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La riconfigurazione di una banca locale in una banca globale: il caso di Banca Popolare Friuladria

Modelli di governance delle banche locali

La struttura del governo societario (corporate governance) è il punto di riferimento per una corretta gestione aziendale perché si basa su principi di trasparenza e correttezza dei comportamenti e di scambio di informazioni.
Gli assetti di governance delle banche presentano livelli di differenziazione a seconda della dimensione operativa dell'intermediario, dell'intensità del radicamento territoriale, del modello istituzionale adottato. Per questo motivo il modello di governance caratteristico delle banche locali risente della loro natura di piccoli intermediari fortemente radicati all'interno di un territorio circoscritto. Tensioni si hanno soprattutto per quelle maggiormente quotate dove vi è un divario tra un assetto proprietario aperto al mercato e agli investitori istituzionali e un assetto regolamentare che rende difficilmente contenibile il controllo, che limita la rappresentanza negli organi delle diverse componenti dell'azionariato e che non incentiva la partecipazione alle assemblee. Non si può, però, nascondere l'esigenza di mantenere inalterati alcuni aspetti tipici della banca locale che rendono possibile un modello di sviluppo orientato al sostegno del territorio.
Un primo elemento da considerare riguarda il livello di relazione verticali di tipo gerarchico. Il governo delle piccole banche beneficia di economie di scala manageriali per la maggiore efficacia del controllo gerarchico diretto e quindi della minore mobilità dei dirigenti periferici. Il maggior periodo di permanenza dei manager di filiale permette il piano sfruttamento del patrimonio informativo accumulato presso i nodi periferici della rete, con ripercussioni positive sul grado di efficienza allocative dell'intermediario e quindi sul livello complessivo dei crediti in sofferenza.
Una seconda problematica degli assetti di governance delle banche minori riguarda la composizione degli organi di governo. Su questo punto bisogna fare attenzione: spesso la composizione degli organi di governo della banca è espressione del mondo imprenditoriale e politico locale, cosa che da un lato favorisce una forte relazione col territorio e dall'altro pone dei vincoli di natura etica a una prudente gestione.
Un'equilibrata composizione degli organi di governo che contemperi allo stesso tempo localismo, etica e professionalità rappresenta un presupposto per la sopravvivenza in condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale.
Un altro aspetto riguarda il grado di flessibilità operativa degli assetti di governance di una banca locale: la vicinanza dei nodi della rete organizzativa dagli organi di vertice, il ridotto numero di livelli gerarchici e l'impiego di strumenti di controllo di tipo informale garantiscono maggiore agilità decisionale e capacità di reazione alle mutevoli circostanze esterne. L'obiettivo è quello di rendere maggiormente effettivi e diretti i meccanismi di controllo sull'operato del management, incentivare la partecipazione dei soci nelle assemblee, ampliare i meccanismi di rafforzamento patrimoniale delle banche. Contemporaneamente non si devono stravolgere alcuni aspetti riconducibili ai principi della cooperazione del “capitalismo democratico” e caratterizzati dal perseguimento di indirizzi strategici fortemente orientati al sostegno delle economie locali, sia col sostegno finanziario a imprese e famiglie del territorio sia con la destinazione di parte significativa degli utili ad attività sociali.
Ora esamino in dettaglio i diversi modelli di corporate governance. In Italia vi sono tre diversi assetti di governo:
- le casse di risparmio: prima della privatizzazione erano considerate enti pubblici a doppia origine perché una parte di esse è stata costituita da amministrazioni pubbliche o da opere pie e un'altra da associazioni private di cittadini appartenenti ai ceti privilegiati con lo scopo comune di tutelare il reddito e i piccoli risparmi delle fasce più povere della popolazione;
- le banche popolari: sono le uniche banche locali le cui azioni possono essere negoziate sui mercati regolamentati;
- le banche di credito cooperativo: la loro governance si caratterizza per essere incardinata sul principio della democraticità interna.
Le casse di risparmio non potendo distribuire utili fra soci e potendone destinare una quota anche minima a opere di pubblica utilità o all'ente fondatore, hanno privato la loro guida di ogni efficace incentivo economico e basato la loro crescita solo sull'autofinanziamento. Nella seconda metà degli anni '90 secondo la legge Amato hanno dovuto conferire le proprie azioni alle fondazioni, che tutt'oggi detengono il loro controllo proprietario. Ci si è posti la domanda se l'assetto proprietario fondato delle fondazioni ha esercitato un ruolo negativo nei confronti del governo societario e quindi nelle performance economiche delle casse. Il dibattito che ne è scaturito ha fornito indicazioni negative giustificate da tre considerazioni. Innanzitutto si è sostenuto che non essendo delle istituzioni di mercato, le fondazioni non sono sottoposte a pressioni competitive: infatti, i membri delle assemblee vengono nominati con l'arbitrario meccanismo della cooptazione e i membri del consiglio di amministrazione sono prevalentemente designati da enti non economici (spesso enti locali); in più nessuno di questi membri acquisisce un diritto sul patrimonio delle fondazioni e può allargare l'operatività con l'indebitamento o con aumenti di capitale. Una seconda considerazione riguarda l'ordinamento legislativo che indebolisce le funzioni proprietarie delle fondazioni. Infine, le fondazioni non devono rispondere nei confronti dei risparmiatori e dei finanziatori e quindi non possono essere assimilabili a investitori istituzionali che devono soddisfare chi ha affidato loro la propria ricchezza. Di conseguenza gli amministratori delle fondazioni non hanno degli interessi economici da perseguire e possono limitarsi alla semplice conservazione del patrimonio. [...]

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La riconfigurazione di una banca locale in una banca globale: il caso di Banca Popolare Friuladria

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Spacone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Udine
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Bancaria
  Relatore: Stefano Miani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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