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Introduzione 
 
 
La transizione energetica 
 
Siamo ormai verso la fine di un ciclo che ha visto un’enorme espansione 
quantitativa basata prevalentemente sull’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili, in 
larga prevalenza combustibili fossili, per climatizzare le nostre case, per produrre una 
massa crescente di merci e servizi, per muoversi nelle città con processi di trasformazione 
a bassa efficienza termodinamica. 
L’immissione in atmosfera della crescente ed incontrollata quantità di gas climaalteranti 
prodotti dalla combustione ha generato lo squilibrio climatico e i disastri ambientali che noi 
tutti oggi percepiamo e viviamo.  
Siamo quindi di fronte ad un grande cambiamento di modello di sviluppo, in parte 
giustificabile con i meccanismi di mercato che ci hanno condotto all’attuale situazione. 
Tutti i processi risultano coinvolti: dall’industria che si pone l’obbiettivo di distretti di 
produzione ad emissione zero, all’organizzazione territoriale ed urbana. 
Attori importanti del processo di transizione sono gli Enti Locali e le Associazioni di 
Consumatori. Essi hanno attivato un insieme di azioni, quali regolamenti energetici, 
illuminazione pubblica, mobilità sostenibile ed educazione, mirati a gestire comples-
sivamente il territorio in sinergia con le politiche di alleanza con il clima. 
 
 
Un nuovo paradigma energetico 
 
La sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili non e’ possibile se non 
modificando sostanzialmente il sistema energetico attuale ed è questa la sfida che ci         
aspetta nel XXI Secolo, una sfida che è anche un’opportunità di sviluppo, crescita e cre-
azione di benessere. 
Sul piano dell’uso razionale dell’energia i risparmi che si posso ottenere sono enormi in 
tutti i settori. In quello industriale (escluse alcune eccezioni) in genere il peso economico 
dell’energia e’ quasi irrilevante rispetto ad altri fattori quali il costo del lavoro e delle 
materie prime. Il fatto che l’energia pesi poco in termini economici non significa che non si 
tratti di grandi quantità, e gli sprechi siano spesso clamorosi. 
Nel settore dell’edilizia che pesa in Europa più del 40% dei consumi totali di energia, si 
possono ottenere risultati stupefacenti. Basti pensare che il consumo medio per il 
riscaldamento e’ compreso fra 160 e 200 kWh/m
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 all’anno e che oggi dimezzare i consumi 
non e’ un’utopia e la recente direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici è 
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un passo concreto in questa direzione. Ciò si ottiene sia progettando o ristrutturando 
opportunamente l’involucro sia utilizzando tecnologie quali il riscaldamento radiante e i 
recuperatori di calore di ventilazione. La riduzione non si limita al riscaldamento: lo stesso 
può ottenersi per l’illuminazione, sostituendo le lampade ad incandescenza con lampade 
fluorescenti compatte. Si può anche ridurre la domanda di consumo di acqua calda utiliz-
zando rubinetti e getti doccia a basso consumo di acqua. Larghissimo poi è il potenziale di 
risparmio di energia elettrica ottenibile mediante un’applicazione intelligente della domo-
tica. 
A tutto ciò bisogna aggiungere il contributo della micro-cogenerazione delle pompe di 
calore geotermiche. Queste ultime, unite ad una progettazione architettonica appropriata e 
intelligente, possono dare un contributo sostanziale alla riduzione dei consumi per il 
condizionamento, che stanno aumentando vertiginosamente. 
 
 
La sfida del XXI Secolo 
 
Il nuovo paradigma energetico prevede interventi in quattro ambiti. 
Il primo e’ quello della ricerca scientifica e tecnologica. Le  immense ricerche economiche, 
attualmente indirizzate alla ricerca di innovazioni nel settore petrolifero e nucleare devono 
essere trasferite alla ricerca di innovazioni nel settore dell’uso razionale dell’energia e 
delle fonti rinnovabili. 
Il secondo e’ quello industriale, al quale si aprono prospettive di prodotti da immettere in 
un mercato ancora vergine, invece di inserire piccoli miglioramenti incrementali per 
cercare di sopravvivere in un mercato super affollato. 
Il terzo ambito e’ quello dei servizi. In una società basata sulle fonti rinnovabili e l’uso 
razionale dell’energia occorre passare dal principio del possesso a quello dell’accesso: 
l’utente paga il servizio richiesto (riscaldamento, acqua calda, condizionamento), non 
l’apparecchiatura per ottenerlo, l’energia elettrica e il gas. Sono le società dei servizi a 
possedere le apparecchiature e a fare da interfaccia con le società di distribuzione 
dell’energia. Sono le ESCO, o società di servizi energetici, (sono soggetti specializzati 
nell'effettuare interventi nel settore dell'efficienza energetica, sollevando in genere il cliente 
dalla necessità di reperire risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti e dal rischio 
tecnologico, in quanto gestiscono sia la progettazione/costruzione, sia la manutenzione 
per la durata del contratto compresa usualmente fra i cinque ed i dieci anni). 
Il quarto e’ quello della progettazione. Già oggi è possibile progettare case, quartieri, 
espansioni urbane in modo da ridurre di parecchie volte la domanda di energia a parità di 
comfort. 
 
