Analisi dei bisogni socio-economici, profilo normativo e prospettive legislative, italiane ed europee, in materia di educazione permanente e di promozione culturale

Le riflessioni, finora esposte, di origine fondamentalmente empirica, trovano conferma in un quadro programmatico più ampio – non solo nazionale, ma soprattutto comunitario – che è andato consolidandosi nel corso degli ultimi quindici anni: la Comunità Europea, infatti, per fronteggiare la crescente forza produttiva degli Stati Uniti, del Canada, del Giappone e per limitare l'espansione economico-finanziaria delle emergenti potenze asiatiche e latino-americane (Cina, India, Indonesia, Hong Kong, Brasile, Venezuela), ha offerto, con sempre maggiore frequenza, preziosi elementi di indagine, studio e riflessione in materia di istruzione tecnico-professionale, di formazione – anche degli adulti – e di educazione permanente, fornendo orientamenti, che la legislazione dei singoli Stati, ispirata da tendenze liberali o social-democratiche o democratiche tout court, ha progressivamente recepito, come testimonia il caso italiano. Vediamo, nel particolare, l'evoluzione dei principi della programmazione - ideati dai competenti organismi della principale istituzione politica europea - e della fittissima pubblicistica, che ne è poi derivata, provando a studiarne gli effetti nell'organizzazione della concreta azione educativa, oltre che nella conseguente articolazione dei vari corpus normativi nazionali. Il primo rilevante documento, prodotto in ambito comunitario, è rappresentato dal cosiddetto Libro Bianco - redatto nel lontano 1993 per volere di una personalità di grandissimo spessore intellettuale, qual è lo statista francese Jacques Delors, allora Presidente della Commissione dell'U.E. - il cui sottotitolo, molto significativamente, così recita “Crescita, competitività, occupazione. Le sfide per entrare nel XXI secolo”.