7
fenomeni migratori e sul fenomeno migratorio stesso. Un 
discorso che prescinda dai giudizi di valore e che inizi a trattare 
le migrazioni come un fenomeno plurale e complesso, non 
riducibile alla mera steriotipizzazione fatta dai media. Un 
discorso che inizi a pensare all’Italia come un Paese in cui 
convivono culture e stili di vita differenti e che riesca ad 
armonizzare questa società grazie anche ad una corretta 
rappresentazione delle sue molteplici facce. Un processo di 
mutamento che va accompagnato a processi di elaborazione e 
auto-riflessione pubblica, rispetto al quale i media rappresentano 
oggi “l’arena privilegiata e quasi naturale”
5
 
Come sarà sottolineato, invece, i mass media italiani non 
riescono a fornire una base per un discorso informato e completo 
sull’immigrazione.  
 Proprio su questa base, ho deciso di concentrare il mio 
lavoro su un settore nascente della comunicazione: i media 
multiculturali. 
 Negli ultimi anni, infatti, si stanno diffondendo alcuni 
media promossi dagli immigrati stessi, dalle associazioni o dalle 
istituzioni che potrebbero mettere in dubbio il ruolo 
predominante dei media mainstream nella costruzione del 
discorso pubblico sull’immigrazione. 
La mia analisi quindi si è concentrata su una specifica 
iniziativa multiculturale, il mensile “Il Tamburo” di Bologna. 
La scelta di questo giornale è stata stimolata da alcune 
caratteristiche specifiche dello stesso: innanzi tutto la lingua 
utilizzata dal giornale, l’italiano, una scelta coraggiosa accostata 
all’obbiettivo di riferirsi agli immigrati. Secondariamente 
l’intento dichiarato de “Il Tamburo” di riferirsi ad un pubblico 
differenziato: immigrati di ogni provenienza e italiani nativi. 
Infine la composizione della redazione: il posto di rilievo assunto 
da due cittadini di origine camerunese, il direttore e il 
                                                 
5
 Morcellini, M., Fuori luogo. I migranti alle porte della cittadella mediale, 
in       Problemi dell’informazione/a XXX n.1, marzo 2005 p. 37 
 8
caporedattore, e la composizione mista dei collaboratori, italiani 
e stranieri.  
Il presente lavoro, quindi, mira a comprendere se e come i 
media multiculturali, e nello specifico “Il Tamburo” nel territorio 
bolognese, possano rappresentare delle rinnovate arene di 
pubblica discussione e quanto questi media possano fornire agli 
immigrati stessi le informazioni utili per integrarsi e partecipare 
al dibattito pubblico e agli italiani una conoscenza appropriata 
della realtà che li circonda. 
 
Nello specifico il mio lavoro sarà diviso in due parti: la 
prima, teorica e di riflessione, volta a delineare il contesto in cui 
le iniziative multiculturali prima e “Il Tamburo” poi si sono 
sviluppate. La seconda parte, invece, di ricerca all’interno della 
redazione de ”Il Tamburo” e sui suoi contenuti. 
Le analisi “dal didentro” della produzione di programmi 
per stranieri o minoranze etniche sono quasi inesistenti, sia in 
Italia che all’estero
6
. La mia indagine, quindi si è voluta inserire 
in un filone di ricerca ancora poco valorizzato. Proprio per le 
difficoltà che il percorso di ricerca ha posto
7
, all’osservazione 
etnografica, svolta dal maggio al luglio 2007, sono state 
affiancate delle interviste aperte a quattro dei collaboratori della 
redazione. Inoltre, per comprendere meglio le peculiarità di 
questa arena comunicativa sarà illustrata l’analisi degli argomenti 
trattati nelle  pagine del giornale
8
.  
Il primo capitolo, di natura introduttiva, fornirà innanzi 
tutto il quadro dell’incidenza del fenomeno migratorio in Italia, 
attraverso dati e statistiche aggiornate. A questo quadro verrà 
affiancato quello che, invece, i mass media tradizionali 
presentano quotidianamente. L’incongruenza fra le due 
immigrazioni ci porterà ad analizzarne le cause, nel processo di 
                                                 
