1 
 
INTRODUZIONE 
 
La presente tesi si pone come obiettivo quello di giungere ad una più 
profonda e chiara comprensione della relazione che lega sviluppo e 
m i g razi o n e i n t er n az i o n al e, o ffre n d o u n c o n t r i b u t o a l l ‟ av a n za m en t o d el l o stato della conoscenza sul tema; un tema, a mio parere, estremamente 
attuale e controverso, che coniuga due fenomeni fondamentali della nostra 
contemporaneità più recente, capaci di dominare i dibattiti nei salotti 
politici nazionali e internazionali, di attrarre i riflettori dei grandi mass 
media, di suscitare le speranze e le paure più recondite delle opinioni 
pubbliche. 
Il p u n t o d i p ar t e n za c o n s i s t e n el l ‟ es p l i c i t ar e l ‟ es a t t a i n t e rp r et a zi o n e d i s v i l u p p o s u l l a q u al e s i f o n d a l ‟ i n t era ar ch i t e t t u ra e i l s e n s o d el l av o r o svolto: una concezi o n e d i am p i o re s p i r o c h e s u p e ra l ‟ i m p erat i v o a s e t t i c o e superficiale, a volte crudele, della crescita del Prodotto Interno Lordo per 
ridonare centralità alla persona e alle collettività, focalizzandosi sulle 
molteplici tessere che compongono il puzzle  del benessere umano, 
sorgente unica della dignità e della libertà degli individui e dei popoli. 
Una volta fornita la chiave di lettura principale, si è proceduto alla 
descrizione dei molteplici canali attraverso cui la mobilità internazionale si
2 
 
ripercuote su l p r o g re s s o d e l l e co m u n i t à d ‟ o ri g i n e, l a p i e n a c o g n i z i o n e d ei quali permetterebbe di annoverarli proficuamente tra gli strumenti delle 
p o l i t i c h e d i s v i l u p p o , co m e au s p i c at o d al l ‟ U N D P n el Ra p p o r t o s u l l o Sviluppo Umano pubblicato nel 2009. 
In terzo luogo, si è tentata una sintetica ricognizione delle principali 
teorie che si sono occupate degli effetti dei processi di sviluppo 
i n t er v e n i en t i e d e i l i v el l i d i b e n es s er e es i s t en t i i n u n ‟ area s u l v o l u m e d el l e migrazioni che da essa si dipartono; quali sono gli elementi distintivi di 
queste elaborazioni concettuali, su quali fattori di mutamento si 
concentrano, le motivazioni per cui si sono prima affermate e in seguito 
hanno ceduto il passo a nuovi schemi interpretativi. 
Facen d o t es o r o d i q u an t o ap p re s o d al l ‟ an al i s i dei nessi bilaterali che 
rendono interdipendenti sviluppo e migrazione, si è poi impostato uno 
studio econometrico articolato in tre momenti: la verifica della maggiore 
capacità esplicativa del fenomeno migratorio presentata da un indicatore di 
benessere a l t e rn a t i v o e p i ù e v o l u t o r i s p e t t o al re d d i t o p r o c ap i t e, l ‟ In d i c e d i Sv i l u p p o U m an o ; l a m i s u razi o n e d e l l ‟ i m p at t o ch e a l cu n e v ari a b i l i c o n n e s s e 
i n v ar i o m o d o a l l o s v i l u p p o s o n o i n g ra d o d i es er ci t are s u l l ‟ a m p i ezza d e i contingenti migratori, facilitandone od ostacolandone la formazione e 
l ‟ accesso; l ‟ i n t ro d u zi o n e d i c o n s i d er azi o n i d i t i p o d i s t ri b u t i v o n el l ‟ i n t er p re t az i o n e d ei v i n co l i fi n a n zi ari ch e l i m i t an o l a s t es s a p o s s i b i l i t à
3 
 
di scegliere la migrazione come strumento di miglioramento delle proprie 
condizioni di vita. 
Il lavoro, infine,  si conclude ricomponendo gli esiti delle analisi 
effettuate.
4 
 
