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90 Secondi. L'HIV/AIDS in Africa. I Casi Nigeria e Sudafrica

“L’AIDS non si combatte coi preservativi” - Questioni etiche sulla lotta all’HIV/AIDS

“Penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’AIDS sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’AIDS, ai Camilliani, a tante altre cose, a tutte le Suore che sono a disposizione dei malati (…).Direi che non si può superare questo problema dell’AIDS solo con soldi, pur necessari, ma se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano, non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema. La soluzione può essere solo duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro; la seconda, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. (...) Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante”.

Era il 17 Marzo 2009, in occasione del viaggio apostolico in Camerun ed Angola, che Papa Benedetto XVI rispose con tali parole alla domanda del giornalista francese di France 2, Philippe Visseyrias, il quale affermava che tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’AIDS e che la posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di essa viene spesso considerata non realistica e poco efficace.
Immediate furono le risposte del mondo politico e dell'opinione pubblica internazionale. L'Unione Europea, attraverso il portavoce del commissario UE agli aiuti umanitari, replicò che il preservativo “è uno degli elementi essenziali nella lotta contro l'AIDS e la Commissione Ue ne sostiene la diffusione e l'uso corretto. (…) La Commissione Ue considera che ci siano chiare prove scientifiche che confermano il ruolo di prevenzione del preservativo nella diffusione dell'AIDS, pertanto ne sostiene attivamente l'uso, soprattutto in Africa e nei Paesi in via di sviluppo dove l'AIDS rappresenta un'emergenza insieme alla malaria e alla tubercolosi; (...) AIDS, tubercolosi e malaria sono le tre grandi emergenze sanitarie per l'Africa e i Paesi in via di sviluppo, e la lotta contro queste tre calamità è un elemento di grande importanza nella politica per lo sviluppo della Commissione europea”. D'altronde i programmi di prevenzione finanziati con fondi comunitari e nazionali riguardano anche la diffusione di preservativi e campagne di educazione per favorirne un uso corretto.
Anche il direttore esecutivo del Fondo mondiale per la lotta contro l'AIDS, Michel Kazatchikine, ha espresso la sua profonda indignazione a Radio France Inter: “Queste parole sono inaccettabili. E' una negazione dell'epidemia. E fare tali dichiarazioni in un continente che è sfortunatamente quello più colpito dalla malattia, è assolutamente incredibile. Chiedo che queste parole vengano ritirate, in modo chiaro”.
La Francia attraverso le parole dell'allora ministero degli Esteri, Eric Chevallier, disse che le affermazioni del Papa “mettono in pericolo le politiche di sanità pubblica e gli imperativi di protezione della vita umana” In Germania le ministre della Salute, Ulla Schmidt, e della Cooperazione economica e dello sviluppo, Heidemarie Wieczorek-Zeul, hanno spiegato che i preservativi giocano un ruolo decisivo nella lotta all’AIDS. “I preservativi salvano la vita, tanto in Europa quanto in altri continenti. (…) Una moderna cooperazione allo sviluppo deve dare ai poveri l’accesso ai mezzi di pianificazione familiare e tra questi rientra in particolare anche l’impiego dei preservativi; tutto il resto sarebbe irresponsabile”. Anche il vescovo ausiliario di Amburgo, Hans Jochen Jaschke, si è schierato contro il Papa: “Chi ha l’AIDS, è sessualmente attivo e cerca partner differenti deve proteggere gli altri e se stesso. (…) I preservativi possono proteggere, anche se spesso gli uomini li rifiutano”.
L'affermazione sull'utilità del preservativo come mezzo più efficace per prevenire la trasmissione per via sessuale dell'HIV, è vera a condizione che i preservativi siano di buona qualità e sopratutto siano usati in maniera corretta e costante. Queste tre condizioni sono alla base di ogni politica e campagna di promozione dell'uso del preservativo nei Paesi in via sviluppo.
Negli ultimi vent'anni, “condom” e “safe-sex” son diventati sinonimi. Ma ad oggi la politica di utilizzo del preservativo ai fini della prevenzione non ha funzionato, specialmente in Africa. Gli africani semplicemente non credono che il preservativo possa proteggere dall'AIDS nonostante tutte le Behaviour Change Communication a cui son stati sottoposti. Un'ulteriore ragione per il non utilizzo del preservativo è che questo previene la gravidanza. In Africa il preservativo è tacitamente associato alla promiscuità e le persone non li comprano per la paura di essere tacciati come tali. L'utilizzo del preservativo dipende inoltre dalla cooperazione tra l'uomo e la donna. Spesso molte donne africane non sono nella posizione di costringere il proprio partner ad indossarlo. Vi è inoltre l'idea che questo riduca il piacere e la spontaneità. Le donne hanno paura che questo possa restare attaccato all'utero o causare altre malattie. Infine, anche se questi hanno un prezzo che si aggira attorno ai pochi centesimi ciascuno, quando usato spesso può portare ad una spesa totale che molte persone non sono in grado di affrontare. I costi così come la difficoltà di trovarli in commercio sono entrambe cause del non uso del preservativo.
Da anni nel continente africano è in corso un dibattito su quale sia il giusto mix tra astinenza sessuale e utilizzo del preservativo come politica di controllo della diffusione dell'AIDS. La questione riguarda sopratutto se sia giusto promuovere l'utilizzo del preservativo -approvando implicitamente una sorta di libertà sessuale -o se invece scoraggiarne l'utilizzo promuovendo dunque la moralità privata come politica pubblica.

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90 Secondi. L'HIV/AIDS in Africa. I Casi Nigeria e Sudafrica

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Informazioni tesi

  Autore: Stefano Todde
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Bianca Maria Carcangiu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 137

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