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Villa Rovereti Rizzardi: Una villa veneta in Valpolicella vista attraverso la storia delle famiglie che la abitarono

La storia di una villa veneta nel cuore delle colline di Negrar, comune tra i più noti della Valpolicella. Questa tesi raccoglie le vicende umane e architettoniche che vedono protagonista Villa Rovereti Rizzardi, abitazione di campagna esemplificativa del '500, periodo d'oro della costruzione delle ville venete, che ancora oggi caratterizzano il paesaggio veronese e veneto.

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7 Introduzione La costruzione delle ville di campagna ha come fine ultimo anche (come vedremo non sarà il solo) la dimostrazione di potere e affermazione sociale che caratterizza i ceti più illustri fin dall’antichità. In tutto il Veneto questa “febbre dell’edilizia” ha dato il via ad un fenomeno unico: tra il XVI e il XVIII secolo si ipotizza che siano sorte sul territorio veneto circa 4.300 abitazioni di pregio, simbolo della nobiltà di terraferma, figlia della potente Serenissima Repubblica di Venezia. 1 Centocinquanta di questi capolavori dell’architettura sono ora aperti al visitatore, ma la maggior parte si cela alla vista; nascoste, dimenticate o destinate ad abitazione privata, le ville delle province venete meritano di recuperare almeno una parte dell’antico sfarzo di cui erano ammantate ai tempi della Serenissima. La fine della Repubblica fu sancita il 12 maggio 1797, quando Napoleone ingiunse al Maggior Consiglio, la più alta istituzione veneziana, seconda solo al Doge, di sciogliersi definitivamente. Le truppe francesi minacciavano i nobili del Consiglio con l’ombra dell’esproprio: tutte le loro possessioni di terraferma sarebbero state confiscate o distrutte se non avessero accantonato l’orgoglio e votato per l’estinzione della Serenissima. Il 12 maggio le truppe francesi sfilarono in piazza S. Marco: per la prima volta nella storia di Venezia truppe straniere mettevano piede in città. 2 E le ville? Molte vennero confiscate comunque, divenendo caserme e ospedali militari, altre vennero abbandonate dagli stessi proprietari per traferirsi in città. Fu però durante il corso del Novecento che il destino di questi splendidi esempi di architettura sembrava segnato: durante le due guerre mondiali le case servirono da rifugi per gli sfollati dalle città bombardate, come ricoveri per coloro che non avevano più una casa e persino magazzini per opere d’arte 3 . Occorre qui ricordare la storia di un uomo, Pietro Gazzola, direttore del neonato Museo di Castelvecchio. Durante la Seconda Guerra Mondiale Verona era una città fondamentale dal punto di vista strategico: vi si trovavano infatti moltissimi ministeri della Repubblica di Salò, motivo per il quale fu vittima di numerosi bombardamenti. Gazzola, preoccupato per la collezione del museo, trasferì ciò che poteva nella sua abitazione di campagna: l’ottocentesca villa Rizzardi di Pojega di Negrar. 4 Il suo fu un atto di generosità encomiabile, ma soprattutto lungimirante: nel gennaio 1945 infatti, Castelvecchio fu pesantemente danneggiato da un bombardamento degli Alleati. Lo stesso Gazzola, eminente architetto, si occuperà del restauro filologico 1 Associazione “Ville Venete”, presentazione del sito villevenetetour.it. 2 Frederic C. Lane, Storia di Venezia, Torino 1973. 3 Associazione “Ville Venete”, presentazione del sito villevenetetour.it. 4 Ufficio Stampa Guerrieri Rizzardi Villa Rizzardi apre ad eventi e occasioni speciali, comunicato emanato nel maggio 2015.

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Informazioni tesi

  Autore: Beatrice Curti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Enrico Maria Dal Pozzolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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