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Internazionalizzazione dell'industria automobilistica italiana e gli investimenti diretti esteri nei Balcani

La responsabilità sociale dell’impresa multinazionale nell’attuale contesto internazionale

Con l’affermarsi della globalizzazione economica, il peso politico ed economico delle imprese multinazionali è notevolmente accresciuto, comportando dei benefici come la crescita economica e tecnologica dei paesi emergenti in cui operano, ma anche svantaggi, tra cui l’eccessivo sfruttamento delle risorse ambientali, dovuto anche a sistemi politici e giuridici abbastanza permissivi che accettano sui loro territori gli investimenti esteri di tali imprese per stimolare la crescita dell’economia.

Per tale motivo, per le aziende risulta fondamentale costruirsi una solida reputazione in materia di responsabilità sociale, che è una delle chiavi di successo e di affermazione sui mercati internazionali, in cui la competitività si gioca sempre sul terreno delle qualità del prodotto e della filiera produttiva ma anche sulla capacità di comunicare l’attenzione su questi temi.
In risposta alla crisi, a livello europeo e internazionale, sono state, infatti, rilanciate dai governi delle iniziative e strumenti per favorire la condotta responsabile delle imprese, dalla Strategia europea per la responsabilità Sociale delle imprese agli orientamenti Onu e Ocse.

In questo quadro, la strategia del governo italiano pone l’accento sull’importanza del ruolo dell’impresa nella società e sulla gestione responsabile delle attività economiche, grazie alle quali avviene la creazione di valore, a mutuo vantaggio delle imprese, dei cittadini e delle comunità. Questa strategia è stata agevolata da due caratteristiche tipiche delle imprese italiane: la capacità di radicamento e di relazione con il territorio in cui operano e la dimensione sociale in termini di relazioni industriali e impegno sociale. Tali caratteristiche rischiano, però, di deteriorarsi sotto la pressione delle dinamiche internazionali e, per tale motivo, il governo si è adoperato a valorizzarle e sostenerle attraverso azioni strategiche condivise con tutti i portatori di interesse.

Inoltre, oltre ad avere ricadute positive sui lavoratori e sul territorio, un corretto approccio strategico alla responsabilità sociale internazionale comporta anche un vantaggio per la competitività delle imprese, in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione.
Nel quadro delle politiche nazionali per la crescita e l’occupazione è riconosciuto, dunque, il ruolo della responsabilità sociale internazionale come un elemento qualificante dei processi aziendali e delle produzioni italiane, favorendo la permanenza nel medio – lungo periodo delle imprese sui mercati globali. Infatti, grazie agli elementi essenziali della responsabilità sociale internazionale, come gli investimenti in risorse umane e conoscenze, relazioni industriali, tutela ambientale, rapporti con il territorio ed i portatori di interesse (stakeholders), lotta alla corruzione, il Made in Italy può rafforzarsi e distinguersi sui mercati in tutto il mondo.

Quindi, il governo italiano ha attuato il Piano d’azione nazionale sulla responsabilità sociale d’impresa che si colloca all’interno della rinnovata strategia europea per la RSI “Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-2014 in materia di responsabilità sociale delle imprese” e contribuisce alla sua realizzazione. Il piano si fonda su tutto quanto già realizzato a livello nazionale e, valorizzando le nuove pratiche, mira a fornire orientamenti condivisi per le azioni future. Il Piano specifica la necessità di procedere con un’azione sinergica tra le istituzioni, ai diversi livelli settoriali e territoriali. Nella definizione ed attuazione del piano, un’attenzione particolare è dedicata alle piccole e medie imprese, le quali molto spesso non dispongono delle risorse finanziarie e delle conoscenze sufficienti ma sono, comunque, fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi del governo dato che gran parte di esse ha intrapreso generalmente forme leggere di internazionalizzazione della loro produzione.

Riassumendo, il piano di azione si articola nei seguenti obiettivi:

1) Obiettivo A: aumentare la cultura delle responsabilità presso le imprese, i cittadini e le comunità territoriali;

2) Obiettivo B: sostenere le imprese che adottano la RSI;

3) Obiettivo C: contribuire al rafforzamento degli “incentivi di mercato” per la RSI;

4) Obiettivo D: promuovere le iniziative delle imprese sociali, delle organizzazioni del Terzo settore, di cittadinanza attiva e della società civile;

5) Obiettivo E: favorire la trasparenza e la divulgazione delle informazioni economiche, finanziarie, sociali e ambientali.

Per concludere, a partire dal 1992, quando è stata tenuta la ”Conferenza internazionale su Ambiente e Sviluppo”, le imprese multinazionali hanno cominciato ad assumere un ruolo significativo nella creazione e diffusione di normative e standards ambientali. Ciò è avvenuto con l’introduzione di sistemi di gestione ambientale come quelli disciplinati dallo UN Global Compact e con l’adesione alle certificazioni ambientali. In particolare, i problemi ambientali che l’operare delle imprese multinazionali solleva sono essenzialmente tre:

- L’esportazione di prodotti pericolosi, come pesticidi, prodotti farmaceutici e chimici;
- Il trasferimento all’estero di processi di produzione o tecnologie altamente inquinanti, quindi che mettono a rischio la salute e l’ambiente;
- L’acquisizione da parte delle IMN di diritti di proprietà intellettuale su prodotti derivati da piante e animali che si trovano nei PVS destinatari degli investimenti: lo sfruttamento non regolamentato dei prodotti locali, infatti, può provocare danni alla biodiversità del paese.

Come ho già sottolineato precedentemente, questi comportamenti delle IMN possono avvenire grazie alle legislazioni ambientali permissive dei paesi ospitanti, che hanno necessità di attrarre investimenti. Tali paesi vengono, inoltre, indicati con il nome di pollution havens e, di contro, le IMN sono spesso accusate di adottare degli standards ambientali doppi, cioè alti nei paesi avanzati e scarsi nei PVS.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Internazionalizzazione dell'industria automobilistica italiana e gli investimenti diretti esteri nei Balcani

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Informazioni tesi

  Autore: Angela Temelkova
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
  Relatore: Giovanni Balcet
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 207

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