La sicurezza sul lavoro e rischio psicologico

L’esperienza di stress è in grado di modificare il modo in cui una persona sente, pensa e si comporta e può anche dare luogo a cambiamenti nella sua funzione fisiologica. Molti di questi cambiamenti di per sé determinano semplicemente disfunzioni di lieve entità e a volte forme di disagio associate. Molti risultano facilmente reversibili sebbene, al momento, continuino ad arrecare danno alla qualità della vita. Tuttavia, per alcuni lavoratori ed in presenza di determinate circostanze, questi possono tradursi in uno scarso rendimento sul lavoro, in disturbi di natura sociale e psicologica e in cattive condizioni di salute. La ricerca sui termini di correlazione tra lo stress e la salute fisica e fisiologica è iniziata tra gli anni ‘20 e ‘30 con l’attività di Cannon e Selye. Gli studi compiuti tra gli anni ’60 e ’70, da John Mason, studioso americano, hanno permesso di chiarire il ruolo dell’attivazione emozionale attraverso l’eccitazione del sistema limbico, nel determinare la reazione allo stress. L’autore ha dimostrato come le modificazioni endocrine nello stress coinvolgono non solo l’asse ipofisi-surrene, ma molti assi neuroendocrini, cioè asse ipotalamo-corteccia surrenale, asse ipotalamo-ipofisi-tiroide, asse ipotalamo-ipofisi-GH, asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, contemporaneamente, tanto da parlare di “risposta multiormonale” allo stress. Il significato di tale risposta multi ormonale è quello di permettere un miglior adattamento omeostatico dell’organismo di fronte al pericolo, favorendo la sopravvivenza dell’individuo minacciato. Inoltre, sempre negli anni ’60 e ’70 , Richard Lazarus, evidenziò l’importanza della “Valutazione Cognitiva”degli stimoli, quale fattore essenziale per dare il via alla reazione di stress.