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Funzioni e significati della pelle: il caso della psoriasi

I significati psicologici della pelle

I significati metaforici che la pelle ha, già a partire dal linguaggio comune, sono numerosissimi. Data la sua localizzazione e la sua funzione primaria protettiva, la prima immagine che la pelle ci provoca non può essere che quella di un involucro (Anzieu 1990). In effetti, l’immaginazione non si discosta poi tanto dalla realtà; la pelle è davvero un contenitore che riesce a difenderci, staccandoci nettamente, dal mondo esterno. Essa è dunque un organo di confine (Fenichel 1954), che separa ma che al tempo stesso ci mette in contatto con il mondo esterno grazie alle sue proprietà propriocettive.
Ma se le qualità della pelle fossero solo queste, allora essa sarebbe molto più somigliante ad una gabbia; l’Io sarebbe imprigionato senza soluzione di continuità in una struttura capace solo di ricevere informazioni e le sue relazioni con l’ambiente circostante risulterebbero gravemente menomate.
In queste condizioni, più che di confine, si dovrebbe parlare di cortina di ferro. La pelle diverrebbe così la custode dell’ennesima dicotomia umana tra il visibile e l’invisibile.
Fortunatamente essa è ben altro; è anche e soprattutto un mezzo di comunicazione, è una delle porte che ci permette di manifestarci ed esprimerci nel mondo esteriore (Molinari et al. 2001). Ecco che allora il suo significato cambia radicalmente; la pelle diviene ora parte integrante del Se, ne condivide istante per istante il presente mantenendo, nelle sue ferite e tra le sue pieghe, una memoria del passato. La nostra crescita sarà accompagnata dalla sua crescita e il nostro invecchiare si stamperà sulle sue rughe (Jacobson 1954). La comunicazione con l’esterno attraverso la pelle diviene così non solo possibile, ma addirittura ineliminabile. La pelle ostenta le emozioni più profonde: la paura, la felicità, la timidezza, la rabbia, il dolore, esplodono sulla pelle aldilà di ogni controllo. E ancora l’ansia, l’angoscia, l’agitazione, fanno la loro comparsa a dispetto di ogni circostanza o volontà: si pensi alla sudorazione, tanto per citare un esempio.
Dunque la pelle è un organo che riesce a trasmettere, oltre che ricevere (Saraceni e Ruggeri 1981). Della sua duplice funzione è ben cosciente Fenichel (1945), allorché parla della pelle come di “un’importante zona erogena” che riesce a ricevere stimoli erogeni (non necessariamente di natura sessuale; ad esempio le sensazioni di freddo e di caldo) così come riesce anche a trasfonderli (ad esempio l’abbraccio).
Ma la comunicazione va ben oltre; la pelle diviene un oggetto figurato ed il suo significato si separa dall’immantinente, dal “hic et nunc”, per fluttuare liberamente nel semantico. La saggezza popolare come al solito viene in aiuto con degli esempi paradigmatici; il furfante diventa una pellaccia, il pignolo un rognoso, il tenace una pelle dura, e via discorrendo (Bassi 1996).
Tornando all’individuo, egli può dunque mandare informazioni all’esterno attraverso la pelle senza il bisogno di dover utilizzare la parola. Questa capacità è importantissima perché permette al soggetto di comunicare toutcourt, senza dover adattare il messaggio ad un sistema di simboli, qual è il linguaggio, che inevitabilmente lo altererebbe.
Inoltre può esprimersi in un modo alquanto vistoso, esibizionistico (Bassi 1996), offrendo così al mondo esterno la possibilità di conoscerlo ancor prima di entrarci in contatto; si pensi ai tatuaggi, i piercing, ma anche alla biblica croce di Caino e, saltando un po’ fuori dal seminato, alla pigmentazione delle rane velenose.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Funzioni e significati della pelle: il caso della psoriasi

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Informazioni tesi

  Autore: Massimiliano Paglione
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Antonella Di Ceglie
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 188

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