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     Ciò detto, i temi che risultano essere fondamentali ed imprescindibili per 
un’attenta analisi del settore in questione, sono senza dubbio quelli della 
sicurezza e della qualità alimentare assieme anche alla tutela dell’ ambiente. 
Infatti la recente serie di scandali alimentari che si è registrata nei paesi dell’ 
Unione Europea ha contribuito a compromettere fortemente la fiducia dei 
consumatori: i sistemi di sicurezza e qualità alimentare sono stati sottoposti a 
notevoli pressioni e ciò ha comportato una conseguente azione correttiva volta 
al loro miglioramento e sviluppo. Per questo le imprese, sottoposte al 
controllo dell’autorità pubblica, hanno la possibilità e spesso l’obbligo di 
utilizzare determinati strumenti sia per perseguire la qualità alimentare 
(classificazioni, standard e certificazioni), sia per perseguire la sicurezza 
alimentare (etichettatura, standard di sicurezza, HACCP e  rintracciabilità).  
 
La tesi e’ strutturata principalmente in tre parti. 
Nella prima parte dell’ elaborato vengono trattati in maniera approfondita, dal 
punto di vista teorico, argomenti quali l’importanza della qualità e della 
sicurezza alimentare nel sistema economico attuale. Vengono inoltre elencati 
ed analizzati i principali strumenti a disposizione dell’ impresa sia per il 
controllo della qualità (focalizzandosi soprattutto su classificazione, standard 
e certificazione), sia sul controllo della sicurezza (distinguendo ulteriormente, 
in base al periodo di applicazione rispetto all’ evento dannoso, tra strumenti 
ex-ante e strumenti ex-post). Nella parte conclusiva della prima parte, 
vengono trattati dal punto di vista economico, i costi ed i benefici derivanti 
dalla gestione dei sistemi di sicurezza alimentare. 
Nella seconda parte della tesi viene fatta un’ analisi economica del settore 
lattiero-caseario: partendo dallo studio di questo settore a livello europeo, si 
arriva ad una trattazione della situazione italiana attraverso la descrizione dei 
relativi punti di forza e di debolezza della filiera lattiero-casearia. Infine, si 
approfondisce, dandone anche una spiegazione socio-economica, la diversa 
localizzazione sul territorio italiano degli impianti lattiero-caseari. 
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Infine, la terza ed ultima parte, è dedicata allo studio di un azienda 
agroalimentare, operante nel settore lattiero-caseario: la Brescialat S.p.a.  
Partendo da un’ analisi generale dell’ azienda, passando attraverso la 
descrizione del profilo aziendale e delle modalità di gestione delle risorse 
umane, per poi focalizzarsi in maniera approfondita ed analitica, infine, sugli 
strumenti utilizzati da Brescialat per la gestione della qualità.  
 
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CAPITOLO 1 
ANALISI ECONOMICA DELLA QUALITA’ E 
DELLA SICUREZZA ALIMENTARE 
 
 
 
1.1 L’ANALISI  ECONOMICA DELLA QUALITA’ ALIMENTARE 
 
La definizione di ciò che si intende per qualità di un prodotto alimentare e’ 
quanto mai complessa ed articolata: bisogna infatti tener conto da un lato della 
natura stessa dell’ alimento (ovvero delle sue caratteristiche intrinseche ed 
estrinseche), mentre dall’altro si devono considerare le diversità in termini di 
obiettivi e comportamenti strategici degli attori del sistema alimentare.  
    Nel momento in cui al prodotto alimentare si riconosce la natura non solo di 
mero alimento (cioè di complesso di sostanze alimentari il cui scopo e’ fornire 
elementi nutritivi all’organismo umano), ma di bene in grado di soddisfare 
esigenze implicite di chi lo acquista e lo consuma, legate, tra l’altro, alla sfera 
sociale, culturale, simbolica, etica e religiosa, allora il concetto di qualità si 
amplia. Tenendo conto, quindi, dei molteplici aspetti relativi alla qualità di un 
alimento, e’ possibile definire la qualità di un bene agroalimentare come “la 
rispondenza di un prodotto al fine per il quale e’ destinato e, quindi, poichè 
nel caso dei prodotti agroalimentari il fine e’ il consumo, allora un maggiore 
o minore grado di qualità di un bene alimentare si può identificare con un 
maggiore o minore numero di proprietà che soddisfano le esigenze o i gusti 
del consumatore”( Nichols J.P., 1993 ).  
     Analizzando la qualità alimentare dal punto di vista dell’importanza 
economica che essa assume, emerge chiaramente come la qualità alimentare 
stessa sia influenzata da un mercato soggetto a fallimento in quanto 
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caratterizzato da informazione imperfetta e quindi da relative asimmetrie 
informative (Vastola, 1994). 
In questi modelli economici, che tendono ad evidenziare il problema 
informativo, la qualità e’ assunta come verticalmente differenziata e mono-
dimensionale (in pratica la qualità e’ differenziata in senso verticale quando 
tutti i consumatori mostrano lo stesso ordine di preferenze verso prodotti con 
diversi livelli qualitativi, offerti allo stesso prezzo; viceversa si ha 
differenziazione orizzontale quando i consumatori, tra prodotti offerti sempre 
allo stesso prezzo, scelgono prodotti diversi, in base alle loro preferenze 
personali). 
     I consumatori non sempre sono in grado di identificare e quantificare le 
caratteristiche del prodotto: l’informazione sugli attributi di qualità del 
prodotto può essere ottenuta in diversi modi, per cui si fa’ riferimento ad 
attributi “ricerca”, “esperienza”, e “fiducia” ( Mariani, Viganò,2002 ). 
Analiticamente: il problema di conoscenza imperfetta costringe il 
consumatore a svolgere un’ attività di ricerca di notizie sulla qualità di un 
determinato prodotto, alla quale e’ associato un determinato costo e, 
ovviamente, un determinato beneficio ( Stigler,1961 ); tale attività, finalizzata 
all’ acquisto del prodotto al prezzo più vantaggioso, si arresterà quando si 
arriverà all’ uguaglianza  tra costo marginale e beneficio marginale. Si fa 
riferimento, in questo caso, ad attributi “ricerca”, in quanto i consumatori 
possono verificare la qualità del prodotto prima dell’ acquisto. Tra l’altro, la 
differenziazione dei costi di ricerca delle informazioni tra individui consente 
alle imprese di differenziare il prezzo del prodotto, che sarà più alto per i 
consumatori con costi maggiori. 
L’analisi e’ stata ulteriormente ampliata introducendo la categoria degli 
attributi “esperienza”, e “fiducia”. 
Nel primo caso, la qualità di un prodotto può essere verificata dopo il suo 
acquisto, attraverso una prova (Nelson, 1970). Il costo della ricerca dipende 
dal costo opportunità relativo al tempo impiegato in tale attività a dalla sua 
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efficienza: quando tale costo diventa troppo elevato si preferisce valutare la 
qualità del prodotto direttamente attraverso il suo acquisto. Nel secondo caso, 
invece,  neppure dopo l’acquisto e’ possibile verificare la qualità (Darby, 
Karni, 1973). 
 
