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La politica mediterranea dell'Unione europea

La prima revisione degli accordi con i paesi del Maghreb e del Mashreq alla luce del cosiddetto “approccio globale”

Tra il 1976 e il 1977 la Comunità concluse, sulla base di quanto detto sin qui, sette accordi con i paesi del Maghreb e del Mashreq. Il fondamento giuridico di questi accordi risiede nell’articolo 238 del trattato CEE relativo agli accordi di associazione, ma essi furono definiti come accordi di cooperazione. Si tratta di una modifica nella denominazione “il cui significato và al di là del piano terminologico”: si ha a che fare, infatti, con accordi di più ampia prospettiva rispetto a quelli basati semplicemente su aspetti commerciali e ciò grazie all’approccio pluridimensionale” che essi intendono perseguire, volto a favorire lo sviluppo dei paesi mediterranei non membri in una varietà di settori. Se poi ci si addentra, più nel dettaglio, nel merito dei suddetti accordi è possibile notare come questi siano sostanzialmente in linea con il dibattito relativo al Nuovo Ordine Economico internazionale, così come previsto dalla dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1974. Il tema centrale dell’agenda internazionale, soprattutto grazie al blocco dei paesi terzomondisti e al contesto socio-economico che seguì la crisi petrolifera del ‘73, risultava essere quello dello sviluppo e, in particolare, quelle che sarebbero dovute essere le azioni e gli strumenti idonei a ridurre il gap strutturale tra paesi del sud e del nord del mondo. Gli accordi di cooperazione stipulati dalla Comunità con Algeria, Marocco e Tunisia furono conclusi rispettivamente il 25, 26 e 27 aprile 1976 e risultavano essere molto simili l’un con l’altro. Possiamo quindi prendere in considerazione come “modello-tipo” di accordo quello tra la CEE e l’Algeria. Nel preambolo si rileva come scopo dell’accordo sia quello di “instaurare una vasta cooperazione che contribuirà allo sviluppo economico e sociale dell'Algeria e favorirà il rafforzamento delle relazioni tra la Comunità e l'Algeria”, nonché quello di “instaurare un nuovo modello di relazioni tra Stati industrializzati e Stati in via di sviluppo, compatibile con le aspirazioni della Comunità internazionale ad un ordine economico più giusto e più equilibrato”. Il titolo primo affronta il tema della cooperazione economica, tecnica e finanziaria, evidenziando che le attività della CEE sul territorio del paese partner saranno complementari alle azioni già intraprese dai paesi interessati. La cooperazione ha una molteplicità di obiettivi: sviluppo delle infrastrutture economiche, modernizzazione dell’apparato agricolo e industriale, cooperazione nei settori scientifico, tecnologico ed ecologico, cooperazione nel settore della pesca, politiche volte a favorire gli investimenti privati sul territorio di riferimento, agevolare l'acquisto, a condizioni favorevoli, di brevetti e di altre proprietà industriali e così via. Il Protocollo n°1 (che considera il periodo 1978-1981) relativo alla cooperazione tecnica e finanziaria prevede la possibilità che la CEE prenda parte “al finanziamento di progetti atti a contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’Algeria”. In particolare, l’aiuto finanziario offerto dalla Comunità consta di due filoni principali: i prestiti della Banca Europea per gli Investimenti e i finanziamenti sotto forma di aiuti non rimborsabili. All’interno della prima categoria citata, si possono individuare anche i prestiti “a condizioni speciali”, cioè prestiti che sono garantiti per 40 anni (con una dilazione di ammortamento di 10 anni) ad un tasso d’interesse dell’1 per cento. Il contributo offerto dalla Comunità al finanziamento di progetti nei paesi partner può assumere la forma di cofinanziamento (previo accordo con il paese di riferimento) a cui possono prender parte, oltre alla CEE, istituti di credito e di sviluppo del paese interessato ma anche Stati terzi, oppure organismi finanziari internazionali. Per quanto concerne gli scambi, il titolo II indica che l’obiettivo primario è quello di “promuovere gli scambi tra le parti contraenti, tenendo conto dei rispettivi livelli di sviluppo e della necessità di realizzare un migliore equilibrio negli scambi commerciali” in modo tale da poter “accelerare il ritmo di espansione del commercio della controparte e migliorare le condizioni d'accesso dei suoi prodotti al mercato della Comunità”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La politica mediterranea dell'Unione europea

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Informazioni tesi

  Autore: Lucia Gullà
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Studi europei
  Relatore: Andrea Santini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 138

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