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Paternità in carcere: una ricerca esplorativa

Padri detenuti, ruolo genitoriale e rapporto con i figli

Trovarsi in situazione di reclusione non significa necessariamente essere un cattivo genitore anche se tale convinzione – o, forse, semplice pregiudizio – è riflessa nell'individuo sia dalla percezione che egli ha dell'ambiente, sia dalle immagini di sé che questo gli rimanda. Inoltre, si deve considerare che il vissuto di inadeguatezza rispetto al problema del rapporto con i figli tende ad acuirsi a seguito dell'ingresso in carcere a causa di difficoltà economiche, amministrative o giuridiche, nonché di conflitti e/o ricomposizioni familiari. L'ostacolo riscontrato più di frequente riguarda proprio l'assunzione del ruolo paterno e delle funzioni che questo comporta poiché le condizioni per esercitarle sono determinate da diversi meccanismi psicologici, ma anche da numerose norme e aspetti sociali e psicosociali; per questo motivo, si osserva spesso l'abbandono del ruolo genitoriale con numerose conseguenze sullo sviluppo del minore.
È doveroso ricordare che, come afferma A. Bourgeba, la paternità – a differenza della maternità che si fonda sull'esperienza – si fonda dapprima sull'enunciato della madre che ha la funzione di mediare le prime relazioni tra padre e figlio, poi su quello del bambino che attende dal padre l'assunzione delle sue responsabilità. Il padre, infatti, ha il compito di proiettare il bambino in una struttura dominata da regole di alleanza e appartenenza ed è proprio questo trasferimento del bambino da un universo dominato da legami sensibili ad uno dominato da legami simbolici che caratterizza la funzione paterna. Tuttavia, l'esperienza paterna è altresì un'esperienza sensibile che permette al padre di percepire il figlio come un prolungamento del sé, contribuendo così ad inserirlo in una rete strutturata di appartenenze, nonostante il loro legame sia immerso in una serie di relazioni dominate da reciproche identificazioni dominate dal dilemma “essere o non essere” e non, come nella posizione edipica, dal dilemma “avere o non avere”. Lo stesso autore afferma, quindi, che “la paternità si costruisce su un attaccamento affettivo rappresentato dall'identificazione del bambino con un immaginario complesso, prodotto dallo stesso padre”.
In condizione di restrizione, non potendo essere vissuto nella realtà, il legame padre-figlio si concretizza dunque in un attaccamento ipertrofico sul piano dell'immaginario da parte del padre: tanto più questi perde il contatto con il figlio tanto più tende ad attribuirgli un'importanza straordinaria fissandolo in un quadro ideale; in particolare, tale ipertrofia può suscitare proiezioni terrificanti, inerenti al futuro del proprio figlio, oppure idilliache e fuori dalla realtà. In entrambi i casi il figlio ideale può sentirsi in competizione con l'immagine che il padre ha di lui – con il figlio sognato – e non ha la possibilità di riscattarsi imponendo al padre di rivedere il suo sogno sulla base della realtà; col tempo il figlio tenderà ad allontanarsi radicalmente da tale immagine e, talvolta, dal padre stesso tanto che non vorrà più comunicare con lui. L'eccesso di immaginazione nell'attaccamento del padre al figlio può pertanto originare ostacoli compromettenti ai fini della loro relazione, fino a renderla anche impossibile.
È necessario tenere presente, inoltre, che i legami con il figlio sono quasi sempre caratterizzati dalla paura del genitore di trasmettergli i “germi psicologici” che l'hanno reso un delinquente e dal momento che la pena tende a rafforzare le esperienze di irresponsabilità, piuttosto che favorire la formazione del sentimento di responsabilità, le stesse condizioni della detenzione reprimono lo sviluppo di una funzione paterna che sia matura ed affidabile. Infatti, poiché si può trasmettere solo ciò di cui ci si sente responsabili, i punti di forza dell'esperienza carceraria – infantilismo, irresponsabilità, vittimismo – impediscono al genitore detenuto di assumersi la responsabilità della propria storia che, una volta trasmessa al figlio, rischia di spingerlo ad una storia infelice.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Paternità in carcere: una ricerca esplorativa

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Informazioni tesi

  Autore: Luna Ferri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Chiara Pazzagli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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Parole chiave

paternità
affettività
carcere
pattern di attaccamento
effetti separazione dal padre
adult attachment projective
aap
millon clinical multiaxial inventory-iii
millon-iii
mcmi-iii
modello di attaccamento

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