6
 Cfr. Cottle, S., Television and ethnic minorities. Producers perspective, 
Aldershot, Averbury, 1997, p.6  
7
 Cfr nota metodologica in allegato 
8
 Cfr nota metodologica in allegato 
 9
produzione dell’informazione, e le conseguenze, supportate dalle 
diverse teorie sugli effetti dei media. La conclusione del capitolo 
inizierà a delineare l’emergere di istanze comunicative diverse da 
quelle tradizionali seguendo un modello teorico che descrive le 
modalità con cui i problemi pubblici riescono a farsi strada nelle 
arene comunicative
9
.   
Nel secondo capitolo, quindi, inizierò a delineare,nel 
contesto italiano, l’emersione del giornalismo sociale. All’interno 
di questo settore rintraccerò le pratiche e i temi che lo 
caratterizzano rispetto ai media mainstream sottolineando il 
cammino che nel panorama giornalistico italiano è stato fatto dal 
terzo settore per dotarsi di mezzi e strumenti al fine di acquisire 
visibilità. Fra le diverse declinazioni del giornalismo sociale 
arriverò a descrivere i media multiculturali: media prodotti da 
immigrati e/o a loro diretti. Tali iniziative sono spesso promosse 
da associazioni, enti istituzionali o, come nel caso specifico della 
mia analisi, dagli stessi immigrati. All’interno di questo settore 
rintraccerò le caratteristiche comuni a tutti i media che lo 
compongono e le differenze fondamentali fra essi sottolineando 
anche l’emergere di una attenzione del mondo commerciale al 
target costituito dagli immigrati. Seguirò poi il loro cammino 
comune, all’interno della Piattaforma dei Media Multiculturali e 
il processo di istituzionalizzazione del settore, i contatti stabiliti, i 
limiti legislativi, le barriere giuridiche ed economiche che ne 
condizionano l’esistenza. 
Dal terzo capitolo entrerò nello specifico della mia analisi 
concentrandomi sul territorio regionale e poi cittadino. Sarà 
riproposto lo stesso percorso, per comprendere l’incidenza del 
fenomeno migratorio in Emilia Romagna, le politiche locali per 
l’integrazione e la promozione dei media multiculturali. Saranno 
poi esposte le caratteristiche dei media multiculturali presenti in 
                                                 
9
 Hilgartner S., Bosk C.L., The Rise and Fall of Social Problems: A Public 
Arenas Model, in “American Journal of Sociology”, vol. 94, 1988, pp. 53-
78  
 10
Regione, per arrivare a descrivere la nascita di uno specifico 
prodotto: “Il Tamburo”, un mensile promosso da due cittadini 
camerunesi a Bologna edito dalla Cooperativa sociale 
Felsimedia. Le caratteristiche della cooperativa e il percorso che 
ha portato alla sua costituzione sono essenziali per comprendere i 
valori che animano “Il Tamburo”. 
Nell’ultimo capitolo, quindi, forte di tutte le 
considerazioni fatte in precedenza, procederò a delineare “Il 
Tamburo”, mensile dell’intercultura a Bologna. L’analisi si 
concentrerà in un primo momento sulle pratiche redazionali e 
sarà supportata dall’osservazione etnografica da me effettuata 
all’interno della redazione. Ad esse verrà affiancata l’analisi delle 
interviste effettuate ai collaboratori del giornale e 
successivamente l’analisi del contenuto dello stesso.  
Intento finale è di comprendere le modalità in cui “Il 
Tamburo” ha portato avanti il suo discorso, l’evoluzione di 
questa esperienza di comunicazione nel tempo, i vari rapporti che 
ha intessuto e le strategie che i suoi promotori hanno utilizzato 
per rafforzare i rapporti con il territorio. Nello stesso tempo 
l’intento è di rintracciare al suo interno le buone pratiche che 
favoriscono un miglioramento del discorso pubblico riguardo 
all’immigrazione e che forniscono ai cittadini immigrati e nativi, 
nel territorio bolognese uno spunto di riflessione nuovo. 
 11
Capitolo I 
 
