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L'interrogatorio dei prigionieri e le strategie di occultamento linguistico

Gli Stati Uniti, l'interrogatorio e la tortura: i manuali di addestramento militare

Parlando di interrogatorio e tortura non si può non parlare degli Stati Uniti e dei tanto dibattuti manuali di addestramento militare. Benché la pratica della tortura sul suolo americano sia illegale e punibile, i suddetti manuali sono delle vere e proprie guide alle migliori tecniche di tortura psicologica e fisica per portare il soggetto ad una regressione psicologica e quindi ottenere conseguentemente una confessione o quanto meno informazioni pertinenti riguardanti l'indagine che si sta svolgendo.
La struttura dei manuali è pressappoco sempre la stessa.
Innanzitutto viene introdotta la pratica dell'interrogatorio e le diverse tecniche che è possibile utilizzare per manipolare il prigioniero.
Tra le tecniche ritroviamo:

Suggestibility: si aumenta la suggestionabilità del soggetto tramite la privazione del sonno, o l'esposizione al white noise(suoni di pari potenza all'interno di una larghezza di banda fissa), o tramite l'uso di droghe.

Deception: si convince il detenuto di essere già stato segnalato come colpevole del crimine da qualcun altro tramite l'utilizzo di dichiarazioni fuorvianti.

Good cop/bad cop: si utilizzano approcci apparentemente opposti; il bad cop utilizzerà un approccio aggressivo, mentre il good cop cercherà una relazione amichevole e difenderà il detenuto dal bad cop. I due interrogatori possono lavorare insieme o in modo alternato.

Pride-and-ego down: attaccare il valore del prigioniero per far leva sull'orgoglio, in modo tale che per vendicarsi il prigioniero conferirà, anche se in modo involontario, delle informazioni pertinenti per giustificare e razionalizzare le sue azioni.

Reid Technique: consiste nell'analisi del linguaggio del corpo del detenuto per verificare la sua credibilità e la veridicità delle informazioni ottenute. L'interrogatorio sarà di tipo non-accusatorio e combinerà domande investigative e domande volte alla provocazione di una reazione nel soggetto.

Tutte queste tecniche vanno ad agire sulla psiche del prigioniero cercando di portarlo ad un vero e proprio crollo e alla conseguente confessione. Qualora queste tecniche non siano in grado di produrre risultati concreti, poiché il soggetto che si sta interrogando si dimostra riluttante alla collaborazione si ricorrerà all'utilizzo delle torture fisiche.
Nei vecchi manuali la descrizione delle tecniche coercitive viene solitamente collocata subito dopo quella delle tecniche non coercitive. La loro presentazione è trattata in modo diretto e molto dettagliato, benché in alcuni testi venga spesso sottolineato il loro carattere illegale e soprattutto la loro improduttività.
Tra le tecniche coercitive ritroviamo:

• L'arresto: da attuare nelle prime ore del mattino o in tarda serata in modo tale da cogliere il soggetto di sorpresa ed essere sicuri che la sua resistenza fisica, psicologica e la sua capacità di iniziativa siano limitate.

• La detenzione: privare il prigioniero dei vestiti e soprattutto di qualsiasi contatto con la realtà conosciuta in modo da interferire con il suo senso di identità.

Waterboarding: il prigioniero viene denudato, immobilizzato e incappucciato e sulla sua faccia viene versata dell'acqua per procurargli la sensazione di annegamento. Questa tecnica disumana viene giustificata e etichettata dall'amministrazione americana semplicemente come una tecnica di interrogatorio e non come una vera e propria tortura.

• Utilizzo dell'elettroschock, procurare ustioni, pestaggi e altre forme di dolore fisico.

• Esposizione a temperature bassissime o altissime.

• Linciaggio, un atto pubblico di omicidio, tortura e mutilazione pre- e post-mortem.

Per quanto riguarda i manuali più recenti, invece, il riferimento diretto alle tecniche coercitive è utilizzato solamente nelle parti introduttive al manuale o tutt'al più in brevi paragrafi, ma solo per sostenere che nessuna persona in custodia e sotto il controllo degli organi militari americani (esercito, intelligence, dod-department of defence) deve essere soggetto a torture e/o a punizioni degradanti e inumane. Si promuove quindi un trattamento dei prigionieri di guerra che rispetti la Convenzione di Ginevra (1949).
Come si spiega allora che ancora oggi si ricorra alla tortura?
Credo che per dare risposta a questa domanda potrebbero essere sufficienti le affermazioni di due giudici: Mr Justice Collins, giudice britannico ed ex membro del Justice of the Supreme Court of the United Kingdom e Richard Rosner , giudice della corte d'appello degli U.S.A. per il settimo circuito.
Collins sostenne durante un processo relativo al campo di prigionia di Guantanamo "America's idea of what is torture is not the same as ours and does not appear to coincide with that of most civilised nations"10. E Rosner, dal canto suo, non fa altro che dare conferma di questa visione atipica della tortura da parte del governo americano. Rosner sostiene infatti "If torture is the only means of obtaining the information necessary to prevent the denotation of a nuclear bomb in Time Square, torture should be use – and will be used – to obtain the information […] no one who doubts that this is the case should be in a position of responsability".
Il ricorso alla tortura viene poi ulteriormente giustificato grazie dalla creazione da parte di John Yoo, funzionario dell'ufficio di consulenza legale del dipartimento di giustizia degli U.S.A., di una nuova categoria giuridica: gli enemy combatants, ovvero i combattenti nemici illegali. Essendo i terroristi considerati come dei nemici illegali, il loro trattamento può prescindere dalla legalità e permettersi di non rispettare i diritti umani, almeno secondo la visione del governo americano.
L'interesse degli organi militari americani è quindi incentrato sull'informazione da estorcere piuttosto che sul rispetto dei diritti umani. Chi è sotto tortura non è però portato a dire la verità, ma si limita a dire ciò che l'interrogatore si aspetta per porre fine alla sua sofferenza. Il ricorso alla tortura è pertanto inutile, improduttivo e inaffidabile, ma ciononostante l'esercito continua ad utilizzarla.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'interrogatorio dei prigionieri e le strategie di occultamento linguistico

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Informazioni tesi

  Autore: Veronica Sciarra
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Roberto Serrai
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

comunicazione
linguaggio
u.s.a.
tortura
al qaeda
manuali
interrogatorio
manipolazione linguistica
occultamento linguistico

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