CAPITOLO I  
L’IMPATTO DELLA MIGRAZIONE SULLO SVILUPPO 
 
Un lavoro che si occupi dello sviluppo e delle sue interconnessioni 
con il fenomeno migratorio non può certo esimersi dal chiarire in via 
preliminare il significato attribuito a questo concetto; ciò è reso ancor più 
n ece s s ari o d al fa t t o ch e l ‟ am p i ezza e l a co m p l es s i t à d el l a rea l t à d a es s o denotata e gli strumenti per la sua rilevazione e misurazione sono da tempo 
oggetto di dibattito. 
Nella nostra epoca di materialismo imperante  molto spesso il concetto 
di sviluppo è stato ridotto a quello di mera crescita del prodotto o del 
reddito. Nonostante sviluppo e crescita siano spesso usati nella 
terminologia comune come sinonimi, tra i due corrispondenti fenomeni, per 
q u an t o c o rre l a t i , n o n c‟ è i d en t i t à ; ci ò è ch i aro s i n d a i t em p i d i A ri s t o t e l e, i l quale sottolineava come la ricchezza non costituisse altro che un mezzo per 
la realizzazione di altri fini umani
1
. L ‟ a umento delle risorse disponibili è 
sicuramente un elemento determinante per il progresso di una comunità, ma 
di per sé non è elemento sufficiente a realizzarlo: fondamentale è il modo 
in cui quelle risorse aggiuntive  vengono utilizzate per incrementare il 
benessere della popolazione, quindi per migliorarne la condizione non solo 
                                           
1
 Amartya Sen, Lo Sviluppo è Libertà (Milano: Mondadori, 2000), p. 20; UNDP, Human Development 
Report 1990. Concept and Measurement of Human Development (New York: Oxford University Press, 
1990), p. 9.
5 
 
sul versante prettamente economico, ma anche su quello dei rapporti sociali 
e della riduzione delle disuguaglianze, su quello dei diritti civili e politici, 
su quello della salute  e d e l l ‟ i s t ru z i o n e e c o s ì v i a. N o n a ca s o l ‟ es p er i en za ci mostra che esistono paesi con livelli di reddito pro capite non molto 
elevati ma capaci di assicurare ai loro popoli maggior benessere rispetto a 
paesi più ricchi. 
Una definizione critica e innovativa di sviluppo, ampiamente 
condivisa nella letteratura più recente sulle migrazioni, è quella data dal 
p rem i o N o b el A m art y a Sen n el s u o l i b r o “ Lo Sviluppo è Libertà ”. S e n co n ce p i s ce l o s v i l u p p o c o m e “ u n p ro ce s s o d i e s p a n s i o n e d el l e l i b e rt à rea l i godute dag l i e s s e ri u m an i ”
2
 , processo che deve svolgersi attraverso 
l ‟ e m an ci p az i o n e d e l l ‟ i n d i v i d u o d a v ar i t i p i d i i l l i b er t à c h e n e m o rt i fi c a n o l ‟ azi o n e e l a ca p ac i t à d i i n ci d er e s u l l a rea l t à ; i l p r o ce s s o d i s v i l u p p o d ev e d u n q u e m at eri al i zz ar s i n e l l ‟ afferm azi o n e e nel consolidamento di cinque 
libertà strumentali (le libertà politiche, le infrastrutture economiche, le 
occasioni sociali, le garanzie di trasparenza e la sicurezza protettiva), 
distinte, ma al tempo stesso interconnesse, sia tra loro che nel 
perseguiment o d el fi n e co m u n e, ci o è l a p r o m o zi o n e d e l l a “ l i b e rt à complessiva degli esseri umani di vivere il genere di vita che hanno motivo 
d i a p p rezz are”
3
. 
                                           