L’immigrazione in Italia e la sua 
rappresentazione 
 
 
Il fenomeno dell’immigrazione coinvolge l’Italia da poco 
più di trent’anni, un periodo piuttosto breve se si guarda alle altre 
grandi nazioni dell’Europa Occidentale come Gran Bretagna, 
Francia, Germania, Olanda e Belgio che, soprattutto a causa del 
loro passato coloniale, sono state meta d’immigrazione già a 
partire dalla seconda metà del secolo scorso. Nonostante questa 
relativa giovinezza negli ultimi anni l’immigrazione ha assunto 
una dimensione strutturale. Gli immigrati sono entrati nel tessuto 
sociale italiano e lo hanno modificato producendo degli effetti 
sulla società italiana a tutti i livelli. 
In questo capitolo delineerò le caratteristiche 
dell’immigrazione in Italia attraverso l’esposizione di dati e 
statistiche, affermandone la dimensione strutturale.  
Nel secondo paragrafo mi soffermerò sulle immagini che i 
media offrono del fenomeno migratorio e degli immigrati stessi 
sottolineando l’influenza delle pratiche giornalistiche nel 
processo di agenda setting e news keeping.  Nello stesso tempo 
esporrò brevemente gli effetti che i mezzi di comunicazione 
possono avere nei pubblici riferendomi alle teorie sugli effetti dei 
media e al concetto di rappresentazione collettiva. 
 Nel terzo paragrafo, invece, seguendo le orme del 
discorso di Hilgartner e Bosk, inizierò a tracciare le modalità con 
cui un problema pubblico emerge in un’arena comunicativa, 
come questa emersione sia il frutto di un processo di 
competizione fra “problemi”, temi e rappresentazioni 
contrastanti.  
 12
Si tratta di un capitolo introduttivo, concentrato sul 
contesto italiano, dal quale poi passerò, nei prossimi capitoli, al 
contesto micro, di azione concreta e situata all’interno dell’arena 
comunicativa che andrò a delineare. 
 
1 L’immigrazione reale 
 
Procederò, in questo paragrafo, con una breve rassegna dei 
dati sull’immigrazione in Italia negli ultimi anni. I dati elencati 
saranno riferiti soprattutto al rapporto sull’immigrazione della 
Caritas del 2006. A questi saranno poi accostati i dati ufficiali 
rilasciati dai  Ministeri dell’ Interno e dell’ Istruzione, i rilievi 
demografici Istat del 2006 e alcune altre fonti che saranno 
opportunamente segnalate.  
L’excursus numerico è utilizzato per fornire 
un’“istantanea” del fenomeno a livello nazionale, non è, infatti, 
mia intenzione entrare nel merito della sua evoluzione.  
 Dai dati indicati si vuole inferire soprattutto la portata del 
fenomeno migratorio e il suo radicamento all’interno della 
società e del sistema economico italiano.  
Una fonte autorevole quale il Population Reference 
Bureau degli Stati Uniti ha recentemente indicato l’Italia  al 
secondo posto dopo gli Stati Uniti per quanto riguarda la crescita 
della popolazione immigrata. Qui, infatti, l’immigrazione, pur 
essendo relativamente recente, ha assunto dimensioni che 
rendono possibile il paragone con altri stati europei di più antica 
attrazione. Per di più le caratteristiche della popolazione 
immigrata e il suo radicamento nel territorio dimostrano che 
l’Italia non è più solo un paese di transito verso altre mete. 
L’analisi critica si concentrerà su alcuni di questi elementi 
e sui dati “reali” che nel paragrafo successivo saranno 
giustapposti a quelli dell’“immigrazione mediale”.  
 
