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Stereotipi e pregiudizi nei confronti dei pazienti psichiatrici: gli effetti della riforma psichiatrica

Comportamento pregiudiziale e ricerche in merito

Essendo il pregiudizio un fenomeno proprio dell’essere umano, e considerando il fatto che in Italia è scarsa la ricerca dedicata a questo tema, sarà d’obbligo, e comunque utile, analizzare brevemente alcuni articoli che se ne occupano, comparsi negli ultimi 6 anni su riviste di spessore straniere, europee e non solo.
La considerazione che oggi si ha comunemente del malato mentale ricorda quella che cinquanta anni fa veniva riservata ai “negri” in America: sebbene si stiano facendo progressi in questo senso (per i pazienti delle comunità psichiatriche i contatti con l’esterno aumentano ed essi sono sempre più coinvolti nella vita in società), sono ancora presenti delle vere e proprie ingiustizie nei confronti di alcuni di essi. E il fatto è che queste persone lo percepiscono perfettamente, di conseguenza la loro sofferenza raddoppia; assai esplicativa è la dicitura coniata da James Glass, “stati dell’essere costretti”: dall’interno confusione e dubbi sul sé, intensificati dalla mancanza di senso di appartenenza, dall’esterno la sospettosità di un mondo sociale che guarda ai disturbi mentali con paura e ansia (Glass, 1989; p. 195). Mentre questo peso pare incomprensibile ai non afflitti spettatori, che non capiscono ancora che le persone più discriminate ed emarginate sono anche le più vulnerabili.
Portano avanti un’intensa lotta per sopravvivere e per trovare il modo di tornare ad una relazione umana, fatta di intimità e identità condivisa, assieme alla difficoltà di farsi sentire nel gridare il bisogno di aiuto. Il paziente psichiatrico trova enormemente difficile compiere azioni che agli altri paiono quasi naturali, come farsi degli amici, instaurare relazioni intime e perseguire comuni obiettivi. Sono imprese che troppo spesso rimangono nel silenzio.
Già è notevole la sofferenza causata dal disturbo mentale, se ci si aggiungono i problemi dovuti a stereotipi e pregiudizi la situazione non può altro che peggiorare. A sostenere questa affermazione è M. Johnstone, ricercatrice della RMIT University di Bundoora (Australia), in un articolo apparso nel 2001. Nel 1993 un’inchiesta australiana a proposito dei diritti umani delle persone affette da disturbo mentale concluse che queste si vedono frequentemente “negare diritti e servizi a cui sono autorizzati” (Burdekin et al., 1993; p. 870). Dall’inchiesta emerse che la discriminazione era particolarmente manifesta nella società tradizionale, in praticamente ogni aspetto della loro vita, variando dalle limitazioni per le assicurazioni, all’impiego lavorativo, alla formazione e istruzione. A rinforzare tale discriminazione sono risultati essere profondamente radicati atteggiamenti sociali di paura, ignoranza e intolleranza per la malattia mentale. Vediamo alcuni esempi, riportati dalla Johnstone.
Nel 1999, ad una professoressa universitaria australiana fu negata l’assicurazione sul reddito a causa della sua storia di depressione. E questo nonostante lei si fosse costruita un’ottima carriera e fosse considerata una leader nel suo campo. I 4 mesi di congedo per disturbi mentali furono decisivi per la compagnia assicurativa. Fu poi confermato che la compagnia mai contattò il suo medico o il suo psicoterapeuta per un chiarimento sulle sue condizioni. Alla docente fu semplicemente spiegato che era una politica della compagnia rifiutare in ogni caso richiedenti con storie di depressione. Dopo questa comunicazione decise di citare la politica contro la depressione della compagnia, con l’intento di presentarsi di fronte alla Commissione per i Diritti Umani; invece ricevette una lettera che declinava la sua richiesta, a causa dei suoi “dettagli medici”. La professoressa raccontò successivamente come si sentisse: un sentimento di profonda rabbia per l’ingiustizia subita, rabbia che lasciò poi il posto al senso di vulnerabilità per non aver accesso ai mezzi di protezione del suo reddito in caso di incapacità dovuta ad una qualche improvvisa malattia. Si può chiaramente considerare questa una situazione ansiogena per lei come per chiunque.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stereotipi e pregiudizi nei confronti dei pazienti psichiatrici: gli effetti della riforma psichiatrica

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Informazioni tesi

  Autore: Annarita Felisatti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Alberto Voci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 32

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