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Politiche commerciali e diversità culturale

Opzioni di risoluzione della dicotomia libero commercio/diversità culturale a livello internazionale

Dal paper di Messerlin e Cocq (2004) sicuramente emerge la necessità di un coordinamento tra le politiche culturali fatte a livello nazionale e le politiche commerciali. Nel 1947 all’interno del GATT all’Art. IV fu previsto lo strumento delle quote per i prodotti audiovisivi. Poi nel corso del tempo un gran numero di paesi utilizzò una grande varietà di misure protezionistiche e nessuna azione formale del GATT è stata intrapresa contro queste politiche per diversi decenni.

Molto importante è la nascita della WTO, che ha rappresentato una significativa espansione dello scopo del GATT del 1947, specialmente per l’inclusione del commercio dei servizi e per la trasformazione della sua struttura. La possibilità di impegni di liberalizzazione nel campo dei servizi ha reso centrale la problematica dei prodotti culturali, che sono di fatto principalmente servizi.

Il conflitto tra le politiche sugli audiovisivi e l’integrazione economica internazionale scoppiò con particolare intensità durante le negoziazioni dell’Uruguay Round, mentre si discuteva proprio del commercio dei servizi. La soluzione di compresso che fu trovata è la non inclusione tra i principi del GATS della possibilità di eccezioni culturali, che però fu accettata su basi temporanee di fatto, così da rinviare alle prossime negoziazioni il problema.

Essendoci questo stallo a livello multilaterale, hanno avuto molta importanza i negoziati preferenziali, cioè gli accordi regionali e bilaterali. Per quanto riguarda gli accordi regionali il panorama è abbastanza variegato; qui si discuterà in particolare del NAFTA e dell’Unione Europea.

Nei negoziati del NAFTA il problema dei prodotti culturali fu uno degli aspetti più dibattuti. Il Canada, già in accordi bilaterali con gli Stati Uniti precedenti al NAFTA, aveva espresso un’indisponibilità ad una liberalizzazione nel settore culturale. Il risultato conclusivo del NAFTA fu proprio un’esclusione totale dall’accordo di questo settore.

Opposta situazione nell’Unione Europa; ciò è probabilmente dovuto anche dalla diversa natura dell’accordo regionale, che, infatti, non è una solo un’area di libera scambio. Come già esposto, alla base della politica culturale nell’Ue c’è sicuramente la Direttiva “Televisione senza frontiere”, che, se da un lato prevede delle quote per i prodotti audiovisivi europei, dall’altro si prefigge l’obiettivo della totale liberalizzazione in questo settore all’interno dell’Unione. In questo caso, quindi, l’accordo regionale permette una liberalizzazione in diversi mercati, che ad oggi non è stata possibile a livello multilaterale, anche per la pressione fatta dalla stessa Unione Europea.

Il ruolo di una politica di questo tipo è di creare un contesto culturale comune, prevedendo delle limitazioni solo per i prodotti extra-europei. Come già accennato nel Capitolo 1, in questa impostazione si può ravvisare un’applicazione della concezione dialogica della cultura.

Riepilogando, in questi due accordi regionali, avviene una situazione del tutto opposta. Infatti, nel NAFTA viene escluso completamente il settore culturale e quindi, il regionalismo non sopperisce al blocco nei negoziati multilaterali, invece, nell’Ue, le imprese europee negli audiovisivi riescono ad entrare liberamente in diversi mercati, senza che avvenga nulla a livello multilaterale.

Altro ruolo molto importante è quello degli accordi bilaterali. Infatti, il perdurare dello stallo a livello multilaterale potrebbe indurre, sempre di più, stati con un elevato potere negoziale, per esempio gli Stati Uniti, a stipulare accordi bilaterali per garantirsi l’accesso ad un numero sempre maggiore di mercati. Questo rischio è cresciuto con l’irrigidimento crescente dei rapporti a livello multilaterale, dovuto a delle scelte poco o nulla concordate fatte a livello nazionale ed anche a livello internazionale con il tentativo di aggirare il luogo di negoziazione della WTO.

Dato questo rischio, è ancora più opportuno risolvere la problematica a livello multilaterale ed ora verranno discusse possibili opzioni, che potrebbero aiutare a superare il blocco nei negoziati multilaterali. L’elenco delle opzioni che seguiranno è costruito come descritto da Formentini e Iapadre (2009).

La prima opzione che viene considerata è un piano di liberalizzazione delle transazioni internazionali nel contesto del GATS. I membri della WTO potrebbero considerare specifici accessi ai mercati e degli impegni di liberalizzazione per i servizi audiovisivi, conducendo ad uno smantellamento delle politiche di protezione, che creano ostacolo al commercio internazionale.

Questa opzione sembra non facilmente praticabile, poiché la natura culturale dei prodotti audiovisivi richiede politiche specifiche e quindi probabilmente qualche strumento di protezione dalla competizione internazionale. Inoltre, come accennato sopra, è scarso l’incentivo per i singoli paesi ad attuare una liberalizzazione del mercato, senza chiedere degli impegni agli altri paesi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Politiche commerciali e diversità culturale

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Informazioni tesi

  Autore: Armando Coia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economico-aziendali
  Relatore: Lelio Iapadre
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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Parole chiave

politiche commerciali
commercio
diversità culturale
cultura
omc
internazionale
mercato

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