2
minacce piø immediate per la sopravvivenza degli ecosistemi 
forestali, se non altro per il fatto che una popolazione omogenea dal 
punto di vista fenotipico e genetico si trova svantaggiata perchØ piø 
vulnerabile nei confronti di un fattore esterno. 
Un alta variabilit  genetica, sia come diversit  a livello di 
popolazione che come eterozigosit  a livello d indi viduo, 
costituisce la base dell adattamento all ambiente, proprio perchŁ 
amplia lo spettro delle risposte ecofisiologiche nei confronti dei 
fenomeni di disturbo e di adattamento alle variazioni future 
(Giannini, 1993). 
Da ci  s intuisce quanto sia importante la conoscen za dell entit  
e della distribuzione spaziale e temporale della variabilit  genetica, 
entro e fra le popolazioni della stessa specie e tra specie diverse, 
che comunque rappresenta il supporto per qualsiasi progetto di 
conservazione del germoplasma e quindi della biodiversit , che nel 
caso degli ecosistemi forestali non si deve limitare ai singoli alberi, 
ma va applicato a tutte le componenti dell ecosistema. 
Questo aspetto riveste particolare importanza anche nel caso 
d interventi di recupero ambientale, il cui scopo non Ł tanto quello 
di massimizzare la produzione legnosa, quanto quello di ricostituire 
soprassuoli con connotazioni le piø possibili vicine a quelle 
originarie (Naeem e Shibin, 1997). 
 
 
 
 
 
 
 
 
  3
SCOPO DELLA RICERCA 
 
Lo scopo di questo lavoro di tesi Ł stato quello di analizzare 
attraverso marcatori molecolari la variabilit  gene tica inter ed intra 
popolazione nonchŁ i rapporti filogeografici esistenti tra le 
popolazioni relitte di Quercus robur L. (farnia) nell areale italiano.   
La farnia Ł presente nella maggior parte delle regioni italiane, ma 
Ł diffusa in prevalenza nei territori planiziali, ben riforniti d acqua. 
La situazione antecedente le glaciazioni del Quaternario era ben 
diversa da quella odierna: questa specie era dominante nelle ampie 
distese boscate che coprivano la Pianura Padana cos  come nelle 
fertili pianure planiziali del restante territorio italiano (Quaderni 
Habitat n. 3, 2001). 
I disboscamenti che queste foreste hanno subito con il 
diffondersi della pratica dell agricoltura (circa 7000 anni fa; 
Cavalli-Sforza et al., 1994) hanno rarefatto la presenza della Q. 
robur, che in Italia Ł rappresentata quasi esclusivamente da piccoli 
complessi boscati e/o da singoli gruppi di piante. 
Si tratta quindi di nuclei relitti che rappresentano da una parte un 
serbatoio-rifugio di germoplasma di elevato valore conservativo e 
dall altra sono oggetto d interesse a livello ecosi stemico e 
paesaggistico. 
  4
1) INTRODUZIONE 
 
1.1) LA FARNIA: Quercus robur L. 
 
Quercus deriva dal celtico "Kaer quer" che significa 
 bell’albero . 
Robur significa duro, resistente, robusto e mette in evidenza 
alcuni caratteri essenziali di questa pianta: il forte vigore e la 
solidit  del suo legno e tale sostantivo era usato dai romani per 
indicare le querce che producevano legname da opera.  
 