2
 Sen, Lo Sviluppo è Libertà cit., p. 9. 
3
 Ivi, p. 16.
6 
 
L ‟ ap p ro c ci o d i Se n s i p o n e q u i n d i c h i aram en t e i n c o n t ra s t o c o n q u an t i considerano lo sviluppo come semplice sinonimo di crescita economica. 
Sen n o n n eg a l ‟ i m p o r t a n za c h e l ‟ i n cr e m en t o d e l l a ri c ch e zza ri v e s t e n el l ‟ es p a n s i o n e d e l l e capabilities individuali e nel conseguimento dello 
sviluppo come da lui inteso; egli semplicemente ne sottolinea il ruolo 
strumentale  nel processo di espansione delle libertà,  e comunque in 
concomitanza con il ruolo di altri fattori che ne accrescono o ne deprimono 
l ‟ effetto s u l ri s u l t at o fi n al e. C h i v u o l e ca p i re l a n a t u r a d e l l o s v i l u p p o d ev e an c h e ca p i r e “ l a rel az i o n e t ra ri cch e zza e s u c cesso, fra merci e 
capacitazioni (capabilities), fra la nostra prosperità economica e il nostro 
p o t er v i v er e co m e d e s i d er i am o […] l ‟ u t i l i t à d el l a r i cc h ezz a s t a n el l e c o s e che ci permette di fare, nelle libertà sostanziali che ci aiuta a conseguire; 
ma ques t a c o rre l az i o n e n o n è n é e s c l u s i v a né u n i fo rm e”
4
. 
L a cen t ra l i t à d el l ‟ u o m o e u n a c o n cez i o n e m u l t i d i m en s i o n a l e d el l o sviluppo sono alla base anche della definizione datane dallo United Nations 
Development Programme (UNDP) nel suo primo Rapporto sullo Sviluppo 
Umano (o Human Development Report) nel 1990: “ l o s v i l u p p o u m an o è u n p ro ces s o d i es p a n s i o n e d e l l e s ce l t e d e l l e p er s o n e”, s ce l t e c h e p o s s o n o essere infinite ma tra le quali emergono come essenziali e propedeutiche 
rispetto a tutte le altre il godere di una vita sana e longeva, essere istruiti e 
avere accesso alle risorse necessarie a condurre uno stile di vita dignitoso, 
                                           
4
 Ivi, pp. 19-20.
7 
 
in un contesto generale che garantisca le libertà politiche, rispetti i diritti 
umani e la dignità personale.  
Lo sviluppo permette alle persone di compiere  queste scelte. 
Nessuno può garantire la felicità umana […] ma il processo di 
sviluppo dovrebbe almeno creare un ambiente che contribuisca a 
far sì che le persone esprimano pienamente le loro potenzialità, 
sia a livello individuale che a livello collettivo, e abbiano una 
possibilità ragionevole di condurre vite produttive e creative in 
sintonia con i loro bisogni e interessi
5
.  
 
A tali visioni complesse dello sviluppo possono ricondursi il longevo 
e ampio filone di critica al Pil pro capite, come asettica, monodimensionale 
e limitativa misura dello sviluppo, e il dibattito a favore di strumenti 
alternativi che permettano di cogliere in maniera più esaustiva le varie 
componenti e le sfumature di un fenomeno essenzialmente qualitativo. Per 
quanto il Pil pro capite possa apparire una rappresentazione quanto meno 
“ ro zza” d e l l o s v i l u p p o e d e l l e s u e v ar i e g a t e m an i fe s t a zi o n i d i b e n es s er e e di libertà, essa rimane comunque tra le più utilizzate grazie alle sue 
caratteristiche di oggettività, reperibilità e comparabilità. 
L ‟ es i g e n za d i crea re u n a m i s u ra d e l l o s v i l u p p o c h e n e s i n t e t i zz as s e l a co m p l es s i t à, m a ch e al l o s t e s s o t em p o p erm et t e s s e u n ‟ o g g et t i v a e                                            
5
 UNDP, Human Development Report 1990 cit., p. 10.
8 
 
