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Le forme dell'alterità

Il comportamento deviante e i meccanismi di controllo sociale

“La deviazione viene perciò definita in base alla sua tendenza a concretarsi in un mutamento nello stato del sistema di inter-azione, oppure in un nuovo equilibrio conseguito in virtù di forze neutralizzanti, che sono i meccanismi di controllo sociale.”
(T. Parsons ,Il sistema sociale, Edizioni di Comunità, 1965, p. 260).

La personalità (ego) si struttura quindi attraverso delle fasi, adeguandosi ai vari stadi di differenziazione del sistema, in altre parole conformandosi ad esso.
E’ evidente l’importanza che assume per Parsons anche il caso contrario, quello in cui ego non si conforma al sistema, ma devia da esso.
Il comportamento deviante viene analizzato, come nel caso del processo di socializzazione, dal punto di vista del soggetto agente individuale, attraverso i processi di inter-azione che influenzano il suo orientamento e il suo atteggiamento verso una situazione. Si tratta di capire quali sono i processi che turbano l’equilibrio di un sistema e quali i meccanismi di controllo sociale addetti al “mantenimento dei suoi confini”, a neutralizzare cioè le sue tendenze alla deviazione.
Quello che più interessa Parsons, ai fini dell’analisi dei sistemi sociali, è il turbamento dell’equilibrio del sistema di inter-azione ego-alter, definito come la genesi della motivazione per un comportamento deviante: la “tensione” di ego quando il suo sistema di aspettative viene frustrato dall’azione di alter.
Questa tensione comporta un problema di adattamento per ego alla nuova situazione, che egli può affrontare in diversi modi (apprendimento): le sue aspettative in vista di una gratificazione ai suoi bisogni-disposizioni vengono meno, egli di conseguenza può inibire questi bisogni; vengono meno le sue aspettative riguardo l’attaccamento (catessi) verso alter, può così cambiare l’oggetto di catessi; se invece cambia l’orientamento di valore di alter, ego può rinunciare o meno a comprenderlo. In ogni caso l’equilibrio del sistema viene ristabilito cambiando stato o ritornando a quello precedente.
E’ possibile però una situazione che Parsons definisce di “compromesso”, nella quale ego non può o non vuole rinunciare al suo attaccamento verso alter in uno o in tutti i tre casi precedenti, quindi accetta le nuove condizioni reagendo con atteggiamenti ambivalenti di risentimento e ostilità verso alter e verso certi aspetti della sua stessa personalità (conflitto interiore).
In effetti il conflitto di ego riguarda i suoi bisogni-disposizioni, dal momento che, per evitare la perdita o la rivalsa di alter, deve reprimere la necessità di esprimersi negativamente nei suoi riguardi. Questo nuovo bisogno-disposizione di ego viene chiamato da Parsons di conformità forzata, mentre quello inverso, di distacco, prevede la sua reazione negativa verso l’atteggiamento di alter e quindi il rifiuto forzato a conformarsi, non curandosi delle conseguenze.
Il “circolo vizioso” di cui parla Parsons si innesca quando ego, rimanendo nel suo bisogno-disposizione di conformità, diventa sempre più ansioso di assicurarsi l’approvazione (sanzione) di alter che, a sua volta, approverà sempre di meno, aumentando così il suo risentimento. Sia la conformità (forzata) che il distacco sono visti come forme di deviazione, entrambe minano l’equilibrio del sistema.
Il comportamento deviante si differenzia ulteriormente nel carattere attivo o passivo del suo orientamento. Nel primo caso (attività) ego devia dal suo ruolo con maggiore “iniziativa”, ovvero con un maggior grado di controllo sul processo di interazione rispetto al suo ruolo. Nel secondo caso (passività) ego ha minore iniziativa nel processo, che è prevalentemente controllato da alter in misura maggiore a quella richiesta dalle aspettative di ruolo. Un atteggiamento “ribelle” può allora essere identificato come un comportamento deviante di distacco orientato attivamente, così come una “prestazione forzata” è comunque orientata attivamente, ma domina in questo caso l’elemento della conformità. Un consenso forzato o una totale rinuncia di ego verso alter rappresentano entrambi comportamenti passivi, dominati dalla conformità (nel primo caso) e dal distacco (nel secondo).
E’ evidente, secondo Parsons, come dietro atteggiamenti di conformità e distacco si celino rispettivamente bisogni di dipendenza o indipendenza di ego verso alter, inteso come persona (oggetto sociale), o verso lo stesso modello normativo sottostante la loro relazione. In riferimento ad alter come persona ego esprime la sua dipendenza cercando di dominare (attività) il rapporto, o sottomettersi (passività) ad esso; mentre mostrando aggressività (attività) o indipendenza forzata (passività), esprime la sua indipendenza.
In riferimento alle norme sociali vengono individuati, nell’elemento di conformità, gli atteggiamenti di imposizione forzata (attività) e di osservanza perfezionistica (passività); nel distacco l’incorreggibilità (attività), tipica di chi “bleffa”:
“ (…) cioè di colui il quale si fa beffe di regole e leggi, presumibilmente « senza alcuno scopo particolare », e il cui atteggiamento consiste nel « provare e fare ciò che gli pare ».” ( idem, p. 270); infine l’evasione (passività) che caratterizza coloro che evitano di proposito situazioni che comportano sanzioni.
Procedendo per astrazioni Parsons traccia i tipi ideali del barbone, del bohèmien e dello schizofrenico, accomunati dalla componente di distacco passivo. Ad un estremo il barbone potrebbe rappresentare l’anticonformista per eccellenza, colui che evita al massimo le aspettative sociali, vivendo come desidera la propria libertà, senza obblighi nei confronti di nessuno. Il bohèmien occupa una posizione intermedia, fugge anch’egli dalle aspettative sociali ma possiede risorse economiche per vivere “liberamente”, senza sacrificare una vita normale. Il caso estremo è quello dello schizofrenico che si ritira completamente nel suo mondo, evitando qualsiasi relazione di interazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le forme dell'alterità

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Cicchetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Paolo Stauder
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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