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Non ci resta che memare - Meme e depressione nel mondo contemporaneo

2020'meme: how to survive in a pandemic crisis

Il 2020, con la pandemia e i suoi tragici risvolti in primo piano potrebbe essere paragonato in termini catastrofici sociali ad altri terribili eventi che si sono verificati nel corso della storia, come ad esempio l'influenza spagnola che ha piegato in due l'umanità e che portato nel giro di due anni (1918-20) a toccare oltre 50 milioni di vittime; o ancor prima la peste nera che in un'epoca in cui i progressi medici e tecnologici che non erano minimante paragonabili a quelli del 1918 (figuriamoci a quelli attuali) uccise, secondo fonti e ricostruzioni storiche, almeno un terzo della popolazione mondiale, e potremmo continuare ad elencare altri tremendi e tristi avvenimenti storici, ma non è lo scopo di questo lavoro.

Questo preambolo mi consente di mettere in evidenza un dato importante che differenzia gli eventi e l'impatto di essi dall'attuale pandemia: adesso, a differenza di allora abbiamo qualcosa che le persone che hanno affrontato le vecchie pandemie non avevano. Ovviamente non parlo solo in termini di progressi scientifici, medici e culturali, ma sto parlando dei meme.

Prima di addentrarci all'interno della carrellata memetica del 2020 – che in un certo senso risulta essere ancora in corso – dobbiamo sviscerare un punto fondamentale e provare a rispondere ad una domanda banale ma non troppo: è giusto ridere e fare ricorso a questi meme in un momento storico del genere?

Personalmente ritengo che ricorrere a questo tipo di narrazione umoristica a tratti dark sia la cosa migliore (e per alcuni la più terapeutica) da fare per scongiurare eventi e scenari di cui non abbiamo un controllo diretto, e nell'era di Internet che si propone di essere l'era della cultura partecipativa, il medium e lo strumento di comunicazione per eccellenza è il meme – ma questo abbiamo avuto modo di vederlo e ribadirlo più volte nel corso di questo lavoro – che ci consente di entrare non solo in una forma di connessione e partecipazione con altri, ma che rappresenta un po' il nostro biglietto da visita, il nostro modo di interfacciarci con il mondo circostante e con cui spesso comunichiamo le nostre opinioni, trasmettiamo le nostre idee e ci scambiamo osservazioni; in altre parole, i meme possono considerarsi a tutti gli effetti il nostro modo di stare al mondo nella sfera di mondo digitale.

E dunque se i meme sono riusciti nel giro di pochi anni ad acquisire sempre più forza e più consenso mediatico allora dobbiamo riconoscere e riservare il giusto ruolo a questi all'interno della nostra società, poiché quando condividiamo e ridiamo di un meme (a prescindere dal tema e dal suo contenuto) stiamo utilizzando un linguaggio universale, e quindi non facciamo riferimento a qualcosa che accomuna e riguarda solo me, ma che riguarda noi.

Solitamente l'umorismo risulta essere soggettivo e anche generazionale, in questo caso quello che si cela nei meme generatisi dalla pandemia ci porta a ridere e a sdrammatizzare verso un qualcosa che abbiamo – e stiamo – sperimentando tutti sulla nostra pelle. Ora se è vero che spesso e volentieri il metodo prediletto per comunicare il nostro punto di vista su un determinato evento, (soprattutto nell'era della cybercultura) o su una situazione si manifesta tramite la condivisione di meme ritengo che la risata che si genera da questi meme può avere – e deve – la funzione di esorcizzare e di ridurre lo stress e l'angoscia che quel dato evento o situazione ha generato in noi. Come nel caso dei depressive meme che tramite il loro umorismo più celato e più dark, aiutano le persone depresse a rivalutare il peso dei loro pensieri negativi (facendo emergere anche la dimensione solidale) qui l'umorismo non solo ha la pretesa di generare lo stesso effetto benefico, ma aiuta a rafforzare quel sentimento di supporto collettivo del tipo 'okay siamo tutti in questa m***a insieme'.

Il meme (vedi immagine sopra), datato aprile 2020, mostra, come abbiamo avuto modo di vedere finora, in chiave post-ironica proprio questo paradosso, ovverosia il paradosso in cui tutto può accadere: il punto di partenza è gennaio con gli incendi in Australia che hanno distrutto circa il 20% delle Blue Mountaints – tra gli ecosistemi più importanti e vasti del pianeta; passando per febbraio in cui l'epidemia che nel frattempo viene battezzata sotto il nome Covid-19 inizia a diffondersi in varie parti del mondo, fino a quando a marzo viene stabilito dall'OMS che tale epidemia è a tutti gli effetti una pandemia di natura globale dovuta alla sua rapida diffusione e all'alto numero di vittime che stava mietendo; arrivando ad aprile (mese in cui appare il meme sopracitato) in cui si iniziano ad ipotizzare quelli che potrebbero essere gli scenari dei mesi successivi, come ad esempio l'arrivo di forme di vita extraterrestre, oppure il risveglio di un'enorme Godzilla pronto a distruggere ogni forma di civiltà e via discorrendo.