immediata comparazione tra realtà diverse, in modo da affermarsi quale 
effettiva alternativa al Pil pro capite, ha condotto, nei primi anni novanta, 
al l ‟ el ab o raz i o n e  i n s en o al l ‟ U N D P d el l o H u m an D ev el o p m en t In d ex (H D I o ISU u t i l i zz an d o l ‟ acro n i m o d el co rr i s p o n d e n t e i t a l i a n o ). L a d u p l i ce necessità che si pone alla base di questo indicatore emerge chiaramente 
dalle parole che Mahbub ul Haq, ideatore del Rapporto sullo Sviluppo 
Umano, pronuncia per superare lo scetticismo di coloro che, come Sen, in 
s ed e d i c o n cep i m en t o d e l l ‟ H D I, n o n r i t e n e v an o o p p o rt u n a l a creaz i o n e d i u n a m i s u ra d i s i n t e s i d el l ‟ a m p i a mole di informazioni e di dati sullo 
sviluppo contenuti nei Rapporti, in quanto, qualunque ne fosse stata la 
formulazione, sarebbe stata comunque macchiata, al pari del Pil, dal 
p ecc at o o r i g i n a l e d e l “ ri d u t t i v i s m o ”:  “ a b b i am o b i s o g n o d i u n a m i s u ra dello stesso livello di immediatezza del PNL – solo un numero – ma una 
misura che non sia cieca rispetto agli aspetti sociali delle vite umane come 
l o è i l PN L ”
6
. L ‟ H D I “ è u n i n d i ce c o m p l es s o ch e m i s u ra i ri s u l t at i m ed i i n tre dimensioni fondamentali dello sviluppo umano: una vita longeva e sana, 
l ‟ accesso a l l a c o n o s cen z a e u n d ece n t e s t a n d ar d d i v i t a”
7
( rappresentate 
ri s p e t t i v am en t e d al l ‟ as p et t a t i v a d i v i t a a l l a n as ci t a, d a l l i v el l o e d u cat i v o (tasso di alfabetizzazione degli adulti più tasso combinato di iscrizione 
primaria, secondaria e terziaria) e dal Pil pro capite). Questo indice e i suoi 
                                           
6
 Amartya Sen , “A s s es s in g H u m a n Dev e lo p m en t” i n Human Development Report 1999, New York: 
Oxford University Press, 1999, p.23. 
7
 UNDP, Human Development Report 2009. Overcoming Barriers: Human Mobility and Development 
(New York: Palgrave Macmillan, 2009), p. 15.
9 
 
componenti costituiranno la variabile fondamentale  utilizzata in questo 
l av o r o p er co n d u rre l ‟ an al i s i q u a n t i t a t i v a d el r ap p o rt o t ra s v i l u p p o e migrazione. 
 
1.1 Migrazione e sviluppo: una relazione biunivoca 
La relazione tra migrazione e sviluppo è stata definita come 
“unsettled ”
8
 (irrisolta). 
Non è infatti possibile stabilire tra i due fenomeni una direzione 
causale univoca;  al contrario, essi si intrecciano e si intersecano in una rete 
di connessioni reciproche non sempre facile da districare, e nella quale si 
inseriscono anche le influenze di fenomeni terzi ma ad ognuno di essi 
singolarmente associati e non sempre chiaramente identificabili come 
distinti. 
L a m i g razi o n e  è t ra d i zi o n a l m en t e a t t r i b u i t a a l l ‟ as s e n za d i s v i l u p p o , o più precisamente alla squilibrata distribuzione dello sviluppo e delle 
o p p o rt u n i t à a l i v e l l o m o n d i a l e. Per co m p ren d ere l ‟ en t i t à d i t a l e s q u i l i b r i o b as t i p e n s are ch e o g g i u n s e s t o d el l a p o p o l a zi o n e m o n d i a l e d e t i e n e l ‟ 8 0 % del reddito globale, mentre i restanti cinque sesti sono costretti a spartirsi 
ciò che rimane
9
. Sulla base di questo assunto i modelli sulle migrazioni 
                                           
8
 Demetrios G. Papademetriou, e Philip L. Martin, The Unsettled Relationship: Labor Migration and 
Economic Development (Westport: Greenwood Press, 1991). 
 