 13
1. 1. 1  Identikit degli immigrati in Italia 
 
Gli immigrati regolari in Italia  alla fine del 2005 hanno 
raggiunto, secondo il Rapporto Caritas/Migrantes 2005,  la quota 
di 3.035.144
10
. L'incidenza degli stranieri sulla popolazione 
italiana è del 5,2%: un immigrato ogni 19 residenti.  
La composizione dei nuovi cittadini è molto variegata: il 
49% degli stranieri sono europei, prevalentemente dell’Europa 
dell’Est (39%). Il 26% sono africani, con una sensibile 
diminuzione dal 1990, quando rappresentavano il 35,1% del 
totale; gli americani sono l’11,3% mentre gli asiatici il 17,1%. Le 
comunità più numerose sono quella romena (271mila presenze), 
albanese (256mila), e marocchina (235mila), seguite da quella 
ucraina (118mila) e dalla cinese (112mila). 
 Gli immigrati si concentrano prevalente al Nord (59,5%), 
seguono il Centro (27%) e il meridione (13,5%), con Roma e 
Milano che si contendono il primato di capitali 
dell'immigrazione, ospitando rispettivamente l'11,4% e il 10,9% 
della popolazione straniera. 
La diversità dei luoghi di origine fa sì che il panorama 
delle religioni presenti tra la popolazione immigrata in Italia sia 
del tutto plurale. Le percentuali di appartenenza religiosa non si 
sono modificate di molto negli ultimi anni: i cristiani sfiorano il 
milione e mezzo (1.491.000). Tra loro i cattolici sono 668.048, 
659.162 gli ortodossi e insieme rappresentano il 43,7% della 
popolazione immigrata. I protestanti rappresentano il 3,9% degli 
immigrati. I musulmani sono, invece, poco più di un milione: il 
33,2% del totale. Un peso molto inferiore hanno invece gli 
induisti (2,5%) e i buddisti (1,9%). 
                                                 
10
 Risultato ottenuto  tenendo conto dei dati registrati dal Ministero 
dell’Interno, del numero dei minori e di una quota di permessi di 
soggiorno in corso di rinnovo. Ci riferiremo in questo paragrafo al 
Dossier Caritas/migrantes 2006, XVI rapporto sull’immigrazione in Italia, 
l’utilizzo di altre fonti sarà opportunamente segnalato. 
 
 14
Molti degli immigrati residenti, 1milione 200mila circa, 
hanno già maturato 5 anni di soggiorno, anche se solo 396mila 
cittadini extraeuropei sono titolari di una carta di soggiorno. La 
maggioranza dei permessi di soggiorno in possesso dei cittadini 
immigrati, infatti, presagisce una permanenza duratura. Il 62% 
dei permessi è stato rilasciato per motivi di lavoro, il 29,3% per 
motivi di famiglia
11
,  per la restante parte si tratta, invece, di 
permessi concessi per motivi religiosi, di studio o di residenza 
elettiva, motivazioni che comunque presuppongono una certa 
stabilità. 
Gli immigrati sono, inoltre, una popolazione giovane, 
concentrata per il 70% nella fascia d’età 15-44 anni (solo il 
47,5% degli italiani, invece, si colloca in quella fascia). La 
crescita della popolazione italiana è dovuta, infatti, per il 92% al 
loro apporto. I dati sui minori stranieri o figli di immigrati 
rendono chiara la situazione: sono 585.496, il 21,9% del totale 
degli stranieri.  
Aumentano quindi gli alunni stranieri nelle scuole italiane: 
nell’anno scolastico 2005/2006 gli alunni di cittadinanza non 
italiana risultavano 431mila, con una incidenza sulla popolazione 
scolastica del 5%
12
. L’incremento più consistente si è avuto nelle 
scuole secondarie di secondo grado, pari al 38,2% rispetto 
all’anno precedente. Questo significa che oltre agli adolescenti 
nati in Italia o venuti da piccoli, una parte consistente degli 
alunni è rappresentata da adolescenti giunti in Italia da grandi a 
seguito dei ricongiungimenti familiari. 
 
 
 
 
                                                 
11
 Da notare in merito a questo dato che in 5 anni i permessi di soggiorno 
per motivi di famiglia sono raddoppiati, da 334.129 nel 2000 a 664.552 al 
31 dicembre 2005 (dati Ministero dell’Interno). 
12
 Dati Ministero dell’Istruzione Settembre 2006 
http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/comunicati/index.shtml 
 15
1. 1. 2 Gli immigrati e l’economia italiana 
 
