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Analisi dell'omicidio seriale

Il criminal profiling

Il criminal profiling è una tecnica investigativa che serve ad indentificare quali sono le caratteristiche principali della personalità e del comportamento del colpevole. Non ha lo scopo di indicare l’identità specifica del soggetto, ma indica la tipologia di soggetto che più probabilmente si avvicina a quella del killer, focalizzando l’attenzione sulle sue caratteristiche comportamentali e personali.

Questa tecnica, sviluppata dagli agenti dell’FBI, nasce intorno agli anni ’70 e viene via via sempre più utilizzata e perfezionata.
Inizialmente utilizzata per venire a conoscenza dell’identità di autori di lettere anonime, viene via via sviluppata e perfezionata e il suo utilizzo applicato anche ai casi di negoziazione durante i rapimenti e ai casi di omicidio a sfondo sessuale.
Il profiler, analizzando la scena del crimine, ricava delle informazioni che possono rivelarsi preziose per costruire l’identità dell’assassino.

Il lavoro del profiler segue un iter ben preciso; possiamo individuare le seguenti fasi: fase di input; processo decisionale; valutazione del crimine; stesura di un profilo criminale; fase di investigazione; arresto.

1. Fase di input: con questa fase si dà il via al processo di creazione del profilo criminale. È fondamentale creare una documentazione completa circa il caso che si sta analizzando: informazioni sul background della vittima, informazioni forensi riguardanti il delitto, informazioni derivanti dall’autopsia e dalle foto scattate sull’area circostante alla scena del delitto. Già da una prima analisi di tali informazioni è possibile ricavare importanti indizi circa l’offender e il suo stato emotivo e comportamentale.

2. Processo decisionale: tutte le informazioni raccolte nella fase di input vengono elaborate e organizzate per creare dei modelli. Possiamo individuare in questo caso:
a) Tipologia di omicidio: a seconda del numero delle vittime, gli omicidi vengono classificati in singoli, doppi, tripli e così via.
b) Intenzione primaria del killer: il killer, quando agisce, può farlo per diverse motivazioni. Può essere un intento puramente criminale, al fine ad esempio di guadagnarsi da vivere; per motivi emozionali o egoistici; per motivi di carattere sessuale.
c) Rischi per la vittima: per capire quali rischi può correre una possibile vittima, vengono presi in considerazione aspetti circa le modalità di azione del sospetto.
d) Rischi dell’offender: sono tutte le informazioni che rivelano il rischio che il killer colpisca ancora
e) Escalation: si mettono in sequenza le azioni compiute per la commissione del fatto, e da questa sequenza si ricava la probabilità che venga ripetuto un nuovo crimine
f) Tempistiche: è molto importante capire l’arco temporale in cui avviene il reato, di quanto tempo ha bisogno il killer per agire, se preferisce agire di giorno o di notte
g) I luoghi: è fondamentale anche individuare il luogo in cui il killer approccia le sue vittime.

3. Valutazione del crimine: in questa fase vengono ricostruiti la sequenza degli accadimenti e il profilo comportamentale della vittima e del killer.
Si fa una valutazione del crimine commesso, distinguendo se si tratta di un crimine organizzato o disorganizzato; come è stata individuata e scelta la vittima; le strategie adottate; la possibile attività di staging; la motivazione del killer. La differenza tra scena organizzata o disorganizzata è importante. Se l’omicida è organizzato sceglierà con cura le sue vittime, organizzando ogni particolare dell’azione. Se, al contrario, il killer è disorganizzato, agirà in maniera più confusa e istintiva, scegliendo le vittime in maniera casuale.

4. Stesura del profilo criminale: durante questa fase si cerca di creare il miglior profilo possibile. Vengono utilizzate tutte le informazioni circa il background del sospetto, le sue caratteristiche fisiche, le abitudini e gli hobbies, i comportamenti tenuti prima e dopo il compimento del reato. È una fase molto importante per risalire alla reale identità del killer.

5. Fase di investigazione: dopo aver stilato la descrizione del profilo, questa viene mandata all’agenzia che segue il caso e si procede con le indagini.

6. Arresto: individuato e fermato il sospettato, si procede a verificare se vi è corrispondenza con le informazioni emerse nelle fasi precedenti. Si procederà ad interrogare il sospettato attraverso un esame condotto nei minimi particolari e in relazione alle informazioni finora ricavate per verificarne la corrispondenza.

Un altro metodo di analisi del profilo criminale è la BEA – Behavioral Evidence Analysis, elaborata da Brent Turvey. Questo metodo di profiling è basato su un’analisi completa e approfondita del comportamento. Le prove comportamentali, secondo la BEA, sono tutte quelle prove di carattere documentale, fisico o le testimonianze che servono a stabilire come, quando e se un’azione è stata commessa. Secondo la BEA, quindi, anche prove di tipo fisico possono essere utilizzate come prove comportamentali.
Comprende lo studio e l’analisi delle prove fisiche, vittimologiche e della scena del crimine. Pensiamo ad esempio a delle impronte lasciate da delle scarpe. A seconda della profondità dell’orma e della disposizione potremo capire se il soggetto era fermo, se correva, se era nervoso.