Albero di grandi dimensioni, alto fino a 35 m ed oltre e con 
diametri del fusto fino a 2 m.  
Il tronco Ł breve, robusto, dritto e ramificato sin dal basso. 
I rami maggiori sono disposti in grosse branche irregolari che si 
piegano a gomito con l et . 
I rametti dell anno sono grigio-brunastri, totalmente glabri e 
lucenti, con lenticelle rotonde e biancastre in evidenza. 
La scorza, che in giovane et  appare liscia e di co lore grigio-
bruno pallido, diventa marrone scuro nella pianta adulta e si fessura 
in profondi solchi longitudinali paralleli e spesse costolature a 
sezione trapezoidale. 
La chioma pu  raggiungere un diametro di 25-30 m, Ł irregolare, 
leggera (Ł composta da un elevato numero di foglie di sole e ha uno 
scarso potere ombreggiante) e risulta inserita in basso. 
Le foglie sono semplici, alternate, piuttosto grandi (5-15 cm di 
lunghezza), con la pagina superiore di colore verde scuro e quella 
inferiore con riflesso bluastro, mai eccessivamente coriacee. Hanno 
una forma ovato oblunga, stretta alla base e allargata nella parte 
superiore, con margine inciso da 5-7 paia di lobi arrotondati e 
  5
venature pinnate. 
Il picciolo Ł breve (3-5 mm) e poco appariscente perchØ 
solitamente celato dai caratteristici lobi basali (orecchiette). 
La farnia Ł una quercia decidua: la fogliazione inizia ad Aprile-
Maggio e termina alla fine di questo mese; le foglie tendono a 
conservare il colore verde fino a stagione avanzata (Ottobre- 
Novembre) e a persistere in buon numero sulla pianta anche una 
volta seccate. 
Le gemme sono addensate nella parte distale del rametto a creare 
uno pseudoverticillo; tendenzialmente ovoidali appuntite, 
glabrescenti, con numerose perule fortemente embricate fra di loro. 
La maturit  sessuale inizia verso i 30 anni in un i ndividuo isolato 
e molto piø tardi in individui in bosco. 
I fiori maschili, riuniti in amenti pauciflori e penduli, sono 
portati alla base del ramo dell anno e sono costituiti da una dozzina 
di elementi aventi perianzio giallo-verdastro e 4-12 stami con 
antere glabre. 
I fiori femminili, isolati o piø spesso in brevi spighe erette di 2-5 
elementi, sono localizzati sulla parte apicale del ramo dell anno e 
sono portati da un lungo peduncolo di 3-5 cm; hanno brattee ovali 
molto lunghe e acuminate e 3 stigmi di colore rosso. 
La fioritura Ł contemporanea alla fogliazione e fra 
impollinazione e fecondazione intercorrono 6-8 settimane. 
Le ghiande (acheni) si trovano solitarie o riunite in 
infruttescenze di 2-5 elementi, portate da un lungo peduncolo (5-9 
cm ed oltre; Fig. 1), che rappresenta il carattere diagnostico piø 
efficace di questa specie; sono lunghe 2-3 cm (ed oltre; Fig. 2), di 
forma ovato-oblunga, caratterizzate da tegumento liscio, bruno-
olivastro con striature longitudinali scure. 
 
  6
 
Figura 1. (Foto concessa da M. Capuana). 
 
Figura 2. (Foto concessa da M. Capuana). 
 
Ogni ghianda Ł protetta da una cupola che si estende fino ad un 
quarto (ma molto piø spesso fino a 1/5-1/6) della sua lunghezza, 
con squame appressate di diversa dimensione, tomentose e con 
margini taglienti. 
Il frutto raggiunge la completa maturazione a fine Settembre e 
cade generalmente in Ottobre (Novembre). 
  7
Il seme Ł caratterizzato da due grandi cotiledoni amari, poco 
oleosi ma molto ricchi di amido (Muller e Laroppe, 1993). 
L embrione non Ł dormiente e la ghianda Ł di difficile 
conservazione. 
La plantula ha l ipocotile spesso e glabro; la prima foglia Ł 
subsessile, solo debolmente lobata, mentre le foglie successive sono 
pressochØ uguali alle definitive e rimangono verdi sulla pianta per 
tutto il primo inverno. 
L apparato radicale della plantula Ł un lungo e tenace fittone che 
forma presto radici secondarie (per questo, a differenza delle altre 
querce, tollera bene il trapianto). 
In maturit  saranno le radici secondarie a diventar e predominanti 
(soprattutto nelle stazioni con suoli idromorfi), le quali andranno a 
formare un apparato piuttosto superficiale ma robusto ed espanso. 
Nelle fasi giovanili la farnia Ł caratterizzata da una crescita 
piuttosto rapida, ma che pu  essere limitata da mal attie fungine 
come l oidio (mal bianco) o da insetti defogliatori. La velocit  della 
crescita in maturit  diminuir  notevolmente e dipen der  dalle 
disponibilit  idriche e di nutrienti del suolo. 
¨ una specie estremamente longeva: a Stelmu e , in Lituania, si 
trova un esemplare stimato oltre i 1500 anni (sarebbe la quercia 
vivente piø vecchia d’Europa); a Jaegerspris, in Danimarca, l’et  
dell esemplare, chiamato Kongeegen (Quercia Re), Ł stimata 
attorno ai 1200 anni. 
 