9
 Philip Martin, “ T h e T r ad e, M ig r atio n a n d Dev elo p m e n t N e x u s ”, 30 Agosto 2006  
(http:// www.dallasfed.org/news/research/2006/06migr/martin.pdf),  pp. 2-3.
10 
 
meno recenti, utilizzano proxy dello sviluppo, come ad esempio i 
d i f fere n z i al i s a l ar i al i , p er s p i eg are l ‟ en t i t à e l a d i rez i o n e d ei fl u s s i ; s ec o n d o tale approccio la consistenza dei flussi migratori in uscita sarebbe 
inversamente proporzionale al livello di sviluppo.  
Analisi più recenti (Martin, Taylor, De Haas, Olesen, Massey) 
m et t o n o i n d i s c u s s i o n e l ‟ i m p o s t az i o n e ri g i d am en t e l i n ear e d i q u e s t i modelli, dimostrando come in una prima fase un aumento dello sviluppo 
sia associato ad un incremento e non ad una riduzione della migrazione. 
Tali approcci teorici verranno affrontati in dettaglio nel capitolo 
successivo. La cosa che al momento è importante sottolineare è che essi 
dimostrano che la relazione sviluppo-migrazione non è inversamente 
lineare, e che lo stesso processo di sviluppo non solo causa, ma addirittura 
presuppone la migrazione:  
la migrazione non è soltanto un effetto collaterale indesiderato 
ma una parte integrale di più ampi processi di trasformazione 
sociale ed economica […] i processi di sviluppo non solo 
facilitano la migrazione, ma è lo stesso processo di sviluppo ad 
essere condizionato dal trasferimento di lavoro agricolo al 
settore urbano sia all’interno che attraverso i confini nazionali.
11 
 
La migrazione e lo sviluppo sono processi funzionalmente e 
reciprocamente connessi
10
. 
 
G u ard an d o al l ‟ al t ra d i r ezi o n e d el n e s s o m i g razi o n e -sviluppo si può 
affermare che la mobilità internazionale non solo influenza lo sviluppo 
umano di chi migra, ma anche lo sviluppo di chi resta. Se questo impatto 
sia positivo o negativo è stato e continua ad essere oggetto di una 
vastissima letteratura, frutto dello scontro tra posizioni favorevoli e 
posizioni avverse alla migrazione, le une e le altre dominanti o minoritarie 
a seconda degli alterni momenti di ottimismo o pessimismo e dei prevalenti 
approcci teorici, ma nessuna delle due mai definitivamente vincente: la 
realtà infatti si è dimostrata troppo complessa e varia per essere inquadrata 
in degli schemi teorici che pretendevano di stabilire in maniera 
deterministica e universale quale sarebbero stati gli effetti della migrazione 
s u l l o s v i l u p p o d i u n ‟ a rea
11
. 
U n a g ra v e p ecca d el l ‟ i n t er a l e t t er at u ra riguardante le migrazioni e lo 
sviluppo è stata quella di concentrarsi solo su una delle due direttrici del 
nesso migrazione- s v i l u p p o , “ d i s t u d i are l e cause e gli impatti della 
m i g razi o n e s e p ar at a m en t e”
 12
, oltre ad analizzarli in maniera del tutto 
                                           
10
 Hein de Haas , “ T u r n in g t h e T ide ? W h y De v elo p m e n t I n s t ea d o f Mig r atio n P o licies ar e B o u n d to Fail”,  International Migration Institute Working Paper N°2,  2006:  p. 23. 
11
 Hein d e Haa s , “ Mi g r atio n a n d Dev elo p m e n t: A T h eo r etica l P er s p ec tiv e” , C OM C AD W o r k in g P ap er N° 
29, 2007: p. 49. 
12
 Ivi, p. 8.
12 
 
