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Il disegno nei bambini con sindrome autistica: l'uso e il significato espressivo

Disegno e sviluppo simbolico

Il disegno costituisce una forma antichissima di espressione: le pitture rupestri risalgono a 40000 anni fa, quando i nostri antenati le realizzarono mediante l’uso di pigmenti minerali come l’ocra o il carbone. Queste pitture, rappresentanti scene di caccia o animali, contengono segni primitivi di valenza rappresentativa; chi le ha realizzate ha raffigurato esperienze permeate di emozioni, rendendo visibile l’invisibile. Quelle immagini erano probabilmente destinate ad assolvere varie funzioni: comunicare informazioni, lasciare memorie, disegnare ruoli e identità, evocare fantasie e desideri (G. Pinto, 2009). Analogamente, molti bambini nel corso della prima infanzia scoprono che alcuni oggetti usati fino a quel momento per succhiare, mordicchiare e buttare in terra, se sono impugnati e strofinati contro una superficie lasciano una traccia dietro di sé (Savarese, 2006). Dinanzi a questi primi segni il piccolo prova una sensazione di meraviglia perché si accorge che, così facendo, lascia una testimonianza tangibile e concreta della propria esistenza, del suo essere una cosa separata dal resto del mondo (Magni, 2006).
Dapprima questi movimenti sono prodotti perché producono un piacere intrinseco alla libertà dello scarabocchiare; ma qualche tempo dopo i piccoli scoprono una somiglianza casuale tra il loro disegno e un oggetto familiare, e quindi tentano di estrapolare che cosa il disegno potrebbe rappresentare. La rappresentazione pittorica a differenza della scrittura, è un’attività simbolica che si avvale dell’uso di punti e linee, quindi, nel tentativo di raffigurare un’immagine dotata di significato il piccolo si scontra con le caratteristiche del mezzo espressivo. Sebbene i bambini possano essere in grado di ricostruire mentalmente le immagini o stabilire una corrispondenza tra un oggetto 3D e il disegno di questo, anche relativamente presto, non sono in grado di creare delle immagini rappresentative fino al raggiungimento dei 4-5 anni. Solo con lo sviluppo di una Teoria della mente, i bambini diventano abili nel comprendere gli stati mentali, nell’estrapolare concetti astratti e nel manipolare mentalmente gli oggetti reali (Golomb, 1992). Il disegno, a differenza del gioco, non si presta per il solo atto imitativo esso richiede di riportare su un foglio elementi che in natura hanno una propria organicità e dimensionalità, richiede quindi uno sforzo immaginativo. Diversamente dalla copia, che aspira a una resa fedele degli elementi che costituiscono un oggetto, la rappresentazione richiede l’invenzione di forme, la ricerca di un equivalente. Il vero inizio della rappresentazione come attività pittorica simbolica avviene, infatti, quando la forma disegnata va, per così dire, oltre se stessa e si rivolge a un referente di cui “sta al posto”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il disegno nei bambini con sindrome autistica: l'uso e il significato espressivo

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Informazioni tesi

  Autore: Samanta Baroni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Giuliana Pinto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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Parole chiave

autismo
disegno e teorie psicologiche
tecniche di interveto

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