Federalismo e Modernità. L'origine del pensiero federalista e la sua attuazione come soluzione alle sfide poste dalla modernità

Nella cerchia degli intellettuali compatrioti, colui che maggiormente si illuse di poter conciliare il suo ideale concetto di nazione con quello di un’Europa unita fu Giuseppe Mazzini. Egli poneva a confronto la Giovine Europa con la vecchia, vedeva nell’Europa il luogo idoneo all’avvio della civiltà delle nazioni che avrebbe poi caratterizzato il 1800. La genialità nel pensiero di Carlo Cattaneo sta nella sua modernità d’ analisi e nell’ aver concepito il modello federale con il fine di superare gli elementi autoritari ed oppressivi dello stato unitario. “Il federalismo risulta essere per lui l'unica teoria valida sulla libertà”.

Inoltre sosteneva che si doveva sostituire il diritto internazionale con quello federale e al sistema europeo delle potenze, un governo supernazionale. Alcuni importanti intellettuali italiani, tra cui Vicenzo Gioberti, inizialmente, erano favorevoli affinché l’ Italia si costituisse come una federazione di Stati sotto la presidenza del Papa, altri come Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli, i due antifascisti confinati sull’isola di Ventotene nel 1941, diedero vita ad un progetto di riorganizzazione dell’Europa secondo un modello federalista che avrebbe consentito al continente di reagire con maggiore efficacia alla crescente internazionalizzazione.

Tuttavia, quando il Regno d’ Italia fu costituito nel 1861 come unione degli stati già esistenti sul suolo italiano, la prima questione che ci si pose fu appunto l’ordinamento giuridico che il nuovo Stato avrebbe dovuto adottare. Infatti, da una parte c’ erano i sostenitori dell’accentramento, i quali credevano che attraverso l’ attuale sistema di governo sarebbe stato più agevole forgiare una cultura unica italiana, al contrario vedevano nel federalismo un grande rischio per il neo Stato Italiano, che avrebbe potuto disgregarsi nuovamente.

Dall’altra parte c’erano i sostenitori del federalismo o del decentramento amministrativo che, facendo leva sulle diverse realtà esistenti nel territori, generate da secoli e secoli di autonomia o di dominazione straniera, credevano che questo ordinamento giuridico avrebbe difeso e salvaguardato le differenti culture, senza distruggere o disgregare lo Stato. Essi, vedevano nell’ accentramento un sistema che avrebbe privato i popoli della propria cultura e delle proprie tradizioni, per unificarle in un’ unica cultura nazionale. All’ epoca il pensiero federalista non era sostenuto e difeso da dei precisi schieramenti politici, o da intellettuali provenienti da certe zone del Regno d’ Italia, ma questa dottrina politica si può dire che fosse trasversale a tutte le popolazioni italiane, e a numerosi partiti politici dell’epoca.