 
 
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Nuove figure professionali 
 
Bisogna saper come fare e soprattutto bisogna che sin dall’inizio venga integrata 
nel team progettuale una nuova figura professionale, l’esperto di sistemi energetici che 
costituisca l’interfaccia fra architetto ed impiantista. E’ una figura nuova perché deve saper 
di climatologia e di termofisica dell’edificio, di illuminotecnica e di impianti di illuminazione, 
di uso razionale dell’energia e di tecnologia per la conversione di fonti rinnovabili. 
 
In conclusione, la necessità del superamento di una situazione apparentemente 
senza uscita può diventare una grande opportunità di sviluppo e di crescita. 
Ma non si deve dimenticare che “dietro le grandi invenzioni materiali degli ultimi duecento 
anni non ci fu semplicemente un lungo interno sviluppo di tecniche: ci fu anche un 
cambiamento di mentalità. Prima che i processi industriali si potessero affermare su larga 
scala fu necessario un riorientamento di desideri, abitudini, idee, obbiettivi”. 
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Rivoluzione, appunto: è quello che deve realizzarsi nel sistema energetico e non solo in 
esso, come avvenne oltre due secoli fa.  
  
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                            
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  Lewis Mumford, Tecnics and Civilisation, New York 1963 
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Capitolo 1:   I vincoli normativi e lo stato  
dell’arte sulla certificazione 
energetica degli edifici 
 
 
1.1 La legislazione-energetico ambientale italiana 
 
A partire dagli anni ’80 un nuovo concetto entra nella progettazione e costruzione 
dei nuovi edifici: la sostenibilità. 
Questa nuova parola, sempre più utilizzata nel linguaggio comune, ha un profondo 
significato, che va oltre il tema dell’efficienza e del risparmio, perché guarda, in diverse 
chiavi, il problema di assicurare alle future generazioni la possibilità di soddisfare i loro 
propri bisogni sociali, economici e ambientali senza che essi siano compromessi da azioni 
sbagliate commesse oggi dai nostri contemporanei. 
E in questo ambito si inseriscono l’energia e il clima. 
Così “costruire sostenibile” diventa importante ed essenziale perché si deve continuare 
l’opera dei nostri predecessori fornendo abitazioni alle odierne generazioni ma anche alle 
nuove, basandosi su criteri diversi, che puntino all’efficienza, al risparmio di energia, alle 
nuove fonti non fossili, al rispetto dell’ambiente, piuttosto che al solo aspetto economico, 
che e’ pure importante, ma che non può essere il fattore prevalente per la costruzione di 
un edificio. 
In questo ambito ci sono già obblighi precisi, perché e’ in vigore nel nostro paese una 
ampia legislazione energetico-ambientale a livello regionale e locale, che prevede indirizzi 
e regole per rendere sempre più efficienti e funzionali i nuovi edifici. 
 
 
1.2  Sostenibilità e certificazione 
 
 Affinché gli strumenti normativi siano efficaci, deve essere possibile una valutazione 
del livello di sostenibilità, per verificare se l’edificio oggetto di studio superi un livello 
minimo prefissato di prestazione, oppure per paragonare tra loro diversi interventi. 
Bisogna quindi individuare degli indicatori significativi e, soprattutto, facilmente misurabili. 
Esistono due tipi di strumenti: 
- Le linee guida progettuali / metodi a punteggio. 
- Le certificazioni energetiche 
Le prime sono generalmente proposte dagli enti pubblici e/o associazioni per incentivare la 
costruzione di edifici di buona qualità ambientale: si tratta di strumenti di indirizzo per 
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guidare gli attori in tutte le fasi del processo edilizio, dalla progettazione alle costruzione, 
alla gestione. Rispetto alle procedure di certificazione energetica, le linee guida ampliano il 
concetto di sostenibilità edilizia, includendovi anche altri aspetti, quali ad esempio la scelta 
del sito, la gestione dell’acqua o l’organizzazione del cantiere. 
Le certificazioni energetiche consistono nella definizione univoca del consumo energetico 
di un immobile, calcolato secondo le procedure standard e normalizzato in base alla 
superficie utile: l’edificio viene generalmente assegnato ad una categoria di consumo che 
ha lo scopo di guidare la committenza sulla scelta dell’acquisto. Lo scopo ultimo è quello 
di promuovere l’acquisto di edifici energeticamente efficienti, guidando il mercato verso 
pratiche costruttive più compatibili con l’ambiente. 
Con la progressiva maturazione del mercato immobiliare e delle teorie sulla sostenibilità, si 
presenta sempre più la necessità di unire le caratteristiche dei due strumenti, per ottenere 
sistemi in grado di fornire una valutazione quantitativa della compatibilità in una 
prospettiva più ampia di quella puramente energetica. 
 
