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Qualità della vita lavorativa e disagio organizzativo

Quando lo stress diventa un problema

Come possiamo immaginare, le dinamiche organizzative possano portare, presto o tardi, un soggetto a manifestare sintomi di disagio psico-fisico o a sottovalutare le proprie potenzialità in varie situazioni in cui vengano a concretizzarsi, e talvolta a combinarsi, condizioni di rischio via via riconoscibili sotto la voce di "fattore di contenuto" o "di contesto".
Secondo le ipotesi di Pretzer e Beck (2007), un lavoratore che non si senta all'altezza dei compiti da svolgere, probabilmente non sa gestire le difficoltà che essi presentano, come per esempio l'interazione con un collega non gradito o una scarsa fiducia nelle proprie capacità. Problematiche stress-lavoro correlate possono insorgere anche nel caso in cui il lavoratore provi ad affrontare queste difficoltà senza riuscire a gestire le proprie emozioni negative, faticando a contenere la propria condotta emotiva e rischiando di commettere errori dovuti all'ansia, e alla conseguente tendenza ad agire frettolosamente o per improvvisazione.
Un eccesso di aspettative e credenze impediscono ad un soggetto di canalizzare le proprie risorse psichiche e le proprie energie fisiche verso un utilizzo ottimale o per lo meno efficiente delle proprie capacità, tanto quanto di affrontare sentimenti di paura, rabbia, frustrazione in maniera costruttiva, convincendosi che non valga la pena fissarsi dei propri obiettivi poiché non riuscirebbe comunque a raggiungerli. Se il soggetto non percepisce il benché minimo supporto pratico né un'accettabile supporto da parte degli altri ruoli pari o superiori, la situazione da problematica rischia di diventare patologica, in quanto un'esposizione ripetuta e continuativa a stimoli stressogeni ma non adeguatamente supportata, o percepita come minacciosa, porta il soggetto a provare sintomi di logoramento psico-fisico come inappetenza, insonnia, disturbi gastro-intestinali, affaticamento e, nei casi più delicati, depressione, disturbi cardio-circolatori e altri scompensi a livello metabolico (McGrath, 1976; Baldasseroni, Camerino, Cenni et al., 2006).
Lo stato di stress comincia a far sentire i propri effetti nel lavoratore quando fattori organizzativi e relazionali, di contesto o di contenuto, si manifestano e/o si combinano in modo tale da creare condizioni che suscitano nella persona stati di
tensione che s'intensificano e si prolungano al di sopra delle sue possibilità di resistenza.
Sintomi dolorosi o irritanti, o un semplice senso di fastidio o smarrimento, come dei segnali lanciati inconsciamente dal sistema corpo-mente, con funzione di avvertimento e al contempo di richiesta di soccorso.
Qualora l'individuo si trovi temporaneamente impossibilitato a reperire o utilizzare le risorse necessarie a soddisfare tale richiesta, cioè a "fare qualcosa" per ridurre l'influenza di fattori stressogeni, può innalzarsi lo stato psichico. Se, nei casi maggiormente allarmanti, il lavoratore non riesce a comprendere il proprio disagio e razionalizzarlo oppure a non può usufruire di un supporto psicologico o di specifici interventi, nella sua interiorità di soggetto di- stressato può instaurarsi un circolo vizioso, in cui perdite di controllo e di autoefficacia, attacchi d'ansia e distrazioni, possono diventare più frequenti, ripercuotendosi sulla sua effettiva performance. Se è vero che, in ambienti in maggior misura esposti a rischi fisici, un errore dovuto ad in-esperienza può essere fatale quanto una distrazione o un'interruzione improvvisa causate da distress dell'operatore, è altrettanto autentica la possibilità che le prassi organizzative a cui è connesso il suo ruolo ne risentano;
Ma anche le sue difese immunitarie possono indebolirsi, in uno o più apparati organici, specialmente se un'esposizione duratura e continuativa porta all'esaurimento delle capacità adattive individuali, le cosiddette strategie di coping, che non sono semplici meccanismi di difesa, ma un insieme di accorgimenti intellettivi e comportamentali messi in atto dall'individuo secondo una propria logica attentamente ragionata, attingendo dal proprio bagaglio emotivo-cognitivo.
Una o più insufficienze nelle funzioni neuro-trasmettitoriali o iperattività di quelle percettive manifestano le difficoltà dell'individuo di adattarsi agli stressor e possono germinare in somatizzazioni, nevrosi e affezioni.
I rischi per la salute del lavoratore di-stressato vanno tenuti in considerazione almeno quanto quelli riguardanti la sua sicurezza in azienda, al fine di stabilire quanto possano essi possano essere imputabili a disfunzioni organizzative e quanto
alle caratteristiche individuali dei soggetti coinvolti. Purtroppo, non è sempre facile, o concretamente possibile, per l'individuo poter per riconoscere da sé gli effetti negativi della situazione sul raggiungimento dei propri scopi (valutazione primaria) e intraprendere un'autentica scoperta delle proprie risorse intellettive ed emotive (valutazione secondaria) al fine di sfruttarle per fronteggiare la situazione (Lazarus, 1984). Effettuare una valutazione in itinere del Sé immerso in una situazione stressogena, può richiedere la disponibilità della direzione ad introdurre programmi di supporto e affiancamento che non sempre possono essere realizzati.
Perciò, nell'ultimo decennio, le istituzioni preposte alla Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro sono giunti ad una generale presa di coscienza del potenziale rischioso degli stressor. Stati psichici di tipo distress possono influenzare negativamente il rendimento del lavoratore in più occasioni, anche a distanza di tempo l'una dall'altra, manifestandosi a causa di un'alta intensità di stressor esterno, se il lavoratore non si sentirà in grado di rispondere alle esigenze dell'ambiente, oppure interno, se esso valuterà la sua performance all'altezza del proprie aspettative.
Date queste premesse, lo stato di distress di un soggetto può ripercuotersi sulle pratiche organizzative in cui è coinvolto assieme ad altri soggetti e, conseguentemente, incidere negativamente sulla redditività aziendale, tenendo conto che modificazioni nel comportamento e cali d'efficienza del lavoratore possono essere dovuti ad esperienze stressanti che avvengono nella sua sfera privata. Non tutte le "manifestazioni di stress" sono sempre collegabili alle dinamiche psico-sociali e organizzative dell'ambiente di lavoro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Qualità della vita lavorativa e disagio organizzativo

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Informazioni tesi

  Autore: Ivan Spezzoni
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Esperti nei Processi Formativi
  Relatore: Giorgio Gosetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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Parole chiave

flessibilità
psicologia sociale
disagio lavorativo
stabilità
opportunità
contratti di lavoro flessibile
mercato occupazionale
pedagogia della vita adulta
stress psico-sociale
scenario socio-economico

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