Qualsiasi tipologia di prova fisica, se analizzata nel giusto modo, può diventare una prova comportamentale.
L’analisi delle prove, della vittima e della scena del crimine possono quindi fornire dei modelli comportamentali, rilevanti ai fini investigativi.
Le informazioni che costituiscono la BEA si ricavano da tre fasi d’esame: forensic analysis; victimology; crime scene analysis.

1. Forensic analysis: è definita anche equivocal forensic analysis. Fa riferimento a qualsiasi tipo di test, esame o interpretazione delle prove fisiche. L’analisi deve essere svolta in maniera accurata per poter stabilire il comportamento relativo al caso. Non è possibile lavorare sulla base di supposizioni e congetture. L’analisi sulle prove fisiche deve essere approfondita e deve basarsi su prove certe e affidabili. È per questo che l’analisi delle prove deve essere fatta tramite applicazione del metodo scientifico.

2. Victimology: vittimologia. In questa fase si investiga circa la vittima, per ricavare informazioni sulla sua vita e il suo background. È importante scoprire chi è la vittima, qual era la sua occupazione, quali le sue abitudini, come ha trascorso le ultime ore. Questa analisi ci darà informazioni sul comportamento della vittima. Un assassino seriale sceglierà una certa tipologia di vittima in quanto questa incarna le caratteristiche della sua fantasia.

3. Crime scene analysis: analisi della scena del crimine. È costituita dalle indagini, dalla ricerca e valutazione delle prove comportamentali di un certo crimine, al fine di poterlo catalogare.
Bisogna considerare diversi aspetti, quali il metodo di approcciarsi alla vittima, il metodo di attacco e di controllo su di essa, se ci sono stati atti sessuali e come questi sono avvenuti, di quali oggetti e materiali il killer si è servito per compiere l’atto, quali precauzioni ha preso. Le caratteristiche della scena del crimine vengono ricavate sulla base dell’analisi delle caratteristiche comportamentali e vittimologiche.
La Behavioral Evidence Analysis, come qualsiasi scienza, si basa su dei principi, delle verità fondamentali che dimostrano la verità di un certo studio.

1. Principio di unicità: tutti gli individui si sviluppano in maniera unica, in relazione a componenti esterne, biologiche e ambientali. Non troveremo due soggetti che si sono sviluppati in maniera identica, in quanto ogni soggetto ha un proprio profilo genetico e comportamentale.

2. Principio di separazione: ogni soggetto ha un approccio diverso al dolore, al piacere, ai diversi aspetti della vita. È molto importante ricordare sempre di non considerare un individuo uguale ad un altro, solo perché presenta delle caratteristiche che possono apparire simili. È bene tenere sempre a mente che ogni offender agisce a proprio modo e sceglie secondo logiche solo sue le proprie vittime e come approcciarsi ad esse.

3. Dinamicità dei comportamenti: il comportamento non è qualcosa di statico, ma è soggetto a continui mutamenti ed evoluzioni. Il comportamento è legato ad aspetti come l’influenza psicologica, l’influenza ambientale, l’acquisizione di particolari skills, l’agire sotto l’influenza di sostanze stupefacenti o alcohol. I crimini commessi dallo stesso offender, dunque, possono presentare caratteristiche anche molto diverse tra loro.

4. Principio della motivazione comportamentale: ogni individuo agisce per un certo motivo. Qualsiasi azione è basata su delle motivazioni, ha delle origini sottostanti.
Questo non significa che l’assassino agisca sempre con consapevolezza. La motivazione potrebbe anche derivare dal suo inconscio.

5. Dinamismo motivazionale: l’offender può presentare più di un motivo alla base del reato. Durante la commissione di un singolo reato, il serial killer può attraversare diverse fasi emotive; può passare dall’essere arrabbiato, al provare rimpianto, per poi tornare ad essere sadico.

6. Principio della varianza comportamentale: offender diversi possono presentare lo stesso comportamento, ma con motivazioni differenti. È importante ricordare questo aspetto per evitare di considerare un serial killer uguale ad un altro sulla base di un comportamento identico.

7. Principio delle conseguenze non volute: non sempre, quando un killer agisce, è consapevole di tutte le conseguenze derivanti dal suo comportamento. Nel momento in cui agisce, per esempio, la sua percezione potrebbe essere alterata.

8. Principio di affidabilità: i risultati di un’analisi forense sono affidabili solo se lo sono anche le prove sottostanti. Al contrario, se le prove si rivelano poco sicure, lo sarà anche il risultato dell’analisi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi dell'omicidio seriale

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Carlotta Mascheroni
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università Carlo Cattaneo - LIUC
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Jessica Ochs
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 119

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