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Proposta di traduzione e commento del racconto De la truite dans l’eau glacée di Gabrielle Roy: gli ''effets troublants'' del ricordo

Perdite inevitabili nella traduzione

Abbiamo parlato della sapienza nella scelta e nell’accostamento del lessico presente nel racconto, e delle strategie traduttive utilizzate per conferire lo stesso effetto al testo italiano. Ora vorremmo focalizzarci su un altro aspetto del lessico, non più legato alla resa stilistica ma al puro conferimento del significato.

Due termini essenziali, presenti in modo costante nel racconto, hanno costituito un problema importante nel momento della traduzione, e la resa italiana non ha potuto evitare delle perdite più o meno consistenti. Ci riferiamo al sostantivo enfant, usato dalla narratrice per riferirsi ai suoi alunni e, in particolare, a Médéric, e all’appellativo mademoiselle, con il quale, al contrario, Médéric si rivolge alla maestra.
Il problema relativo al termine enfant è dovuto al fatto che la parola comprende una fascia d'età più estesa rispetto a quanto non faccia nessun termine italiano, includendo di fatto sia il significato di bambino che di ragazzo. È in virtù di questa ampiezza semantica che la narratrice può riferirsi con enfant sia agli alunni più piccoli che al suo alunno più grande, Médéric.
Non solo: la narratrice varia gli appellativi relativi a Médéric, che in alcuni punti chiama garçon, in altri jeune homme e una volta homme-enfant. Questa variazione è dovuta alla crescita che il protagonista si trova a vivere nel corso del racconto, che lo porta in alcuni momenti a sembrare più o meno bambino a seconda del contesto in cui è inserito e delle emozioni provate. Quando la narratrice intende rimarcare il contrasto che in Médéric si inizia a notare tra il bambino e l’uomo, i termini utilizzati sono enfant e homme, posti appunto in antitesi.

Ma è altresì vero che enfant, quando non accompagnato da elementi linguistici che ne diano una sfumatura diversa, è solitamente utilizzato dalla narratrice nella sua accezione più generica. Per questo motivo abbiamo scelto di tradurre il termine enfant con bambino soltanto quando la contrapposizione uomo-bambino fosse esplicitata, optando invece per ragazzo nei punti in cui questo non avvenga; nei casi in cui enfant è utilizzato per gli altri bambini più piccoli abbiamo sempre scelto di tradurre ovviamente con bambini. Generalmente abbiamo dunque deciso di far prevalere la dominante semantica a discapito di una sinonimizzazione non corrispondente pienamente al testo originale.
Un solo caso si distacca da questa scelta, quello in cui enfant viene utilizzato dalla narratrice esplicitamente per riferirsi in genere a tutti gli adolescenti che si trovano a vivere il momento del passaggio all’età adulta: “mais bien souvent ses rêveries l’emportaient vers le refuge hors d’atteinte que se construit l’enfant à son âge le plus vulnérable” (p. 122). In questo caso abbiamo scelto di cambiare il soggetto della frase rendendolo con un noi impersonale: “Ma ben più spesso le sue fantasie lo trasportavano verso il rifugio inespugnabile che ci costruiamo nell’età in cui siamo più vulnerabili” (p. 7).

Il secondo problema, relativo a mademoiselle, è dovuto alla doppia accezione del termine: esso infatti viene utilizzato in francese sia in contesti generici per rivolgersi ad una ragazza celibe o presunta tale (una signorina appunto), sia nel contesto specifico della scuola per riferirsi all’insegnante (che infatti viene chiamata mademoiselle o madame nel caso in cui si tratti di una donna sposata, esattamente come avviene in contesti extrascolastici). Nel racconto inoltre il problema è aggravato dal fatto che a ricorrere più frequentemente non è l’appellativo mademoiselle ma la sua abbreviazione popolare mamzelle. In francese la scrittrice non si trova quindi nell‟imbarazzo di cambiare il modo con il quale Médéric si rivolge alla sua insegnante nel contesto ufficiale della scuola e in quello ufficioso e sicuramente più disinvolto della gita tra le collines o del viaggio in berlina. In italiano, invece, questo problema si presenta. Se avessimo usato i traducenti maestra per l’ambiente scolastico e signorina per quello extrascolastico avremmo creato uno scarto non presente nell’originale, attribuendo a Médéric un cambiamento nel modo di chiamare, e presumibilmente, di rapportarsi alla protagonista che non sarebbe giustificato.

Da qui la scelta obbligata di trovare un traducente unico che potesse funzionare in entrambi i contesti. Sebbene la scelta di maestra sarebbe stata la più verosimile, poiché nella cultura italiana un alunno continua a riferirsi con questo appellativo alla propria insegnante anche fuori dal contesto scolastico, noi abbiamo preferito tradurre con signorina.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Proposta di traduzione e commento del racconto De la truite dans l’eau glacée di Gabrielle Roy: gli ''effets troublants'' del ricordo

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Ortenzi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Traduzione letteraria e traduzione tecnico-scientifica
  Relatore: Hélène De Jacquelot
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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