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Riciclaggio finanziario e antiriciclaggio: Italia e Spagna

Riciclaggio finanziario in Spagna: profili giuridici

La legislazione spagnola, come quella d’altri paesi europei, ha affrontato la problematica del riciclaggio finanziario seguendo una doppia strada: da un lato mediante l’introduzione di una specifica normativa amministrativa, dall’altro attraverso la disciplina penale che esplicita i reati-presupposto di riciclaggio.

Tuttavia, al contrario di quello che sarebbe dovuto accadere, la disciplina penale, avendo preceduto quell’amministrativa, si è trovata a regolamentare reati per i quali mancavano regole specifiche, vale a dire di carattere economico-finanziario, controlli e sanzioni.

Normativa penale
Nella legislazione penale si operano due riforme destinate a far fronte al delitto di riciclaggio finanziario. La prima deriva dall’approvazione della legge organica 1/1988, del 24 marzo, di “Riforma del Codice Penale in materia di traffico illegale di droga”; la seconda è il frutto della legge organica 8/1992, del 23 dicembre. Entrambe le leggi entreranno a far parte del Codigo Penal con gli artt. 546bis f) e 344bis h) e i).

Prima del 1988, il delitto di riciclaggio di capitali non presentava una regolamentazione specifica, bensì era fatto rientrare nella fattispecie di ricettazione propria, che provocava i suoi effetti solo sui delitti contro beni, circostanza, questa, che non permetteva di includere i proventi derivanti dal traffico di droga. Tra l’altro, anche a voler far rientrare il delitto di riciclaggio in quello d’occultamento, in ogni modo s’incorreva in sanzioni deboli, inefficaci, e non proporzionali alla gravità del delitto stesso.

L’art. 546bis f) è inspirato ai lavori che dopo pochi mesi completarono il Congresso di Vienna. Ci si è chiesti, pertanto, come mai il legislatore spagnolo non abbia atteso la fine della redazione dei principi internazionali sul tema, per poi adeguare agli stessi la normativa interna.

La risposta che i giuristi spagnoli hanno dato a questo comportamento è legata ad una necessità, per la Spagna, di garantirsi l’approvazione internazionale, minacciata dalle critiche mosse contro il paese circa le linee adottate contro il reato del traffico di droga (non punibilità del consumo di stupefacenti).
Pertanto, la legge del 1988 introduce all’interno della disciplina sulla ricettazione (regolamentata dagli artt. 546bis a) e ss. del Codigo Penal) quella più esplicita della ricettazione propria (art. 546bis f)). L’articolo condanna chi riceve, acquisisce e utilizza, sia a proprio favore che a favore di terzi, i proventi derivanti dal delitto di traffico di droga.

Si può dire che la riforma del 1988 fu quella che realmente introdusse il delitto di “blanqueo de dinero” nella giurisprudenza spagnola: ecco perché fu accolta con toni molto positivi da parte di quasi tutti i giuristi, ma nonostante tutto, ci si rendeva conto della necessità di regolamentare ulteriori aspetti.

In particolare l’art. 546bis f) limitava la condannabilità del soggetto alle sole azioni a fini di lucro, lasciando fuori quelle che, comunque, potevano considerarsi di favoreggiamento al compimento del delitto. Anche la riforma del 1992 prende piede a seguito dei lavori dello stesso Congresso di Vienna e a seguito della Direttiva 91/308/CEE del Consiglio della Comunità Europea, relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario con scopi di riciclaggio.

Le differenze fondamentali tra l’art. 546bis f) e i nuovi artt. 344bis h) e i) sono le seguenti:
l’intenzione di ottenere un beneficio economico proprio, essenziale per la condotta illecita prevista dall’art. 546bis f), non si riscontrava nel nuovo codice;
la condotta illecita degli artt. 344bis h) e i) si estende a comportamenti d’occultamento consistente, reale e al possesso e uso di beni;
sono regolamentati e puniti anche i comportamenti imprudenti di riciclaggio finanziario;
le sanzioni previste dai nuovi articoli sono più severe rispetto alle precedenti.

Quello che, immediatamente, risalta dalla comparazione dei due articoli presi in esame, è che non vi è una differenza tanto sostanziale da far sì che gli artt. 344bis h) e i) sostituiscano il precedente art. 546bis f): si assiste quindi ad una problematica di conflitto tra i due articoli penali. Per risolvere il problema non si può pensare di ricorrere alla specialità di uno o dell’altro né alla loro alternanza: si può affermare che, nel regolamentare la fattispecie di riciclaggio, si possano prendere in considerazione gli artt. 344bis h) e i), solo per una maggiore importanza attribuita da una mera motivazione di carattere temporale.

La novità più rilevante della riforma è, però, la condanna dell’imprudenza. Quest’idea deriva sempre da quanto affermato nel Congresso di Vienna del 1988 e contrasta, in realtà, con la strada intrapresa sino ad allora, dalla legislazione spagnola. L’obiettivo di questa previsione è quella di sensibilizzare maggiormente gli intermediari finanziari circa il controllo della provenienza del denaro, e tutto ciò in coerenza con l’ampliamento dei poteri d’investigazione degli stessi su operazioni e clientela.

E’ da tener presente che la negligenza e l’imprudenza non riguarda solo chi opera nell’ambito finanziario, bensì differenti soggetti la cui attività potrebbe essere un mezzo idoneo per occultare denaro. Ora, non essendo previsto dall’articolo in questione un elenco di destinatari, per evitare che la norma sia applicata in maniera indiscriminata o, al contrario riduttiva, dovrà essere il giudice a compiere una valutazione soggettiva del caso.

L’art. 344bis i) si avvicina maggiormente, invece, alla fattispecie della ricettazione, perché condanna chi accetta, possiede o utilizza beni sapendo, nel momento in cui li riceve, della loro illiceità. Non è menzionato, in quest’articolo, il caso dell’imprudenza dell’azione e la punibilità è limitata solo al caso in cui effettivamente il soggetto riceva e accetti beni sospettabili. Un’aggravante prevista dal Codigo Penal del 1992 è rivolta ai soggetti che compiono il delitto di riciclaggio e fanno parte di un’organizzazione criminale.

Nella normativa del 1992 il neo negativo è ancora legato al fatto che si può condannare un soggetto per riciclaggio solo dopo che abbia commesso un reato contro la salute pubblica, ovvero un reato di traffico di droga quando anche a livello internazionale si era già affermata la pericolosità d’ulteriori reati capaci di procurare maggiori benefici ai soggetti, come il traffico di sostanze esplosive, il traffico di donne e bambini con fini di prostituzione e il traffico di documenti falsi.

In definitiva si può affermare che a differenza di quanto è accaduto per la disciplina del 1988, la riforma del 1992 ha subito non poche critiche e si è immediatamente sentita la necessità di un nuovo cambiamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Riciclaggio finanziario e antiriciclaggio: Italia e Spagna

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Russo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi del Salento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Bancaria
  Relatore: Donato Masciandaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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