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''Si Casus Ferat'' Scienze Umane modalità di Intervento nel percorso seminaristico secondo il Magistero

Gli albori del “Seminario”

Il nome Seminario inizia formalmente dal Concilio di Trento, in precedenza si usavano i termini monastero, conclave, scuola, convitto,ecc. La formazione organizzata attraverso il Collegio inizia propriamente dopo l’esperienza del monachesimo orientale e occidentale. Si parla di Seminario a Tagaste e a Ippona con Sant’Agostino.
Dal secolo IV in poi cominciano a emergere testimonianze dirette di una vera e propria Legislazione seminaristica. Dopo la caduta dell’Impero Romano unico faro di civiltà era la Chiesa, ed essa volle subito illibatezza di costumi, e nei suoi ministri quella verginità che Cristo praticò e tanto degnamente tenne in stima: (Mt 19,20). Si comincia ad avere cura dell’istruzione sacra che però rimane ancora molto generica. La figura del sacerdote dovrà così essere mite, pacifica, colta come si addice al ministro di Colui che è venuto a portare nel mondo la suprema legge dell’amore. Così troviamo scritto nelle tre epistole di Papa Siricio (a. 384-389).

Giunti al secolo V il sacerdozio è visto ormai universalmente come un onore, e quindi si fa strada l’ambizione. Il papa Leone Magno non poté permettere tali abusi e intervenne obbligando un tirocinio disciplinare e di istruzione. Spesso i chierici vengono richiamati alla modestia di vita.
È certo che per i secoli IV, V e VI l’educazione dei futuri sacerdoti è indirizzata secondo le prescrizioni e le usanze delle scuole e convitti istituiti per i Monasteri. Fino alla fine del secolo VI non si hanno più documenti degni di nota. La preparazione dei futuri presbiteri segue le linee comuni del tempo, ostacolata spesso per la continua pressione dei barbari. Il pontefice che fino a questo punto più ampiamente si interessa della Legislazione seminaristica è il grande papa Gregorio Magno. In nove epistole parla di chierici-seminaristi con tanto amore paterno e tanto zelo apostolico.

Il santo Papa ripropone alcuni capisaldi come la libera ed espressa accettazione della castità perpetua, la prova delle buone qualità più che il desiderio degli ordinandi. Ancora un lungo intervallo: per oltre un secolo non possediamo documenti ufficiali. Solamente alla fine del 700 e nella prima metà dell’800 abbiamo la Rinascita Carolingia e vari concili provinciali che si preoccupano di educazione seminaristica. Ad Aquisgrana si riportano nel capitolo 135 le regole di San Crodegango vescovo di Metz, che prescrivevano vita in comune, disciplina, studio, sotto la solerte vigilanza di un superiore per preparare coloro che si accingevano a diventare presbiteri.

Ma è soprattutto importante ricordare alcuni Capitolari, in cui si indicano gli argomenti di esame e quindi di studio: fede cattolica, simbolo, orazione domenicale, i canoni ecclesiastici, messa secondo il rito romano. Il fervore di iniziative prosegue in tutto il sec. IX per cui la formazione dei chierici viene portata ad un livello superiore, non si sopportano gli incolti, si esigono scuole e professori adeguati, si vuole la vita in comune con dettagliate prescrizioni.
Nella seconda metà del secolo troviamo il Concilio Romano (a.853) e una lettera di Giovanni VIII, inviata tra l’873 e l’875 in Inghilterra. Al Concilio Romano, oltre che la conferma delle prescrizioni del Concilio Romano del 826, si aggiungono norme riguardanti l’istruzione. Con il secolo di ferro si entra in una decadenza di costumi e istituzioni e la legislazione ufficiale sembra tacere.

Questo brano è tratto dalla tesi:

''Si Casus Ferat'' Scienze Umane modalità di Intervento nel percorso seminaristico secondo il Magistero

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Visentini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna
  Facoltà: Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna
  Corso: Baccalaureato in Teologia
  Relatore: Carlo Sartoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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