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Adolescenti e Suicidio.

La ricchezza della famiglia che protegge

Tutti i genitori si chiedono se sono dei “buoni genitori”, mossi dal desiderio di dare ai propri figli gli strumenti migliori per affrontare la loro vita e il timore di non essere all'altezza. I genitori sono consapevoli che il loro atteggiamento è fondamentale per lo sviluppo della personalità del proprio figlio. Tutti i giorni, però, i genitori sono anche bombardati da messaggi contraddittori e ansiogeni; il rischio è di perdere la bussola e di finire nel vicolo cieco dei sensi di colpa che sono spesso immotivati.
La famiglia è certamente il luogo privilegiato della prevenzione primaria del suicidio adolescenziale: forti legami familiari, genitori attenti, supportivi, disponibili all’ascolto e al confronto, capaci di insegnare e di fornire modalità non violente di risoluzione dei conflitti, che favoriscono solidi legami di amicizia con i coetanei del figlio e ne sviluppano la crescita e l’esplorazione positiva, sono riconosciuti all’unanimità tra i più importanti fattori protettivi, indipendentemente dall’etnia di appartenenza dell’adolescente. Da numerose ricerche risulta che una delle principali preoccupazioni dei genitori riguarda il rendimento scolastico. Dei cattivi risultati a scuola indicano la presenza di un disagio, spesso un modo per contrapporsi ai genitori, soprattutto nella fase adolescenziale. Occorre valutare se lo scarso rendimento scolastico costituisce un segnale d'allarme. L'atteggiamento migliore da parte dei genitori resta sempre quello di concedere ai figli uno spazio di ascolto. Inoltre molti genitori si aspettano che i figli “crescano tutti allo stesso modo”, nel senso che siano uguali tra loro. I genitori si aspettano che il figlio compia ciò che loro non sono riusciti a realizzare, che soddisfi i desideri che a loro invece sono stati negati. Ogni genitore sperimenta le differenze tra il figlio ideale e il figlio reale: desiderano che i figli debbano essere uguali a loro, dimenticando che ogni individuo, oltre a possedere uno specifico corredo cromosomico, possiede un proprio temperamento e delle caratteristiche che gli sono proprie. Quindi non bisogna meravigliarsi che i figli crescano in modo diverso, anche se i genitori si impegnano a fornire gli stessi insegnamenti e offrono medesime opportunità. Inoltre i genitori cambiano nel tempo: l'avanzare degli anni li cambia, così come muta la loro relazione di coppia e di conseguenza anche le relazioni con i figli. Il genitore deve saper riconoscere ed accettare le differenze tra i figli, oltre a diventare consapevole che si stringono relazioni differenti con i propri figli a seconda della fase di vita che sta attraversando.
Occorre che il genitore sia sempre attento a quanto accade al proprio figlio, prestando particolare attenzione all’eventuale presenza di quelli che, secondo la letteratura internazionale, sono considerati i principali fattori di rischio per i comportamenti devianti e suicidari, senza però dimenticare che l’adolescenza di chiunque è anche contrassegnata da frequenti momenti di incertezza, bassa autostima, problemi di concentrazione e difficoltà scolastiche, problemi sentimentali, indecisioni, elementi, questi, assolutamente comuni e tipici data la particolarità di tale periodo evolutivo, nel quale l’identità del giovane si va a delinearsi e, poco a poco, a definirsi stabilmente.
Cosa succede, invece, quando due genitori non sono complici e sono in disaccordo su tutto? In genere succede che i genitori, in questi casi, cercano la complicità dei figli e ciò indica che all'interno della coppia qualcosa non funziona bene. L'educazione dei figli diventa un campo di battaglia e ciò confonde i figli oltre a mandare in crisi la coppia.
Numerose ricerche hanno dimostrato come un buon adattamento sia associato a relazioni genitore-figlio caratterizzato da accettazione, vicinanza, calore, cura e affetto da un lato, fermo controllo, disciplina, autorevolezza, monitoraggio e buon esempio dall’altro. Innanzitutto bisogna distinguere l'autorevolezza dall'autorità. Essere autoritari è spesso indice di debolezza interiore, al contrario l'autorevolezza presuppone un riconoscimento che si ottiene, giorno dopo giorno, “sul campo”, nel senso che è un risultato di un percorso educativo caratterizzato da gratificazioni e limiti necessari per instaurare un rapporto di comunicazione e di fiducia tra il figlio e il genitore. Parlare al proprio figlio, spiegandogli le decisioni genitoriali prese di comune accordo è necessario affinché il figlio non viva il divieto come un'imposizione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Adolescenti e Suicidio.

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Negroni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Consulenza pedagogica disabilità e marginalità
  Relatore: Vittore Mariani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 210

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