La farnia Ł una specie diploide (2n=2x=24; Fig. 3), ma sono stati 
segnalati casi di poliploidia (B Type; Ohri & Ahuja, 1990; 
Besendorfer et al., 1996). 
  8
 
Figura 3. Cariotipo della farnia (da Zoldos et al., 1999). 
 
Gli individui triploidi (Johnsson 1946; Butorina 1993) 
generalmente manifestano forme di gigantismo. 
Comparato ai dati disponibili su altre angiosperme legnose (e.g. 
Populus, Eucaliptus, Acacia, Pyrus, Fraxinus) il genoma della 
farnia Ł di dimensioni maggiori (1.88 pg/2C; Zoldo  et al., 1998), 
ma rimane comunque uno dei piø piccoli tra gli alberi forestali 
(Favre & Arnould, 1996; Favre & Brown, 1996).  
 
  9
1.2) SISTEMATICA 
 
La classificazione del genere Quercus risulta assai problematica 
a causa dell elevata fecondit  interspecifica, risc ontrabile 
immediatamente tramite la presenza negli ibridi di caratteri 
morfologici intermedi, tipici di specie quercine diverse. 
Il processo di classificazione Ł stato portato avanti fino ad oggi 
da un nutrito numero di studiosi, che ha operato le discriminazioni 
paragonando fondamentalmente caratteri morfologici (Sneath e 
Sokal, 1973). 
I risultati sono incerti e spesso discordanti proprio a causa della 
notevole variabilit  fenotipica degli individui, do vuta anche ai 
frequenti casi d ibridazione interspecifica ed alle peculiarit  
intrinseche dei caratteri quantitativi. 
 
Nel 1993 Nixon riprendendo la classificazione della Camus 
(1936-1938) e grazie all utilizzo delle moderne tecniche di biologia 
molecolare suggerisce una suddivisione del genere Quercus avente 
un impronta strettamente filogenetica. 
L indagine viene condotta in un primo tempo attraverso lo studio 
di 17 caratteri morfologici (Nixon, 1984), per poi essere 
ulteriormente rinforzata dai risultati ottenuti con i marcatori 
molecolari, cos  da creare una connessione tra descrizione del 
fenotipo e genotipo delle querce. 
 
Grazie ai dati forniti da 92 siti di restrizione del cpDNA Ł stata 
innanzitutto sottolineata la vicinanza filogenetica del genere 
Quercus con i generi tropicali Trigonobalanus Forman e 
Colombobalanus Nixon e Crepet (Fig. 4). 
 
  10
 
 
 
 
 
 
 
 
Figura 4. Ipotesi filogenetica per le Fagaceae (modificato da Manos et al., 2001).  
A: Cladogramma basato sulla morfologia (da Nixon, 1985, 1989, Nixon e Crepet, 
1989).  
B: Cladogramma basato sulle sequenze di matK (da Manos e Steele, 1997). 
 
Successivamente la ricerca Ł proceduta evidenziando le 
suddivisioni all interno del genere. 
 
