I frati minori e la cura monialium nella vicenda di Chiara d'Assisi e la comunità di san Damiano

Alla base dell’esperienza monastica di Chiara vi è la vicenda della sua obedentia nelle mani di Francesco. La consacrazione fatta la sera delle Palme del 1212 e l’oboedienza, a Francesco poco tempo dopo la sua conversio, non la introduceva nella vita claustrale ma in un’esperienza di vita evangelica. Chiara emette la sua obedientia prima di entrare in monasterium quando ancora San Damiano era una semplice ecclesia accompagnata da Francesco stesso il quale dimostra di averne cura. La professione d’obbedienza, che Chiara emette nelle mani di Francesco secondo la legislazione dell’epoca, equivale all’emissione della professione religiosa odierna. Chiara, nel suo consacrarsi a Dio, non pensava a una vita da trascorrere in clausura ma esprime la volontà di legarsi a Cristo con un patto d’amore.
L’episodio in cui Francesco accoglie all’obbedienza Chiara e le sorores non smette di destare meraviglia e ci si chiede come ciò sia stato possibile. Marco Bartoli fa osservare che Francesco non era vescovo né sacerdote eppure, da semplice laico, si arrogò il diritto di consacrare Chiara al Signore. In base alla legislazione dell’epoca si riconosce, espressamente, la qualifica di pubblica persona con l’intento di documentare l’avvenuta emissione della professione religiosa al vescovo o a un abate laico o a un sacerdote; quindi, l’abate laico o il sacerdote ha la potestà di ricevere alla professione d’obbedienza persone, che desiderano consacrarsi a Dio in quanto persone pubbliche. Francesco è persona pubblica , o persona ecclesiastica, nel momento in cui è istituita la fraternitas; in tale contesto la Sede Apostolica riceve la professione d’obbedienza da Francesco il quale, a sua volta, la riceve dai suoi primi compagni. Con questa modalità la fraternitas francescana è accolta ufficialmente nell’ordinamento giuridico della Chiesa e la Sede Apostolica affida a Francesco il mandatum di predicare la conversione o penitenza al popolo di Dio. Francesco si avvale
della possibilità che gli era concessa dal diritto canonico del suo tempo e, come legittimo superiore, riceve all’oboedientia Chiara e le sorores, le quali sono introdotte da Francesco in uno stato di vita religioso vissuto individualmente accogliendole nella fraternitas.
La professione d’obbedienza di Chiara, con molta probabilità, segue il rito benedettino della professio; non a caso, infatti, la giovane assisana è accompagnata da Francesco prima nel monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse e poi a San Damiano, qui accogli il titolo di badessa prima e la Regola di San Benedetto poi. In detta Regola la professione avviene in un oratorio, ma nel Medioevo avveniva nelle chiese, davanti a tutti i fratelli e il professo comincia la sua professio con una promessa orale il cui contenuto è evocato da tre termini: stabilitas, conversatio morum e oboedientia.