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L'efficacia dei seed accelerator nello sviluppo delle start-up: il percorso di accelerazione UpIdea

Il Financing cycle delle start-up

Le start-up innovative percorrono un ciclo di vita che prevede diverse fasi: nascita, sviluppo, espansione, maturità (exit). Lungo tutte queste fasi del ciclo di vita, le start-up sperimenteranno l’esigenza di trovare capitali per poter finanziare, dapprima il rischio imprenditoriale derivante dall’innovatività, nonché gli investimenti in R&S e tutti quelli necessari a creare la struttura portante dell’impresa innovativa.
Dunque, concomitantemente al ciclo di vita della start-up, si concretizza un altro ciclo che riguarda il funding, ossia il reperimento delle risorse finanziarie, che prende il nome di Financing cycle.

I diversi round in cui si articola questo ciclo, pressoché concomitanti con le fasi di crescita, sviluppo, espansione e maturità, delle start-up, sono i seguenti:

1. Pre-seed: nei primi 12-18 mesi la start-up, solitamente, definisce il suo prodotto/servizio, costruisce il team, cerca di capire se può riuscire a creare un nuovo segmento di mercato in cui poter offrire la propria proposta di valore. In questa fase, dunque, quella che viene finanziata non è un’impresa vera e propria, ma soltanto un’idea. Proprio per queste ragioni, questa è la c.d. death valley, ossia quella fase in cui si riscontra il tasso di mortalità più elevato (circa l’80% delle idee non sopravvive). I capitali raccolti in questa fase prendono il nome di Seed Capital, perché sono concepiti come dei “semi” che serviranno a far “germogliare” l’impresa. Questa è la fase che più caratterizza le start-up, in quanto i capitali raccolti serviranno a coprire il rischio imprenditoriale, gli investimenti in R&S, i costi del personale, e così via. I canali di accesso sono il c.d. bootstrapping, ossia l’autofinanziamento con i risparmi propri dei founder, e i FFF (Family, Friends and Fools o 3Fs), ovvero quei soggetti che sono disposti ad investire le loro modeste disponibilità finanziarie nella start-up. A questi canali se ne affiancano altri, non meno importanti, che permettono alla start-up di avere più probabilità di superare la death valley. Questi canali sono l’accesso a bandi di finanziamento comunitari e regionali, gli incentivi previsti dalla legislazione nazionale, le call e le competition e il crowdfunding;

2. Seed: in questa fase la start-up configura l’offerta e sviluppa un piano marketing. I capitali raccolti in questa fase servono a costruire e definire il prodotto, ad individuare i segmenti della clientela e a stabilire i canali di vendita. La start-up comincia ad attirare l’attenzione dei primi fondi venture capital e, soprattutto, dei business angel che rappresentano i canali di accesso al finanziamento di questa fase;

3. Early Stage -Round A: la start-up, dopo circa due anni di vita, ha già avviato la produzione e comincia a generare ricavi. L’imprenditore, non conoscendo ancora la validità commerciale del prodotto, è alla ricerca delle competenze manageriali necessarie per il successo nella commercializzazione del prodotto. Occorre attirare nuovi partner, che possano colmare il knowledge gap, cedendogli parte delle proprie quote. L’investimento nella start-up, benché ad alto potenziale di sviluppo, è ancora caratterizzato da un elevato livello di rischio. Gli attori specializzati nell’investimento in capitale ad alto rischio sono i Venture capitalist, i quali veicolano le risorse acquisite da investitori privati, istituzionali e bancari nelle start-up che, si presume, possano garantire ritorni elevati. Questa fase è cruciale per lo sviluppo della start-up, poiché attraverso i finanziamenti provenienti dal venture capital, avviene la validazione del modello di business;

4. Early Stage -Round B: una volta validato il modello di business, mediante i primi investimenti di provenienza VC, la start-up è pronta per fare il “salto” dimensionale e consolidare e migliorare il proprio posizionamento competitivo. In questa fase, i capitali finanzieranno gli investimenti che punteranno ad accrescere la struttura della società, quali incrementi della capacità produttiva, diversificazione dell’attività, acquisizioni di altre società, ristrutturazioni interne, e così via;

5. Later Stage – Round C: la start-up ha una struttura ormai consolidata, comincia ad essere redditizia e non necessita di supporto di tipo operativo e strategico. Resta, invece, elevata la necessità di interventi finanziari massicci. L’abbassamento del rischio e la contestuale stabilizzazione dei flussi di ricavi, attireranno finanziamenti di banche di investimento e di private equity, in cambio di quote di partecipazione nella società, che serviranno a implementare la strategia intrapresa dalla start-up – quali, l’entrata in nuovi mercati, la value innovation – nei round precedenti;

6. IPO o EXIT: allorché la start-up raggiunga la c.d. maturità, ossia la capacità di generare ampi margini di profitto, di detenere notevoli quote di mercato, di aver validato il proprio vantaggio competitivo, i founder, gli investitori iniziali, i BA e i VC decideranno di quotarsi in Borsa (IPO) o di venire acquisiti da società più grandi.

Una volta compresi i diversi round di finanziamento, che una start-up percorrerà nel percorso di crescita, è indispensabile approfondire lo studio sulla determinazione del fabbisogno finanziario e sugli attori che intervengono nelle diverse fasi appena esplicitate.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'efficacia dei seed accelerator nello sviluppo delle start-up: il percorso di accelerazione UpIdea

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Caramia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Diritto per le Imprese e le Pubbliche Amministrazioni
  Relatore: Giuliano Lemme
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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