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Il Cardinal Maurizio di Savoia: collezionista e mecenate nella Roma del Seicento

Antonio Mariani della Corgna e l’inventario del 1635

Valida traccia per ricostruire almeno in parte quella che fu senza dubbio una felice stagione collezionistica per la dinastia sabauda sono due inventari dei beni della principessa vedova Ludovica datati 1657 e 1679, rispettivamente anno della morte di Maurizio che aveva lasciato alla moglie quanto rimasto della sua quadreria e della morte della vedova; ma fondamentale si rivela soprattutto l’inventario dei beni del Cardinale compilato da Antonio Mariani detto della Corgna (ca. 1584-1654) nel 1635 che riporta le opere conservate nel Palazzo di Torino, a Mirafiori e quelle giudicate migliori dall’artista romano ed esposte nelle sale del Castello di Rivoli. L’importanza di tale documento è data dal fatto che l’autore, stimato pittore e critico d’arte, spesso associa ad una sintetica descrizione del dipinto il nome dell’artista, le misure e ne fornisce un giudizio qualitativo, permettendo così agli studiosi di oggi non solo di rintracciare con più facilità i quadri di riferimento, ma anche di far luce sul gusto figurativo dominante nell’ambiente romano della prima metà del secolo. Responsabile della scelta del Mariani per la redazione dell’inventario fu Lodovico San Martino d’Aglié, marchese di San Damiano, poeta «marinista» alla corte di Carlo Emanuele I ed accademico desioso a Roma nell’entourage del cardinal Maurizio, dove svolse anche il compito di ambasciatore ordinario per conto dei Savoia. Le qualità culturali del nobile piemontese avevano favorito i rapporti con i Barberini e in particolare con Urbano VIII che, poeta come il d’Aglié, gli aveva in più occasioni manifestato nei poemi la sua ammirazione. Gli affari dei Barberini erano seguiti molto da vicino anche in rapporto agli acquisti delle opere d’arte, dei quali peraltro Lodovico si occupava in prima persona, con l’aiuto del Cavalier d’Arpino, curando gli interessi del casato sabaudo e anche i propri. La prima commissione finora nota dei Barberini a favore di Antonio della Corgna risale al 1631, quando l’artista aveva ormai raggiunto un notevole successo come autore dell’estimo della collezione Ludovisi. Ma il rapporto con la corte sabauda è antecedente e risale al 1625, quando il pittore, ancora poco conosciuto benché quarantenne, si muoveva nell’orbita di Agostino Tassi (1566-1644), in quegli anni attivo a Roma per il cardinal Maurizio. Lo stretto contatto con il quadraturista romano, che esercitava per il Cardinale la funzione di consigliere per gli acquisti di opere figurative, dovette aiutare il Mariani a diventare quell'abile conoscitore che di lì a poco sarebbe stato chiamato da diverse corti per giudicare la qualità delle collezioni più celebri. La notizia del primo soggiorno di Della Corgna in Piemonte ci è fornita da una lettera spedita da Roma a Torino il 13 Aprile del 1635; il mittente è Lodovico San Martino d’Aglié e il destinatario Vittorio Amedeo I di Savoia: «se ne viene Antonio Mariano della Cornia per obbedire i cenni di V.A.R. e come pittore intendente della diversità delle maniere de’ pittori per dar giuditio de quadri migliori essendo egli unico in questa materia in Roma, e quell’istesso che fù rappresentato a V.A.R. dal S.r di Crichì…». Da questo documento si evince che, oltre a d’Aglié, il tramite per l’affidamento del compito di inventariare le raccolte sabaude all’artista romano fu il duca Carlo I di Créquy (1578-1638), ambasciatore di Luigi XIII.

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Il Cardinal Maurizio di Savoia: collezionista e mecenate nella Roma del Seicento

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Fontanesi
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Beni Storici Artistici
Anno: 2011
Docente/Relatore: Fortunati Vera
Istituito da: Università degli Studi di Bologna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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