Gen. Quercus:- subgen. Cyclobalanopsis- 
  (querce con cupole aventi squame fuse) 
 
- subgen. Quercus - sez. Lobatae (querce rosse americane) 
  (querce con cupole 
   aventi squame libere) 
- sez. Protobalanus (querce dell america  
                                          occidentale) 
         - sez. Quercus (querce europee e non)  
 
Bellarosa e collaboratori (2005) hanno prodotto una 
classificazione per le 15 specie quercine italiane, utilizzando la 
regione dello spaziatore trascritto interno (ITS, Internal 
Transcribed Spacer; Fig. 5) del DNA ribosomale (rDNA).  
In questa classificazione la farnia rientrerebbe insieme a farnetto, 
rovere e roverella all interno del subg. Quercus sez. Quercus s.s. 
Nixon (subg. Euquercus, sez. Lepidobalanus e Mesobalanus 
Camus; subg. Quercus sez. Roburoides, Dascia Schwarz). 
 
  11
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Figura 5. Dendrogramma filogenetico delle 15 querce italiane (da Bellarosa et al., 
2005). 
 
Una sistematica molto utilizzata, soprattutto nei paesi 
anglosassoni Ł quella che vede Quercus spp. suddiviso in tre grandi 
gruppi (www.fpl.fs.fed.us/TechSheets/HardwoodNA/htmlDocs/ quercussp.html): 
 
Gen. Quercus: - Red Oak Group (Erythrobalanus) (querce rosse)
   
     -  White Oak Group (Leucobalanus) (querce bianche) 
          
    -  Live Oak Group (querce sempreverdi) 
  12
La farnia si trova a far parte del gruppo delle querce bianche, 
insieme a rovere, roverella, farnetto etc. 
Molto spesso per , solo per le querce europee, si s egue la 
classificazione di Schwarz riportata in Flora Europaea (1993). 
 
Gen. Quercus  -  subgen. Quercus Oersted: foglie decidue o semipersistenti; 
             ghianda maturante in un anno; 
             endocarpo glabro. 
 
  -   subgen. Cerris (Spach) Oersted: foglie persistenti, 
             semipersistenti, decidue;  
             ghianda maturante in due  
             anni; endocarpo glabro. 
 
-  subgen. Sclerophyllodris O. Schwarz: foglie persistenti;  
                                                                                 ghianda maturante  
                                                                                 in uno o due anni;    
                                                                                 endocarpo  
                                                                                 tomentoso. 
  
Nella successiva trattazione ci si atterr  alla cla ssificazione 
sistematica riportata in quest ultima fonte bibliografica. 
Regno:  Plantae 
Divisione:  Magnoliophyta 
Classe:  Magnoliopsida 
Ordine:  Fagales 
Famiglia:  Fagaceae 
Genere:  Quercus 
Sottogenere: Quercus 
Specie:  Quercus robur L. 
Sottospecie: -Q. r. subsp. robur; che comprende:  
   - Q. estremadurensis O. Schwarz,  
   - Q. r. subsp. broteroana O. Schwarz, 
   - Q. haas Kotschy, diffusa in tutto l areale; 
   
-Q. r. subsp. brutia (Ten.) O. Schwarz; limitata al sud Italia e 
alla costa adriatica della penisola balcanica: si distingue per 
avere rametti e foglie inizialmente pubescenti, con seni molto 
stretti e cupola piø grande con squame patenti all apice. 
  13
In questa classificazione Q. peduncoliflora C. Koch Ł 
considerata specie a sØ, sia pure correlata con Q. robur, mentre 
molti autori la valutano come sottospecie Q. robur subsp. 
peduncoliflora (C. Koch) Menickij. 
Quest ultima ha foglie sempre pubescenti, picciolo lungo fino a 
2 cm e cupola di aspetto verrucoso con squame anch esse 
pubescenti. 
¨ nativa di Iran, Turchia, Caucaso, Azerbaijan, Dag estan e 
gravita dalla Crimea alla parte orientale della penisola balcanica; 
dalla Grecia settentrionale alle grandi pianure del Danubio inferiore 
(Bulgaria e Romania) fino alla Turchia.  
¨ possibile in realt  che Q. robur subsp. peduncoliflora, insieme 
ad altre sottospecie di provenienza meridionale, costituisca una 
forma d ibridazione introgressiva con querce piø xerofile come la 
roverella (Kleinschmit, 1993). 
Sono state selezionate numerose piante a scopi decorativi, che si 
differenziano soprattutto per il colore delle foglie, il portamento e la 
dimensione della chioma. 
La piø popolare Ł la variet  fastigiata Lam., che ha un 
portamento colonnare, una chioma ampia fino a 15 m e foglie che 
d inverno virano sul marrone rimanendo attaccate ai rami. 
Questa variet  denota una maggior resistenza alle c ondizioni 
urbane e una piø rapida velocit  di crescita. 
Fra le forme ibride antropogeniche riconosciute, le piø note 
sono: Q. x rosacea Bechst. (Q. petreae x Q. robur), Q. sargentii 
Rehld. (Q. prinus L. x Q. robur), Q. x turneri Willd. (Q. ilex x Q. 
robur). 
Q. x hickelii Camus (Q. pontica C. Koch x Q. robur) Ł invece un 
ibrido naturale. 
 