     La presenza di asimmetria informativa presenta anche altre implicazioni da 
analizzare, tra le quali particolare attenzione meritano: 
 ξ  Il fallimento di mercato dei prodotti di qualità; 
 ξ  la reputazione dell’ impresa produttrice. 
 
1.1.1 Il fallimento di mercato dei prodotti di qualità 
 
Nella teoria economica tradizionale il problema informativo legato alla qualità 
non esiste perchè un prezzo elevato e’ sempre collegato a un incremento dei 
costi unitari di produzione necessario per migliorare il livello qualitativo del 
prodotto. Nella realtà, il consumatore, che e’ di solito l’agente meno 
informato, sapendo di non potersi fidare del prezzo quale segnale di qualità 
del bene, diffiderà dell’ acquisto di beni di qualità superiore, e quindi con un 
prezzo maggiore, mentre tenderà ad acquistare prodotti di qualità più 
scadente, ovvero con un prezzo inferiore. Da parte sua il produttore non ha 
alcun incentivo a immettere sul mercato beni di qualità superiore, per cui, con 
il procedere di questo meccanismo, i prodotti di migliore qualità sono destinati 
a uscire dal mercato con una complessiva perdita di benessere (Akerlof, 
1970). 
 
1.1.2 La reputazione dell’ impresa produttrice. 
 
Un altro elemento di cui si deve tenere conto e’ quello della reputazione dell’ 
impresa produttrice; essa ha una buona reputazione se il consumatore ritiene 
che essa produca beni di qualità. Tuttavia, qualora le caratteristiche qualitative 
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di un prodotto fossero osservabili prima dell’ acquisto, la reputazione dell’ 
impresa non influenzerebbe le scelte del consumatore (Klein,Leffler,1981). In 
condizioni di concorrenza perfetta, ma con asimmetria informativa da parte 
del consumatore, l’impresa e’ incentivata ad assicurare un livello qualitativo 
maggiore di quello minimo, se il prezzo di vendita e’ pari al cosiddetto 
premium price, ovvero un valore in grado di coprire i costi medi minimi legati 
alla produzione di qualità superiore. 
E’ chiaro che il produttore avrà interesse ad investire nella “strategia della 
reputazione” solo se il consumatore reitererà l’acquisto del bene, dopo averne 
accertato la qualità e la sua stabilità nel tempo. 
-nel breve periodo, la scelta dell’ impresa di costruirsi una buona reputazione 
costituisce sia un costo, poichè deve vendere a un prezzo inferiore ai costi 
marginali, che un vincolo, in quanto rende l’uscita dal mercato “della qualità” 
più onerosa a causa degli investimenti iniziali sostenuti. 
-nel lungo periodo, di contro, questa strategia ricompensa l’impresa con degli 
extraprofitti che, nel breve periodo, deriverebbero solo da una politica “mordi 
e fuggi” non ricompensata però dalla fedeltà del consumatore nel tempo. In 
particolare, una volta raggiunto un certo livello qualitativo, un’efficace 
politica di marca unitamente ad una strategia di reputazione sono, per 
l’impresa, un incentivo ad assicurare nel tempo quel determinato standard 
qualitativo, anche in assenza di un soggetto esterno con funzioni di controllo. 
 
 
1.2 L’ANALISI ECONOMICA DELLA SICUREZZA ALIMENTARE 
 
La sicurezza alimentare può essere definita, in termini economici, come “un 
attributo  del prodotto, valutabile monetariamente, legato alla assenza di 
componenti intrinseche cui e’ associabile il rischio di un danno alla salute, 
che si può manifestare sia immediatamente dopo l’assunzione, sia a distanza 
di tempo”( Mariani,Vigano’,2002).