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Impulsività e condotte violente nel disturbo Bipolare

Violenza e malattia mentale

Nella società di oggi, la malattia mentale e la violenza sono spesso visti come indissolubilmente legati, creando uno stigma duro per i pazienti e, alle volte, un ambiente scomodo per gli psichiatri. Se consideriamo globalmente la popolazione con disturbi psichiatrici, la frequenza dei comportamenti violenti non si discosta molto da quella della popolazione generale. Se si prende in considerazione, invece, la classe dei pazienti schizofrenici o dei pazienti maniacali in fase acuta o di riacutizzazione, l'incidenza dei comportamenti violenti è 5 volte superiore rispetto a quella della popolazione generale e può diventare 12-16 volte maggiore se vi è un concomitante abuso di sostanze.
L'associazione tra malattia mentale e comportamenti aggressivi fu notata sin dall'epoca classica: secoli fa, Socrate suggeriva che in Atene gli episodi di violenza non fossero frequenti a causa della sanità mentale della maggior parte dei suoi concittadini (Asnis, Kaplan,1997).
Prima del 1980, la maggior parte della letteratura sulla violenza dei pazienti psichiatrici era costituita da resoconti di singoli casi aneddotici o da ricerche su un numero molto esiguo di pazienti. Negli anni Ottanta cominciarono a prendere piede studi che valutavano sistematicamente la frequenza di violenza su vaste popolazioni di pazienti nel periodo immediatamente precedente il ricovero, durante il ricovero in ambiente psichiatrico, dopo la dimissione e tra i pazienti sul territorio.

Molteplici fattori si associano ad un incremento del rischio di violenza. Alcuni fattori, collegati al comportamento violento, vanno ricercati nel background sociale del paziente, in una storia di violenza precedente e nella disponibilità di un certo tipo di vittima. Tra le variabili cliniche possono essere considerate come predittive di un comportamento violento:

- Giovane età;

- Sesso maschile;

- Basso livello intellettivo, culturale, economico ed occupazionale;

- Ambiente familiare deviante;

- Imponenti eventi stressanti;

- Una pregressa storia di comportamenti violenti nell'anamnesi.

I fattori di rischio clinico comprendono la schizofrenia, la mania, alcuni disturbi di personalità, l'abuso di alcol e/o di sostanze, le lesioni cerebrali, i disturbi del comportamento e i disturbi oppositivo provocatorio, delirio e demenza, disturbi dissociativi e disturbi da stress post-traumatico, disturbo esplosivo intermittente e sadismo sessuale.

Nell'ambito della schizofrenia, è utile sottolineare l'importanza dei deliri, soprattutto a contenuto persecutorio e di influenzamento, delle allucinazioni uditive a contenuti umilianti e dell'aggressività nel corso di scompenso con agitazione psicomotoria. I comportamenti violenti sono più frequenti e più gravi nelle forme paranoidi, mentre sono meno frequenti nelle forme disorganizzate, indifferenziate e residue di schizofrenia.

I disturbi di personalità maggiormente legati al comportamento violento sono: il disturbo antisociale di personalità (violenza frequente e costante con assenza del sentimento di colpa o rimorso), il disturbo di personalità borderline (violenza di tipo impulsivo frequente e non specifica con alterazioni d'identità e relazioni interpersonali oscillanti tra fusione e fuga).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Impulsività e condotte violente nel disturbo Bipolare

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Informazioni tesi

  Autore: Olga Demonte
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Roberto Tatarelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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Parole chiave

violenza
aggressività
disturbo bipolare
impulsività
disturbo antisociale

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