3
Introduzione
Il lavoro di tesi qui presentato si basa su un’analisi linguistico-pragmatica della serie
televisiva The Office US, versione americana dell’omonima serie britannica e messa in onda
dalla rete televisiva NBC dal 2005 al 2013. In particolare l’analisi è incentrata sul tipo di
humor e sulla reazione cringe che questo scatena e che sembra essere il suo tratto distintivo
e accattivante. La serie, ideata da Ricky Gervais and Stephen Merchant, e adattata per la
televisione statunitense da Greg Daniels, viene spesso definita, come vedremo, di genere
mockumentary e si incentra sulla vita lavorativa quotidiana degli impiegati di una compagnia
di fornitura di carta.
La trattazione è suddivisa in tre capitoli; nel primo si affronteranno le basi storiche e
teoriche su cui poggiano gli Humor Studies, ovvero il campo di ricerca che si occupa di
analizzare, comprendere e descrivere i testi umoristici, intesi come fonti scritte e non; e sul
concetto, più recente di cringe comedy. Tale disciplina è punto di incontro di elementi e
contributi provenienti da diverse aree disciplinari e, come vedremo, si presenteranno delle
difficoltà nel trovare definizioni precise e ben delineate per quanto riguarda il concetto di
humor, e nel delineare motivazioni universali che spieghino l’apprezzamento della cringe
comedy.
Nel secondo capitolo si entrerà nel vivo dell’analisi attraverso la presentazione della serie
televisiva e di due suoi personaggi principali che, attraverso il loro modo di essere e
comportarsi, veicolano quel tipo di humor che genera cringe comedy, Michal Scott e Dwight
Schrute, dei quali analizzeremo alcuni tra i dialoghi più rappresentativi e cringe.
Successivamente nel capitolo, tratteremo il tipo di cringe comedy che viene generato nella
serie e, in particolare, una delle sue manifestazioni più celebri, la battuta “That’s what she
said” con i suoi risvolti politicamente scorretti.
Nel terzo, ed ultimo, capitolo, proseguiremo con l’analisi di alcuni personaggi primari per
importanza, ma secondari per quanto riguarda la creazione di cringe comedy, infatti, vedremo
come lo humor prodotto da questi ultimi sia in contrasto con quello di Michael e Dwight, per
contenuto ed effetto.
4
L’obiettivo di questo studio è tentare di identificare le motivazioni del successo della
cringe comedy, nonostante la negatività del sentimento che scatena in chi vi assiste e alcune
sfumature politicamente scorrette che la caratterizzano, attraverso l’analisi dei dialoghi e dei
personaggi della serie tv in esame.
5
Capitolo I
Humor Studies
Con Humor Studies, ovvero gli studi sull’umorismo, ci riferiamo al campo di ricerca che si
occupa di analizzare e dedurre le cause e gli effetti dell’umorismo. Questa si può inserire tra
le discipline linguistiche, tuttavia, ciò che la contraddistingue è l’interdisciplinarietà, ciò vuol
dire anche che le numerose teorie che si sono sviluppate contengono elementi e idee
provenienti da diversi campi di studio, come la psicologia, la linguistica, la sociologia, la
letteratura, l’informatica, ecc.
1.1 Cenni storici
Fino al XVII secolo, il termine humor era intenso nella sua accezione di origine classica e si
riferiva all’inclinazione caratteriale di una persona, fino a quando Ben Jonson introdusse il
fattore comico nell’intendere che certe inclinazioni caratteriali possono essere oggetto di
derisione. Questa nuova sfumatura si è ulteriormente diffusa tra il XVIII e XIX secolo quando
iniziò ad utilizzare per riferirsi al concetto Romantico di comico basato sull’eccentricità
individuale. A tal proposito, si parla di Superiority Theory, teoria predominante dall’età di
Platone e Aristotele fino alla fine del XIX, che si focalizza sulla moralità e l’accettabilità
sociale del comico, infatti, gli studiosi di questa teoria si interrogano sull’oggetto della risata,
a spese di chi questa avviene; molti sono dell’idea che la risata sia volgare e peccaminosa e
che andrebbe, quindi, limitata. Tuttavia, molti scrittori e filosofi sostengono che ci sono
aspetti positivi
1
, in quanto contrasta la tristezza e la noia, alleggerisce la vita di tutti i giorni,
portando effetti psicologici positivi. Inoltre, sulla stessa linea di tali osservazioni, si sviluppa
l’analisi del tipo di risata che si può considerare socialmente e moralmente accettabile e quali
meccanismi causano divertimento, in quella che viene definita Incongruity Theory
(tratteremo questa teoria più affondo nella sezione 1.2.1), che si concentra su un’analisi
cognitiva dello humor piuttosto che sulla derisione denigratoria.
1
Cfr. Cristina Larkin-Galiñanes, 2017, p. 4.
