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Tra idealismo e pragmatismo. Le matrici politiche ed economiche della partecipazione italiana alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio

Il sostegno di De Gasperi ai movimenti federalisti per l’unificazione europea

Abbiamo visto come le posizioni federalistiche assunte alla fine degli anni Quaranta sia dal mondo cattolico che da quello laico, innestandosi sulla riflessione personale e religiosa di De Gasperi, lo abbiano portato all’adozione della soluzione federale. La condivisione di questa prospettiva da parte del Presidente del Consiglio non si esaurisce nelle astratte dichiarazioni di prossimità ai movimenti federalisti ma si traduce nella partecipazione attiva e convinta alle loro iniziative, finalizzate alla realizzazione dell’Europa federata. Nel 1948 De Gasperi partecipa, insieme, tra gli altri, al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, alla seduta inaugurale del II Congresso dell’Unione Europea dei Federalisti (UEF), svoltosi a Roma dal 4 all’11 novembre e in vista del quale il Presidente del Consiglio era intervenuto presso il Ministro del Tesoro Giuseppe Pella per soddisfare la richiesta di un contributo di tre milioni di lire avanzata dai federalisti. Nello stesso anno, inoltre, De Gasperi accetta la presidenza d’onore del Movimento Europeo e avvia la costituzione del Consiglio italiano del Movimento Europeo (CIME). All’iniziativa, avviata a seguito della visita a Roma del Presidente del Comitato esecutivo internazionale del Movimento Europeo Sandys e del Segretario generale Retinger, partecipano i gruppi parlamentari per l’unione europea del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati e, in seguito, la segreteria del Movimento Federalista Europeo (MFE), che ne assumerà la direzione. Fondato da Altiero Spinelli nel 1943, il Movimento Federalista Europeo è stato il principale movimento federalista italiano. La sua preminenza è ricondotta da Sergio Pistone al suo carattere sovrapartitico, che permetteva a tutti i sostenitori della soluzione federale di aderirvi a titolo individuale, indipendentemente dalla loro appartenenza partitica, e alla sua influenza politica, garantita dalla costituzione, nel luglio del 1948, dei gruppi parlamentari federalisti, formati da rilevanti esponenti politici, quali il repubblicano Ferruccio Parri, presidente dei senatori federalisti, e i democristiani Enzo Giacchero, presidente dei deputati federalisti, Lodovico Benvenuti e Celeste Bastianetto. Il Movimento Federalista Europeo è stato particolarmente attivo nel monopolizzare l’iniziativa dal basso a favore della federazione europea, come emblematicamente dimostrato dalla petizione promossa a favore della trasformazione del Consiglio d’Europa in senso federale.
Il 24 febbraio 1949, invece, si tiene a Bruxelles la seduta inaugurale del Consiglio internazionale del Movimento Europeo, sotto la presidenza del belga Paul-Henri Spaak. Nonostante fosse stato invitato da Sandys, De Gasperi non riesce a parteciparvi ma incarica il senatore Ruini, membro della delegazione italiana, di dare lettura di un suo messaggio. In questo, il Presidente del Consiglio elogia l’incisività dell’azione del movimento federalista:
Voi vi riunite in un’ora in cui l’Unione dell’Europa non è più aspirazione ma atto concreto che si evolve ormai di forza propria secondo l’impulso che il nostro movimento, anticipando l’azione dei governi, ha contribuito così notevolmente a imprimergli.
Passa poi a sottolineare sia i futuri obiettivi dell’Unione Europea, come la resistenza alle “forze disgregatrici di una civiltà millenaria espressa dal Vecchio continente” e la ricostruzione di una “unità del mondo” da conseguire anche attraverso mezzi economici, che quelli più specifici del Movimento Europeo: tra questi, sollecitare l’iniziativa dei governi per la creazione degli organi dell’unificazione europea e, soprattutto, costruire “una società europea consapevole della sua missione e della sua cristiana società”. Posizioni più marcatamente federalistiche erano, invece, sostenute da Ruini:
Gli italiani del Consiglio Nazionale del Movimento Europeo avrebbero desiderato che l’Unione avesse un carattere federale più marcato dall’inizio. La cosa non è stata possibile ma noi constatiamo che presto sarà formato un primo nucleo dell’unità europea e che si potrà e si dovrà imprimere alla nuova organizzazione un orientamento di sviluppo graduale verso le forme federali.
