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La devianza giovanile di gruppo

Dal gruppo dei pari al gruppo di adolescenti devianti

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Il gruppo dà senso allo "stare assieme" ponendosi l’obiettivo costante del divertimento. Pertanto, l’appartenenza a gruppi primari fa parte del normale processo di socializzazione dell’adolescente ed è una delle esperienze che più contano nella formazione dell’identità personali dei giovani. E’ anche vero, però, che l’adesione al gruppo può avvenire secondo varie modalità e capita spesso che si attribuisca ad esso un certo tipo di comportamento o atteggiamento che non sarebbe mai stato realizzato dall’adolescente singolo. Simili attribuzioni riguardano talvolta aspetti positivi dell’aggregazione, ma riguardano anche fenomeni inquietanti, come le esplosioni di violenza che possono manifestarsi in differenti e molteplici forme.

Una prima forma si esprime nella "violenza contro la proprietà", nella fattispecie di furti, scippi, vandalismi e danneggiamenti a cose private. "E’ questa la violenza caratteristica delle aree metropolitane, che si associa spesso ai comportamenti giovanili e che si presenta senza obiettivi sociali e rivendicazioni precise".
Altra forma di violenza, sempre di gruppo, è quella cosiddetta "espressiva", che si manifesta dopo incontri sportivi, dopo concerti, dopo cortei politici. Tra queste vi è l’hooliganisme, ovvero la violenza praticata all’interno degli stadi. "E’ anche una delle forme più spettacolari di violenza espressiva finalizzata al conseguimento di visibilità e riconoscimento da parte di gruppi giovanili che vivono la condizione di marginalità"1.
E, infine, la tipologia di violenza che, negli ultimi anni, in Italia, sta producendo una rilevante risonanza sociale è quella "organizzata in gruppi", nella fattispecie del cosiddetto "branco", con un occhio al fenomeno americano della "gang".
Bisogna riconoscere che "gli adolescenti, in generale, hanno una spiccata tendenza alla trasgressione. Infatti, la psicoanalisi ci ha insegnato che la storia personale di ogni individuo è costellata di divieti e prescrizioni che vengono interiorizzati fin dalle fasi più precoci della vita. La trasgressione è un frutto proibito che attira tutti indistintamente" e, in particolar modo i giovani, che viene spesso utilizzata come bisogno per prendere le distanze dal mondo degli adulti e dalle sue regole per superare la dipendenza infantile e per dimostrare il proprio coraggio nell’affrontare la prova della separazione; molto meglio se affrontati in collettività.
E’ importante stabilire quando il gruppo adolescenziale si trasforma in gruppo deviante e quali i meccanismi che soggiacciono al comportamento delinquenziale. A tale proposito, a partire dal secolo scorso, varie interpretazioni teoriche del comportamento deviante giovanile hanno cercato di individuare le cause della delinquenza: da quelle centrate sull’individuo che tentano di spiegare perché un soggetto con determinate caratteristiche o in determinate situazioni diventa delinquente, per arrivare a quelle che considerano la devianza come una caratteristica del sistema sociale.

Gli studi più recenti sulla delinquenza di gruppo sono legati alla psicologia, ovvero alle dinamiche psichiche che regolano la condotta dell’uomo. Le teorie psicologiche si sono rivolte alla tesi di derivazione freudiana secondo la quale gli uomini sono dotati di impulsi o istinti aggressivi, distruttivi e antisociali, e che gli atti criminali sono determinati da carenze strutturali del controllo della colpa, o da un eccesso di frustrazione (Dollard), oppure sono meccanismi di difesa con cui la persona si difende dall’ansia o dal senso di colpa (Alexander e Staub). Inoltre, avvicinandosi sempre più alla sociologia, uno dei contributi più significativi in tal senso è quello proposto da Erik Erikson, che si è particolarmente interessato all’identità nella fase cruciale dell’adolescenza in riferimento al gruppo dei pari. Infatti, come argomentato dallo stesso autore, nell’adolescenza il giovane si distacca dalla famiglia e il gruppo dei pari diventa il gruppo di riferimento.
E’ la fase tipica dove si comincia a strutturare una propria identità personale e sociale e, sulla base di questo comportamento adolescenziale (di sfida e di reversibilità), è evidente che all’interno del gruppo dei coetanei si sviluppino aspettative positive o negative. Nel momento in cui vi sono delle iterate aspettative negative si può verificare la cosiddetta "profezia che si auto adempie", ovvero l’adeguamento del soggetto all’immagine negativa che gli altri si aspettano da lui. Di conseguenza, si viene a costruire una "identità negativa".

Questo brano è tratto dalla tesi:

La devianza giovanile di gruppo

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Informazioni tesi

  Autore: Bernadetta Cecilia Ranieri
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Bruno Bertelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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