astratta dal più ampio contesto di trasformazione economica e sociale. 
Questa impostazione ha prodotto delle conclusioni in qualche modo 
c l a u d i ca n t i “ d al m o m en t o c h e è p ro b a b i l e c h e i fa t t o r i d i s v i l u p p o c h e influenzano le decisioni migratorie ne determinino anche i risultati in 
t erm i n i d i s v i l u p p o ”
13
 dei paesi coinvolti. 
Lo scopo di quanto sinora detto è far comprendere che migrazione e 
sviluppo non possono essere considerati due fenomeni nettamente separati 
e s e p ara b i l i n e l l ‟ an al i s i , co m e l a co n g i u n zi o n e “ e” farebbe er ro n eam en t e supporre
14
; al contrario la migrazione è un processo inerente allo sviluppo, 
che al tempo stesso possiede le sue autonome dinamiche, e che attraverso 
queste a sua volta incide sullo sviluppo stesso
15
:  
“la migrazione non è una variabile indipendente che spiega il 
cambiamento, ma è una variabile endogena, che così come è 
parte integrale del cambiamento stesso così, in pari misura, può 
rendere possibili ulteriori cambiamenti 
16
. 
Una più chiara comprensione della catena di relazioni che 
intercorrono tra i due fenomeni è una conditio sine qua non per 
l ‟ el ab o ra zi o n e d i p o l i t i c h e eff i ca ci n el rag g i u n g i m en t o d e l l ‟ o b i e t t i v o perseguito, sia che esso sia costituito dal contenimento dei flussi sia che 
                                           
13
 Ibid. 
14
 R o n ald S k eld o n , “ Mi g r atio n an d Dev elo p m e n t”, ( paper presentato allo United Nations Expert 
Group Meeting On International Migration and Development in Asia and the Pacific, Bangkok, 
Thailandia, Settembre 2008): 
 p. 1. 
15
 De Haa s , “ Mi g r atio n a n d Dev elo p m e n t” cit. , p. 61. 
16
 Ivi, p. 62.
13 
 
miri al potenziamento degli effetti positivi della migrazione sullo sviluppo.  
Troppo spesso infatti le politiche adottate si sono rivelate miopi, se non 
anche controproducenti, non solo per la criticabile separazione tra politiche 
migratorie e politiche di sviluppo (che determina la gestione separata di due 
settori strettamente connessi), ma soprattutto p e rc h é b as at e s u u n ‟ err o n ea comprensione dei due fenomeni e delle reciproche interdipendenze. 
 
1.2 L’impatto della migrazione sullo sviluppo dei paesi d’origine 
secondo i diversi approcci teorici 
Tutti gli studiosi delle migrazioni concordano sul fatto che  essa 
costituisca un evento che si ripercuote non solo sui soggetti che decidono di 
emigrare, ma anche sui paesi da cui essi emigrano. Il modo in cui questa 
d ec i s i o n e s i r i f l et t e s u l l o svi l u p p o de i pae s i d ‟ o ri g i n e i n v ece ri m an e o g g et t o di controversia nel mondo accademico e di conseguenza in quello delle 
istituzioni preposte alle politiche di sviluppo e migratorie. 
I ci n q u an t ‟ an n i i n c u i i l d i b at t i t o s u l t em a è s t a t o p i ù i n t en s o p o s s o n o essere suddivisi in periodi, ognuno dei quali  caratterizzato dalla 
predominanza di una determinata scuola di pensiero sul rapporto 
migrazione e sviluppo (a sua volta generalmente rispondente ai canoni di
14 
 