Più in generale, era l’intera delegazione italiana, formata da politici convintamente federalisti (dai democristiani Giacchero e Benvenuti all’indipendente Spinelli), a esprimere una posizione nettamente più federalistica rispetto a quella sostenuta dal Consiglio internazionale del Movimento Europeo, che aveva elaborato e approvato un documento politico privo di ogni riferimento alla cessione di sovranità nazionale. Per questo, pur aderendo alla risoluzione finale per evitare l’attivazione di una frattura all’interno del fronte europeista, la delegazione italiana differenzia la sua posizione da quella del ME ed esprime la sua preoccupazione sul regresso che quello sembrava dimostrare rispetto alle posizioni federalistiche sostenute fino a quel momento:
[temiamo che] la commissione politica abbia perso di vista lo scopo fondamentale di tutto il nostro Movimento, cioè la creazione di uno Stato federale europeo. È evidente per noi che solo uno Stato federale potrebbe assicurare un’Europa prospera, democratica, indipendente, fondata sulla libertà e sulla giustizia sociale […] Noi respingiamo la teoria del tutto o niente, ma affermiamo insieme che quello che conta è che non si cambi direzione di marcia. Per questo sentiamo il dovere di vigilare onde tutte le misure […] che tendono a realizzare il movimento di avvicinamento dei popoli europei siano indirizzate e organicamente sviluppate verso la creazione di un reale Stato federale […]. Consegue da quanto sopra che il primo compito del Movimento europeo deve essere quello di perseguire in modo energico e coerente la creazione di un primo nucleo di unità europea fondato su istituzioni che non pregiudicano fin dall’inizio il carattere degli organi costituzionali del futuro Stato federale.
La divergenza tra la posizione italiana e quella del Consiglio internazionale del Movimento Europeo rifletteva il contrasto più generale tra l’impostazione federalistica e quelle confederalistica e funzionalistica, tese rispettivamente alla creazione di istituzioni europee fondate sulla cooperazione intergovernativa senza cessione di sovranità nazionale e all’integrazione graduale e progressiva di settori parziali (nella convinzione che fosse l’unica strategia attraverso la quale approfondire sempre di più l’integrazione).
Nel 1949, inoltre, De Gasperi, in accordo con l’Azione Cattolica presieduta da Vittorino Veronese, si attiva per la nascita di un movimento d’ispirazione cattolica da affiancare ai movimenti per l’unità europea già esistenti, con l’obiettivo di rafforzare la rappresentanza dell’Italia nella definizione del processo di costruzione europea. La volontà del Presidente del Consiglio si concretizza il 3 marzo 1949 con la costituzione, a Roma, del Movimento per l’Unità Europea (MUE), di cui De Gasperi viene nominato presidente onorario. Nonostante la volontà dei suoi membri di renderlo un organismo centrale nel quadro dei movimenti per l’unificazione europea, vagheggiandone un’estensione internazionale che arrivasse a includere l’intera area latina e mediterranea, il MUE ha un’esistenza breve e precaria. L’asfittica attività del MUE va ricondotta, secondo la Preda, alla difficoltà del rapporto tra la Democrazia Cristiana e l’Azione Cattolica, dovuta soprattutto alla svolta impressa al movimento dalla presidenza Veronese, iniziata nell’ottobre del 1946 e caratterizzata da un dinamico attivismo a livello politico e sociale (non apprezzato completamente da De Gasperi) e dalla sfiducia dell’AC verso le capacità organizzative e di mobilitazione della Democrazia Cristiana. L’impegno di De Gasperi nella realizzazione della Federazione Europea è ulteriormente dimostrato dal suo convinto sostegno alla campagna per il Patto di unione federale europea lanciata dal Movimento Federalista Europeo. Con la decisione, assunta dal Consiglio Nazionale del MFE nella riunione tenutasi a Nervi il 9 ottobre 1949, a seguito della constatazione della natura poco federale del Consiglio d’Europa (istituito a Londra nel maggio precedente) e di come questo non compisse “alcun passo concreto verso la federazione europea”, il Movimento si impegnava a “impostare, in accordo possibilmente con gli organi internazionali dell’UEF, una campagna per la sollecita creazione di un governo europeo con potere di decisione e con elezione diretta popolare dei deputati europei”. Una volta sottoscritta, la petizione sarebbe stata inviata all’Assemblea consultiva e ai Parlamenti europei per richiedere la stipulazione di un Patto di unione federale europea, a partire dagli Stati disponibili a cedere quote della loro sovranità. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra idealismo e pragmatismo. Le matrici politiche ed economiche della partecipazione italiana alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio

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Informazioni tesi

  Autore: Diego Borri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Simone Paoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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