I lavoratori immigrati stanno esercitando un peso 
crescente sul mercato del lavoro italiano: 1 ogni 10 occupati è 
nato in un paese non appartenente all’Unione Europea
13
.  
Le assunzioni nel 2005 sono avvenute per il 9,2% nel 
settore agricolo, per il 27,4% nell’industria e per la restante quota 
nei servizi. I settori prevalenti sono l’informatica e i servizi alle 
imprese (16,1%), le costruzioni (13,6%), gli alberghi e i ristoranti 
(11,9%), le attività svolte presso le famiglie (10,2%) e 
l’agricoltura (9,2%) Sono titolari d’azienda 130.969 cittadini 
stranieri, aumentati del 38% rispetto al 30 giugno 2005 e 
concentrati specialmente nei settori dell’edilizia e del 
commercio. Si nota inoltre un crescente coinvolgimento delle 
donne
14
.  
Così come avviene in altri paesi europei, anche in Italia, 
gli immigrati guadagnano di meno. Dalla banca dati dell’INPS 
risulta che le loro retribuzioni sono mediamente pari alla metà di 
quelle degli italiani, anche a causa del loro impiego discontinuo. 
Passiamo adesso al contributo degli immigrati alle casse 
pubbliche italiane: l’Agenzia delle Entrate ha reso noti i dati sulle 
dichiarazioni dei redditi presentate da cittadini stranieri. Nel 2004 
i contribuenti immigrati ammontavano a 2.259.000, pari all’81% 
degli stranieri regolarmente presenti nello stesso periodo. Gli 
immigrati quindi pagano le tasse, e si stima che negli ultimi due 
anni il fenomeno stia aumentando, anche perché per rinnovare il 
permesso di soggiorno è necessario attestare un lavoro regolare. 
Inoltre, altro fattore importante, con le loro attività i nuovi 
cittadini contribuiscono a far crescere il prodotto interno lordo 
dell’Italia. Nel 2005 gli stranieri hanno dato al Pil un contributo 
di 86,7 miliardi, vale a dire il 6,1% del totale. Senza l’apporto del 
                                                 
13 1.763.952 su 17.399.586 secondo la banca dati Inail 
14
 Caritas Migrantes 2006 Dossier statistico immigrazione XVI rapporto 
annuale 
 16
lavoro degli immigrati, il reddito prodotto in Italia sarebbe sceso 
nel 2002 (-0,1%), nel 2003 (-0,6%), e nel 2005(-0,9%). 
 Per concludere l’excursus due dati che confermano 
ancora una volta il radicamento degli immigrati nella società. 
Sono 1.200.000 gli stranieri che hanno un conto in una banca 
italiana, pari al 57% degli stranieri in Italia. Le banche hanno 
stimato di aver circa 2 milioni e 150mila clienti immigrati, le 
poste invece contano circa 1 milione di clienti stranieri
15
 .Al 
2005 il 60,6% degli stranieri era diventato cliente di banche 
italiane negli ultimi cinque anni
16
.  
Gli immigrati, infine, comprano casa. Secondo l’Istituto di 
ricerche scenari immobiliari nel 2005 gli immigrati proprietari di 
casa erano 560.000 e il dato è in costante crescita. Gli immigrati 
rappresentano il 15% della quota totale di acquisti di immobili e 
sono 447.000 i finanziamenti per gli acquisti di case. Spesso, 
infatti, la rata del mutuo è più bassa dell’affitto di una casa. 
 
1. 1. 3 Immigrazione e illegalità: sbarchi e criminalità 
 
Prima di passare ad analizzare le rappresentazioni che i 
media offrono dell’immigrazione è opportuno soffermarsi su due 
temi spesso abusati nel discorso mediale.  
Nel 2006 il numero degli immigrati arrivati in Italia 
attraverso i cosiddetti “sbarchi” è diminuito del 4,5% rispetto al 
2005. La serie storica dimostra che c’è stato un aumento negli 
ultimi due anni, ma in paragone agli anni ‘90 il numero degli 
arrivi irregolari è diminuito. Ad esempio nel solo 1991 
arrivarono oltre 50.000 albanesi e dal 1992 al 1996 oltre 80.000 
ex Jugoslavi
17
.  
 
 
                                                 
15
 “ Sole 24ore” del 18 Dicembre 2006, inserto numero 4 
16
 Dati Abi-Cespi del 14 dicembre 2005 
17
 Ministero dell’Interno 2006, Rapporto sulla sicurezza