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Le stanze dei Motus. Molteplicità di visioni a teatro

Costumi

Si è soliti considerare i costumi come l'elemento più superfluo tra quelli che sono parte costitutiva della messinscena. Il costume connota il personaggio nel genere (maschile o femminile) oppure nello status sociale a cui appartiene, ma rimane comunque un mero orpello. Il personaggio sarebbe lo stesso anche senza quegli abiti.

A mio parere, in Twin Rooms i costumi sono parte attiva della scenografia perché la scelta di altri costumi o l'assenza di essi (ad esempio un costume uguale per tutti gli attori) cambierebbe profondamente la psicologia dei personaggi, e quindi il significato dell'opera.

Cate è un personaggio che nasconde un segreto e questo si evince da un particolare cambio d'abito: alla fine della prima scena, durante la quale indossa un baby-doll e un paio di calze alla parigina, si riveste con un abito rosso dal taglio geometrico e un soprabito nero molto elegante. Il rivestirsi dopo aver confessato al marito il tradimento e l'uso del Dylar denota una duplicità. Cate è in una spirale di paura dettata dal pensiero di morire, eppure è capace di dare un'altra immagine di sé all'esterno: donna che vanta una certa stabilità economica, stabilità che è anche emotiva. Per contro quando è all'interno della stanza indossa sempre lingerie, ovvero un abbigliamento consono ad uno stato di intimità, e quindi di nudità psicologica. Appena esce da quel luogo protetto indossa un abito che funge da maschera.
Jack veste per tutta la rappresentazione un abito scuro con cravatta, occhiali da vista e capelli impomatati. Secondo le convenzioni questo tipo di abbigliamento denota un certo tipo di professione, in questo caso professore universitario. Il fatto che il personaggio non abbandoni mai il suo vestito, neanche quando si immerge in una vasca, ci riporta ad alcune considerazioni fatte nel paragrafo 2.2 riguardo il protagonista di Rumore bianco, Jack Gladney: l'uomo si è creato un personaggio, aumentando la massa corporea e portando sempre degli occhiali scuri, così da mascherare le proprie debolezze. Ciò nonostante la paura della morte è una presenza costante nella sua vita, tanto da portarlo ad azioni estreme.

Allo stesso modo Jack di Twin Rooms sembra ciò che indossa, ovvero una persona equilibrata, capace di gestire le proprie emozioni. In realtà nasconde una personalità tormentata, capace di uccidere perché possiede una pistola e la cui mente è torturata da fantasie psicotiche: in una scena canta In the ghetto di Elvis Presley, imitandone movenze e pettinatura; in un sogno con un paio di baffetti alla Hitler si percuote sopra una bandiera americana urlando "Meini kleine mutter".

Willy Mink riassume in sé due personaggi di Rumore bianco: Murray Siskind e Mr. Gray. Nelle scene in cui il suo ruolo è quello di amico e consigliere di Jack, indossa pantaloni, camicia e giacca neri, ricollegandosi al personaggio di Murray Siskind.

Come detto nel paragrafo su Rumore bianco, questo personaggio è una sorta di Iago che cospira contro Jack, benché nei suoi confronti all'apparenza si comporti da amico. La sua capacità di persuasione convince Jack della necessità di uccidere l'uomo con cui la moglie l'ha tradito, fornendogli anche una motivazione mediante la teoria del credito vitale. La caratterizzazione mefistofelica è propria anche di Mink. Ciò è suggerito anche dal total black del suo abito. Nella penultima scena dello spettacolo si scopre che l'uomo con cui Cate ha tradito Jack è proprio il collega; qui Mink indossa una camicia hawaiana, che lo ricollega al personaggio di Mr. Gray. Nelle pagine del romanzo il personaggio viene descritto vestito con una camicia hawaiana e un paio di bermuda. Questo tipo di abbigliamento viene solitamente collegato ad una condizione vacanziera o di tempo libero, che contrasta con la situazione del personaggio: Mink è in preda agli effetti del psicofarmaco, isolato dalla realtà e incapace di comprendere cosa gli stia accadendo.

Eva Geatti interpreta un personaggio muto per l'intero spettacolo, che si muove all'interno e al di fuori della stanza compiendo azioni di vario tipo. Ad un certo punto comincia a imitare Cate, indossando una parrucca nera e mimando ogni sua azione; in quei momenti indossa solo della biancheria intima sotto ad un impermeabile.

Come osservavo in precedenza, la nudità fisica simboleggia il momento in cui un personaggio, abbandonata ogni remora, scopre la parte più intima di sé; Eva impersona una sorta di alter ego di Cate, ovvero quella parte di lei, che non indossando maschere, si mostra nella sua fragilità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le stanze dei Motus. Molteplicità di visioni a teatro

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Cugusi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Anna Maria Monteverdi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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