i n t er p re t az i o n e p ro p r i d el l ‟ ap p r o c ci o i n q u el m o m en t o p re v a l e n t e n e l l a p i ù vasta teoria sociale
17
). 
In particolare fino a g l i a n n i „ 9 0 s i s o n o c o n t r ap p o s t i d u e fi l o n i t eo ri c i fo r t em en t e d et erm i n i s t i ci e n e t t i n e l l ‟ ab b racc i are l ‟ u n o u n a v i s i o n e o t t i m i s t i ca e l ‟ al t ro u n a v i s i o n e p es s i m i s t i ca d el l ‟ i m p at t o d el l a m i g razi o n e s u l l e aree d ‟ o r i g i n e.  Il p ri m o ap p r o cc i o , ch e p u ò e s s ere definito teoria  
d el l a “ cres ci t a b i l a n c i at a”, è s t a t o p r ev a l e n t e fi n o a g l i a n n i ‟ 7 0 e p u ò e s s e re collegato, in generale ,alla dottrina sociologica del funzionalismo e, in 
particolare, per quanto strettamente inerente allo studio delle migrazioni, 
alla teoria neoclassica  e a quella della developmentalist modernization; il 
s ec o n d o a p p r o cc i o , d et t o d e l l o “ s v i l u p p o as i m m et ri co ”, ch e h a  afferm at o l a s u a i n fl u e n za n e l v e n t e n n i o ‟ 7 0 - ‟ 9 0 , h a u n a m at ri ce s t r u t t u ra l i s t a e d è riconducibile alle teorie della dipendenza neomarxiste e alla teoria della 
“ cau s az i o n e c u m u l at i v a” d i G u n n ar My rd a l .  
L ‟ o t t i m i s m o d ei ne o c l as s i ci è giust i fi cat o d al l ‟ i d ea b a s e sec o n d o cu i l a m i g razi o n e co n s en t i r eb b e u n ‟ al l o caz i o n e o t t i m al e d el l a v o r o , d et erm i n a n d o n el l ‟ area d i em i g ra zi o n e  u n p ro g re s s i v o a u m en t o d e l l a p ro d u t t i v i t à 
marginale di tale fattore e quindi dei salari. Lo sviluppo, che in questo caso 
co i n c i d e c o n i l c am m i n o v er s o l ‟ eq u i l i b r i o , s ar eb b e r eal i zz at o at t ra v er s o i l cl a s s i c o s i s t em a d el l ‟ ag g i u s t am en t o d e l p r ezzo d e i fat t o ri d i p ro d u zi o n e. L a migrazione, resa scevra da qualsiasi fardello sociale ed emotivo, incarna 
                                           
17
 Ivi.
15 
 
l ‟ es s e n za s t e s s a d el l a l i b er a s cel t a d e l l ‟ i n d i v i d u o , eff et t u at a s u l l a b a s e d e l co n fro n t o raz i o n al e t ra co s t i e b e n ef i ci . L ‟ o t t i m i s m o d e i fa u t o r i d e l l a visione developmentalist si fonda invece principalmente sulle risorse in 
termini di capitale (rimesse), conoscenze, esperienze e imprenditorialità 
ch e i l m i g ran t e av r eb b e a cq u i s i t o a l l ‟ es t er o e ch e d eci d er eb b e d i re i n v e s t i r e n el p ae s e d ‟ o r i g i n e, s v o l g e n d o c o s ì i l ru o l o d i a g e n t e d i i n n o v azi o n e e d i sviluppo. Queste attese positive erano in gran parte supportate dalla storia 
d el l e m i g razi o n i eu r o p ee t ra i l 1 8 0 0 e i l 1 9 0 0 , q u i n d i d a l l ‟ es p er i en za d i p ae s i c h e n e g l i a n n i ‟ 6 0 av ev a n o o r m ai rag g i u n t o , o s t av an o p er raggiungere, elevati livelli di sviluppo: la convinzione generale era che la 
stessa esperienza si sarebbe ripetuta identica per i paesi di nuova 
decolonizzazione, che quindi vennero chiamati in via di sviluppo
18
. 
L ‟ ap p ro c ci o s t r u t t u ra l i s t a è p erm eat o d a u n as s o l u t o p e s s i m i s m o : l e m i g razi o n i n o n ra p p re s en t a n o l ‟ es i t o d i u n a d e ci s i o n e i n d i v i d u a l e o fam i l i are ; al c o n t r ari o es s e c o s t i t u i s c o n o l ‟ an t i t es i s t e s s a d e l l a s ce l t a, c i o è una costrizione resa inevitabile sia dai vincoli strutturali che opprimono le 
economie dei paesi del Terzo Mondo sia dalla incorporazione di tali paesi 
nel sistema di relazioni imposto dal capitalismo internazionale; in sintesi, la 
migrazione equivale ad una mera fuga dalla miseria. Essa non solo non 
contribuisce ad  alleviare il sottosviluppo delle aree di emigrazione, ma 
an z i l o ag g ra v a.  Se co n d o l a v i s i o n e d e l l a c. d . “ s i n d ro m e d e l m i g ran t e ”                                            
18
 Ivi, pp. 37-40.