti. In questa  situazione, la dipendenza fra imprese 
rivali è molto forte; ciò è dovuto al ridotto numero dei concorrenti o alla presenza di 
alcune imprese leader; l'oligopolio si caratterizza non tanto per il  numero delle 
imprese, quanto piuttosto per il tipo di concorrenza che si crea tra quelle maggiori. 
 
Siamo invece in presenza di un mercato “Monopolistico”, quando all’interno di esso 
è presente un “unico venditore”, il quale offre ad una moltitudine di consumatori un 
bene che non ha stretti sostituti (beni poco sostituibili) , un prezzo “controllato” , e 
soprattutto forti “barriere all'entrata
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”.   L’obiettivo di un impresa, all’interno di tali 
mercati,  è  “la  massimizzazione  del  profitto   (C’=R’)”.  Nel  perseguire  questo 
obiettivo, il monopolista può procedere a fissare il prezzo (Price taker) o la quantità, 
non può infatti fissare entrambi, poiché una volta fissato il prezzo saranno poi i 
consumatori a decidere l’ammontare d’acquistare. Stessa cosa se il monopolista fissa 
la quantità, sarà allora la domanda dei consumatori a stabilire a quale prezzo sono 
disposti ad acquistare quella determinata quantità. 
 
 
 
Differisce dal mercato Monopolistico, il mercato di “Concorrenza monopolistica”. 
Essa rappresenta  la  forma di mercato che si pone a un livello intermedio tra il 
 
modello di concorrenza perfetta e di monopolio. Qui si considerano un numero 
elevato di imprese, aventi un informazione perfetta sui prezzi e liberta di entrata e di 
uscita  dal  mercato   senza   il  sostegno  di  costi.  Esse  tuttavia,  a  causa  della 
differenziazione del prodotto, non operano in condizioni di concorrenza perfetta. 
 
 
3    
Rappresentano possibili ostacoli ,che rendono difficile o talvolta impossibile ,l'ingresso di  
nuove imprese sul mercato 
 
 
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