 
1.3  Le linee guida progettuali 
 
Tra le linee guida progettuali si stanno affermando dei metodi semplificati, detti a 
punteggio, che adottano un approccio meno rigoroso dell’analisi e sono più facilmente 
applicabili. Tali metodi attribuiscono un punteggio a diversi indicatori, che di volta in volta 
possono riguardare una scelta progettuale, una tecnologia adottata o il soddisfacimento di 
un certo livello di prestazione.  
La procedura di assegnazione del punteggio è detta rating ed è propria di tutti i sistemi 
analizzati; alcuni di questi prevedono anche l’assegnazione dell’edificio ad una classe di 
sostenibilità dipendente dal punteggio ottenuto. Questa seconda procedura e’ detta 
labelling e permette di marchiare gli edifici in maniera immediatamente riconoscibile da 
parte della committenza o del pubblico, fornendo un termine di paragone immediato tra 
edifici diversi. 
Per la valutazione della qualità energetico-ambientale degli edifici sono disponibili, a livello 
internazionale, numerosi metodi di verifica. Tali criteri sono classificabili in due tipologie: la 
prima costituita da metodi a punteggio, la seconda eco-bilanci. 
I primi sono metodi basati sull’attribuzione di un punteggio relativo alle performance dell’e-
dificio rispetto ad una serie di riferimenti di valutazione di impatto ambientale: il punteggio 
permette  di classificare la costruzione rispetto ad una scala di qualità. 
I secondi sono metodi basati su procedure di valutazione di impatto ambientale, derivanti 
dall’analisi del ciclo di vita dell’intero edificio. 
I principali metodi a punteggio utilizzati in ambito europee e a livello internazionale sono: 
 
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- Il Building Research Establishment Enviromental Assessment Method (BREEAM) 
che costituisce il primo e più noto metodo di valutazione a punteggio sviluppato dal 
BRE in Gran Bretagna; 
- Il LEED per iniziativa dello U.S. Green Building Council con il supporto di numerose 
agenzie governative; 
- Il Green Building Challenge (GBC), un network internazionale cui aderiscono 21 
paesi di tutto il mondo. 
 
I sistemi di certificazione energetico-ambientale finora sviluppati possiedono un limite 
strutturale intrinseco costituito dal fatto che sono applicabili solo nelle regioni o nell’area 
geografica per cui sono stati ideati. Differenze climatiche, economiche e culturali non ne 
permettono infatti l’utilizzo in realtà tra loro differenti. 
 
 
Il metodo “EcoHomes” 
 
Il sistema britannico BREEAM (Building Research Establishment Enviromental 
Assessment Method), il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione della 
qualità ambientale degli edifici sviluppato nel 1990, è diventato un punto di riferimento per i 
metodi prodotti successivamente. La versione più recente del sistema è applicabile agli 
edifici di tipo residenziale, commerciale, industriale e ad uso ufficio sia di nuove 
realizzazione che esiStenti. 
E’ un metodo di valutazione flessibile che prevede una scala di punteggi che va da pass a 
excellent; esso, a parità di performance ambientali premia quelle ottenute attraverso un 
minor dispendio economico: il principio alla base della valutazione e’ infatti quello di 
guidare la progettazione verso soluzioni solide e semplici piuttosto che incentivare 
l’applicazione di sistemi complessi. L’Ecohomes comprende inoltre le problematiche 
ecologiche relative ai cambiamenti climatici, all’uso delle risorse, all’impatto sulla fauna e 
la flora e valuta inoltre la qualità della vita degli ambienti indoor.   
Per il momento si può osservare che il metodo EcoHomes è uno strumento che tocca gli 
aspetti più immediati e facilmente misurabili della sostenibilità, come ad esempio il 
consumo di risorse. Questioni di più complessa valutazione, quali l’efficienza energetica 
del cantiere o della manutenzione, sono demandate a futuri sviluppi.   
 
 
 
 
 
 I loghi del metodo BREEAM e EcoHomes