  14
1.3) AUTOECOLOGIA 
 
  la piø igrofila delle querce caducifoglie europee , predilige 
pianure alluvionali, corsi e specchi d acqua, ma pu  risalire in 
posizioni montane e submontane (Caldart, 1966) in stazioni che 
garantiscano notevole calore estivo, aria piuttosto umida e suoli 
costantemente riforniti d acqua. 
L apparato radicale superficiale si rivela particolarmente adatto 
ad eludere l asfissia, anche se le ridotte esigenze di respirazione 
radicale la rendono capace di sopportare periodi di sommersione 
fino a 100 giorni (Dister, 1983). 
Lo sviluppo ottimale si raggiunge su suoli basici (l ampiezza 
verso i suoli acidi Ł pagata con una marcata riduzione dello 
sviluppo), freschi, fertili, profondi, non troppo compatti. 
  capace di tollerare anche terreni notoriamente as fittici come 
quelli argillosi, purchØ costantemente riforniti d acqua. 
Per contro Ł totalmente inadatta a sopportare periodi di aridit , 
che viene rivelata dal disseccamento della parte alta della chioma 
(Durand et al., 1983; Becker e Levy, 1983) 
Il temperamento Ł fortemente eliofilo, la chioma Ł leggera, 
composta da una grossa percentuale di foglie di luce, distribuita su 
rami robusti e sfalsati. 
Esercita una copertura poco intensa (che permette la crescita di 
un folto sottobosco) e si difende dai concorrenti grazie al rapido 
sviluppo giovanile e dei polloni. 
Le provenienze orientali sopportano sia inverni rigidissimi sia 
gelate tardive, mentre gli ecotipi piø oceanici preferiscono zone in 
cui i freddi invernali non siano eccessivi. 
 
 
  15
1.4) AREALE 
 
La Farnia Ł originaria dell Asia occidentale temperata: Turchia, 
Caucaso, Dagestan (Gellini e Grossoni, 1997). 
¨ oggi la quercia europea ad avere l areale piø vas to (Fig. 6): 
• Europa del nord: Danimarca, Finlandia, Irlanda, 
Norvegia, Svezia, Regno Unito. 
• Europa centrale: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, 
Slovacchia, Germania, Ungheria, Olanda, Polonia, 
Svizzera. 
• Europa dell est Asia occidentale: Bielorussia, Russia, 
Ucraina (inclusa Crimea). 
• Sud est Europa: Albania, Bulgaria, Grecia, Italia, 
Romania, ex Yugoslavia. 
• Sud ovest Europa: Francia, Portogallo, Spagna. 
Dal limite nord costituito dalle coste della Norvegia (63” 
parallelo) scende fino alla Calabria e forse in Sicilia; ad ovest arriva 
fino alla foce del Douro, mentre ad est si spinge fino agli Urali, 
Caucaso e Anatolia (Gellini e Grossoni, 1997). 
Non Ł presente nella Spagna meridionale e centrale, Grecia 
meridionale, Sardegna, coste africane e Medio Oriente.  
 
In Italia Ł presente su tutta il territorio (dalle valli interne delle 
Alpi fino alla fascia mediterranea), ma la sua distribuzione reale Ł 
fortemente ristretta e frammentata rispetto a quella potenziale, tanto 
da poter essere considerata specie relitta.