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La vera storia del cigno nero. Incertezza e imprevedibilità nella vita umana.

Il Cigno nero e la triade dell'opacità

Il termine Cigno nero trae le sue origini da un'espressione latina, il suo antico riferimento ê il poeta Giovenale "Raris avis in terris nigroque simillima cygno" , ( Giovenale, 6,165) espressione che significa "una persona buona ê tanto rara come un cigno nero" , essa è diventata comune a Londra nel XVI secolo come una dichiarazione che descrive l'impossibilità, derivante dalla presunzione europea che tutti i cigni fossero bianchi. Dopo la scoperta dei cigni neri in Australia Occidentale nel 1697, da una spedizione olandese guidata dall'esploratore Willem de Vlamingh , tale espressione non è più valida, ma evidenzia il grande limite del nostro apprendimento basato sulle osservazioni e sull'esperienza, nonché la fragilità della nostra conoscenza. Una sola osservazione basta a confutare un'asserzione generale rafforzata per millenni dagli avvistamenti di milioni di cigni bianchi.

Il Cigno nero è un evento che possiede tre caratteristiche fondamentali: è un evento isolato, che non rientra nelle nostre normali aspettative perché niente nel passato ha lasciato presagire il suo avvenire; è un evento che ha un impatto enorme; è un evento prevedibile solo a posteriori, solo dopo che è avvenuto la mente umana cerca di renderlo spiegabile e prevedibile. Alcuni Cigni neri permettono di spiegare il nostro mondo, il successo delle idee e delle religioni, gli eventi storici o accadimenti della nostra vita personale ; i Cigni neri nel corso del tempo sono aumentati sempre di più, in particolare l'accelerazione ê iniziata con la Rivoluzione Industriale, e man mano che il mondo va avanti diventa sempre più complicato e imprevedibile. La scarsa prevedibilità e l'impatto enorme del Cigno nero lo rendono un grande mistero, a ciò si unisce il fatto che tendiamo a comportarci come se non esistesse, ci concentriamo sui dettagli invece di osservare il quadro generale, tendiamo ad apprendere dall'esperienza e dalla ripetizione, perdendo di vista il carattere accidentale degli eventi. Ci concentriamo sulle cose che già sappiamo mentre trascuriamo quelle che non conosciamo e ciò ci rende inadatti a cogliere le opportunità, gli attimi, imbocchiamo sentieri già battuti penalizzando cosi noi stessi come individui rari, unici, capaci di pensare l'impossibile (Taleb, 2008).

Molti Cigni neri sono ingigantiti proprio perché sono imprevisti. Nel caso dell'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 se il rischio fosse stato concepito prima, l'attacco non sarebbe avvenuto, la zona sarebbe stata sorvolata da aerei da combattimento, le porte delle cabine di pilotaggio sarebbero state a prova di proiettile. O ancora lo tsunami che colpì il Pacifico nel dicembre 2004, se fosse stato previsto le zone colpite sarebbero state meno popolate e sarebbe stato istituito un sistema di preallarme. Altri Cigni neri possono essere l'ascesa di Internet, il computer, o il laser, nessuna delle tre fu pianificata o prevista al momento della sua scoperta. Nel futuro non c'ê niente di solito.

Dall'incapacità di prevedere gli eventi isolati deriva anche l'incapacità di prevedere il corso della storia, vediamo gli eventi ma non il copione che li produce, "il generatore della storia" ( Taleb, 2008). Quando la mente umana entra a contatto con la storia soffre di tre disturbi, ossia di quella definita da Taleb come "Triade dell'opacità" : l'illusione della comprensione, la distorsione retrospettiva e la sopravvalutazione delle informazioni fattuali da parte delle persone che platonizzano.

L'illusione della comprensione riguarda il fatto che ognuno di noi crede di sapere come stanno le cose, in un mondo che è più complicato di quello che pensiamo; si crede che il mondo sia più prevedibile e spiegabile di quanto non sia effettivamente, dietro questi errori di previsione c'ê l'illusione, ma anche un problema di conoscenza, la maggior parte delle persone crede realmente di capire le dinamiche e le cause dei conflitti e anche se accadono fatti non previsti, non si rendono nemmeno conto di non averli previsti.

La distorsione retrospettiva ossia possiamo valutare le cose solo dopo che sono avvenute, come se le vedessimo in uno specchietto retrovisore; la nostra mente cerca di trovare un senso e una spiegazione a qualsiasi fenomeno, incapace di accettare l'idea dell'imprevedibilità. Gli eventi sono inspiegabili ma le persone intelligenti vogliono trovare comunque una spiegazione, e più sono intelligenti più la spiegazione è coerente e incalzante. La società e la storia non strisciano, ma saltano, passano da una frattura all'altra, ma nonostante ciò, all'uomo piace credere in una progressione continua che procede per piccoli incrementi.

L'ultimo punto della triade riguarda la sopravvalutazione delle informazioni fattuali e l'handicap delle persone autorevoli e colte in particolare quando creano le categorie, quando platonizzano. Il termine "platonicità" che deriva dalle idee di Platone, sottolinea la nostra tendenza a confondere la mappa con il territorio, a concentrarci su forme pure e ben definite, evitando tutto ciò che è astratto. Quando la nostra mente è popolata da idee e costrutti netti, privilegiamo questi piuttosto che strutture più confuse e meno duttili. Una manifestazione della platonicità è il desiderio di dividere la realtà in forme chiare, in categorie, definite da Aristotele come le funzioni logiche del pensiero; categorizzare è necessario per l'uomo, ma diventa patologico se le categorie sono considerate fisse e impediscono la modifica dei confini e dei contenuti. Inoltre è utile per semplificare la complessità della realtà, eliminando le fonti dell'incertezza ma ci impedisce di capire com'è strutturata la realtà. La piega platonica è il luogo dove si produce il Cigno nero, è il confine in cui la mentalità platonica entra in contatto con la realtà confusa dove il divario tra ciò che si sa e ciò che si crede di sapere diventa ampio e pericoloso ( Taleb,2008).
Se avessimo a che fare con un mondo deterministico, privo cioè di casualità e lo sapessimo con certezza, le cose sarebbero abbastanza semplici. Ma il problema è che non siamo sicuri di conoscere con certezza la forma del mondo in cui viviamo. Leggiamo troppo nella storia recente, non necessariamente rappresentativa, affermando cose come "Questo non ê mai successo prima" , ma la storia ci insegna che le cose non accadute, accadono, e possiamo capire molto di più se ampliamo il nostro orizzonte, se andiamo oltre.

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La vera storia del cigno nero. Incertezza e imprevedibilità nella vita umana.

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Informazioni tesi

  Autore: Italia Fiorentino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Luigi Caramiello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 71

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Parole chiave

incertezza
sociologia
sociologia della scienza
popper
falsificazione
cigno nero
n. taleb
imprevedibilità

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