Da questo primo punto di partenza possiamo comprendere alcuni stati d'animo che sono emersi in alcuni dei più famosi meme del 2020, e inizieremo la rassegna memetica nell'epoca della pandemia prendendo in analisi tre temi in particolare che si sono rivelati tra i più utilizzati per comunicare determinati mood nel corso del 2020: il desiderio di tornare indietro o ad una forma primitiva, la paura nei confronti del futuro e il bisogno di fuggire.

Nel primo caso il template più famoso è riconducibile al meme Return to Monke, che rappresenta un invito rivolto agli esseri umani da parte delle scimmie (letteralmente) nel tentativo di farli tornare alla loro forma primitiva, mentre il tema o il messaggio comunicativo di questi meme è relativo alla funzione di poter riuscire a portare l'uomo ad esplorare la vita nella giungla caratterizzata dall'assenza di preoccupazioni di natura esistenziale (come accade appunto nel mondo delle scimmie), per attuare una sorta di dietro fronte dalla civiltà e dal progresso per fuggire in un ambiente meno caotico e più rassicurante. I meme che fanno parte di questa categoria sono mossi da un desiderio di fondo di poter tornare indietro, da una parte regredendo in una forma ancestrale per poter vivere una vita più spensierata, dall'altra parte si mira a voler tornare indietro, magari per poter cambiare le cose in meglio o per sfuggire proprio da questa dura e inedita realtà, e quale anno migliore se non il 2020 può rappresentare al meglio il desiderio di voler tornare indietro?

Della seconda categoria, in cui la speranza è quella di poter letteralmente tornare indietro nel tempo, troviamo alcuni meme in formato POV come i template Your Finally Awake che pongono lo spettatore nel ruolo di un qualcuno che si è appena svegliato dopo un lungo tempo di incoscienza e che di conseguenza non ha vissuto tutti gli eventi traumatici e catastrofici del 2020, in quanto (seguendo la struttura narrativa di questi template) tutto è stato frutto di un brutto sogno; a questi solitamente sono accompagnati riferimenti nostalgici, come le faccine dei Rage Comics che sono state ripescate dopo anni nel dimenticatoio memetico e altri elementi iconici della meme culture, per giocare sulla dimensione 'e se tutto fosse solo un brutto sogno?'.

Se da un lato abbiamo i meme che spingono nel voler tornare ad un tempo migliore in cui le cose non erano d'altronde poi così male se messe in relazione agli eventi attuali, dall'altro troviamo i meme che guardano al futuro con preoccupazione e orrore. Esempio lampante sono i meme Can't Get Any Worse, che sono composti solitamente dalla classica formula top/bottom text, con la didascalia del titolo da cui prendono il nome i vari template che si sono generati nel corso del 2020, e le varie immagini di accompagnamento che vengono utilizzate (quasi sempre sono a sfondo catastrofico/apocalittico), il cui scopo è quello di guardare agli avvenimenti futuri con paura e incertezza, supponendo e prevedendo che tutto sarà inevitabilmente terribile. Il punto è che in un anno che ha solo generato scompiglio e sventato catastrofi su catastrofi, non è poi così impensabile prevedere che questi scenari per quanto assurdi siano totalmente inimmaginabili.

Collegati a questa categoria troviamo anche i meme That's Another One For Apocalypse Bingo che descrivono storie tragiche e bizzarre avvenute nel 2020 posizionate sopra il frame del film di animazione targato Disney Le Follie dell'Imperatore, in cui è presente la frase da cui prende il nome. Lo scopo di questi meme è quello di smorzare le aspettative negative in relazione allo stato attuale del mondo, mostrando come non abbiamo avuto altra scelta che accettarlo e adattarci a questa nuova realtà se non con un sorriso forzato.

La terza categoria, ovvero il desiderio di fuggire – dall'inevitabile dura realtà che ci circonda – può essere riassunta con un tweet di Andy Milonakis datato maggio 2020 che ha iniziato a circolare in tutte le pagine principali di meme e sui social network, e che in un certo senso ha riassunto il sentimento collettivo del mondo, il tweet recita: Congratulations to the Astronauts that left Earth today. Good choice (Congratulazioni agli astronauti che hanno lasciato la Terra oggi. Ottima scelta). [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Non ci resta che memare - Meme e depressione nel mondo contemporaneo

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Informazioni tesi

  Autore: Danilo Petrassi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Comunicazione e Tecnologie dell'Informazione
  Relatore: Emanuele Fadda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 144

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depressione
disturbi mentali
meme
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