6
Non ci sono giunti scritti approfonditi, sull’argomento, dall’età classica, in quanto,
possiamo vedere anche in Platone e Aristotele, un atteggiamento alquanto negativo nei
confronti della risata, poiché questa veniva vista come pericolosa, offensiva, volgare e,
quindi, relegata alle classi sociali più basse, socialmente ed eticamente inferiori. La risata, in
quanto emozione, è irrazionale, e secondo Platone doveva essere, quindi, frenata dalla
Ragione.
Aristotele, Demetrio (III secolo a.C.), Cicerone (I a.C.) e Quintiliano (I a.C.) erano
interessati all’umorismo come possibile strumento retorico per catturare l’attenzione del
pubblico, tuttavia, restavano contrari a certe risate eccessive, e distinguevano lo humor rozzo
(che provoca risate attraverso la buffoneria, il linguaggio grezzo e l’imperfezione, fisica o
spirituale) da quello più raffinato (basato su giochi di parole, incongruenza, sorpresa) adatta
ad un’élite colta
2
. Altrettanto, o forse ancora più drastico, è l’atteggiamento della cristianità
nei confronti della risata, la quale viene respinta per secoli in quanto vista come pericolosa
per la vita di sacrifici che bisognava condurre per guadagnare la beatitudine celeste
3
.
Anche in Inghilterra, con l’apertura delle prime playhouses a Londra, nel 1576 e 1577, gli
scritti sul comico e la risata prendono la forma di attacchi contro la commedia come genere
teatrale, vista come immorale, sporca e peccaminosa, ma anche considerata come spunto per
peccati e immoralità. Un’influenza importante nella teoria dello humor fu René Descartes,
con il suo approccio multilaterale, in quanto si preoccupava di descriverne la manifestazione
fisiologica e analizzarne le cause; ne sottolineò anche l’elemento di vergogna ed era
consapevole del male che poteva causare in un individuo che viene deriso con malizia,
tuttavia, sosteneva che, se usato con moderazione, come modest bantering, può risultare utile
per criticare dei vizi rendendoli ridicoli, suggerendo così che la risata possa servire come
strumento di controllo sociale, idea che venne poi sviluppata nelle successive versioni della
Superiority Theory
4
.
2
Ivi, pp. 5-6.
3
Cfr. Figueroa-Dorrego, Larkin-Galinanes, 2009, p. 49.
4
Cfr. Cristina Larkin-Galiñanes, op. cit., p. 7.
7
I secoli XVIII e XIX rappresentano un’età dell’oro per la filosofia dello humor
5
in quanto
ci si interessa alla spiegazione del fenomeno basato sull’incongruità e manifestato come wit
(umorismo arguto) socialmente accettabile.
Nel 1905, Sigmund Freud, con “Jokes and their Relation to the Unconscious”, diede alla
risata e allo humor un importante posto nella vita psichica, sostenendo che nonostante molte
battute siano ostili, la questione non è la risata nei confronti delle incapacità altrui, ma
piuttosto che questa risata è un mezzo di liberazione di quegli istinti primari umani di
aggressione che la civiltà e la società hanno represso; le battute ci permettono di sfruttare
quegli aspetti ridicoli e di debolezza dei nostri nemici, che altrimenti non potremmo
evidenziare apertamente; ci aiutano ad evadere dalle “restrictions and open sources of
pleasure that have become inaccessible”; attraverso queste sminuiamo l’avversario
rendendolo inferiore, cattivo o semplicemente comico, e raggiungiamo indirettamente il
piacere di superarlo
6
.
I ricercatori di humor, oggigiorno soprattutto psicologi e sociologi, hanno accettato le
premesse fondamentali che questo sia un meccanismo sociale di consenso, conflitto e
controllo, e sono d’accordo che bisogni studiare il fenomeno empiricamente, nelle specifiche
circostanze in cui si verifica, e i suoi effetti. La rivista accademica HUMOR: International
Journal of Humor Research rivela l’abbondanza di studi a riguardo. L’ipotesi, inizialmente
espressa da Platone e Aristotele, ovvero che ridiamo delle debolezze e degli aspetti ridicoli
del prossimo, è stata confutata negli anni sessante e settante da diversi autori, i quali hanno
dimostrato che non è del tutto vero, ma piuttosto che qualcosa è divertente finché esalta un
oggetto di affezione e/o denigra un oggetto di repulsione e che non è divertente quando fa il
contrario
7
.
1.1.1 Identificare lo humor
Innanzitutto, è opportuno chiarire cosa si intende per humor nella ricerca linguistica e,
soprattutto, che risulta quasi impossibile trovare una definizione unanime pre-teorica della
5
Micheal Billig, 2005, p. 57.
6
Cfr. Sigmund Freud, 1905, p. 149.
7
Cfr. L. La Fave, 1972, p. 198.