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La prospettiva storica del ministro della produzione - Mercato e Pianificazione nella storia del movimento socialista.

Il caso: la Iugoslavia tra statalismo e autogestione

Il 1957 è un anno cruciale per l'autogestione, il cui ruolo viene ulteriormente sottolineato con l'attribuzione ad apposite commissioni dei Consigli Operai dell'opportunità di assumere o licenziare nuovi dipendenti, competenza precedentemente in mano ai direttori. Nel medesimo anno, si svolge il primo Congresso nazionale dei Consigli, tenuto a Belgrado in primavera, da cui proviene la richiesta di una tassazione più equa e dilazionata nel tempo, e di maggiori margini di manovra nell'utilizzo delle attrezzature e nella disponibilità dei fondi per l'ammortamento. I comitati aziendali chiedono inoltre l'avvio di una decentralizzazione funzionale all'interno della fabbrica stessa, proseguendo la sperimentazione sui comitati di reparto inaugurata in quegli stessi anni.

Nelle aziende si vanno così a creare nuovi organismi a livello delle singole unità di produzione, dotati per ora di poteri solo consultivi: il risultato è il dilatarsi progressivo dei processi decisionali, specialmente quando ai numerosi gruppi di delegati si sommano le interferenze del partito e del sindacato, e le richieste di “informazione” degli altri lavoratori.

Si afferma inoltre, a livello redistributivo, una tendenza a delegare la fissazione dei salari direttamente al voto dei collettivi di lavoro, con l'emanazione di appositi regolamenti, fissando a livello consiliare solo la loro ripartizione nei diversi settori aziendali, e a estendere il campo d'intervento dei fondi aziendali anche alle politiche abitative. I Consigli guadagnano il controllo su gran parte delle risorse economiche dell'impresa, ovviamente una volta detratti i fondi per l'ammortamento e gli oneri legali (imposta sul “fondo operativo”, ossia il canone per l'affitto dei mezzi, contributo per l'acqua, imposta sul giro d'affari, imposta sul suolo pubblico, previdenza sociale, contributi straordinari come quelli per il terremoto di Skopje). Il reddito netto dei lavoratori viene determinato sottraendo dalla quota individuale una serie di contributi pensionistici, sanitari, familiari, educativi e quelli per l'assicurazione sulla disoccupazione.

Tuttavia, nel 1958, il VII Congresso del Partito, ridenominato Lega dei Comunisti di Jugoslavia per enfatizzarne il ruolo più “culturale” che di comando, deve affrontare lo spinoso problema delle differenze regionali, portato alla ribalta dal lungo sciopero delle miniere slovene di Trbovlje. Un'ampia corrente di riformatori, forte in Croazia e Slovenia, preoccupata dall'esclusione rispetto alla nascente Comunità Europea, e dal rifiuto di aiuti economici americani, chiede di puntare sulla modernizzazione tecnologica, se necessario importando dall'occidente, e sulla fine della pianificazione centralizzata e dei suoi clamorosi sprechi, come la tristemente nota acciaieria montenegrina di Niksi, costruita in assenza di strade e ferrovie.

Gli si oppongono i gruppi più più conservatori, radicati in Serbia e Bosnia-Erzegovina, che puntano il dito contro il deficit della bilancia commerciale causato dalle importazioni alimentari, chiedendo una politica autarchica e protezionista e la fine dell'autogestione: i “pianificatori” ritengono infatti che lasciare ai lavoratori la possibilità di scegliere tra salari e investimenti sia un azzardo destinato a colpire lo sviluppo economico87. La risposta dei riformisti si concentra sul legare alla produttività le retribuzioni, e sull'identificazione tra operaio e impresa. Al netto dell'inflazione, tra il 1957 e il 1961, i salari salgono effettivamente del 5% (tra 8 e 13% lordo), nonostante si conservi un certo appiattimento retributivo: all'aumento del livello di vita fa da riscontro la migliore qualità dei prodotti alimentari e dei generi di consumo. Tuttavia, va rilevato come solo il 54% delle spese familiari sia coperto dal lavoro principale, con gli assegni familiari che contribuiscono per il 28% e il restante 16% ottenuto tramite doppi impieghi.
Viene inoltre avviato un complesso processo di decentramento decisionale, particolarmente accentuato nelle istituzioni educative, culturali e scientifiche, tramite la gestione sociale, affidata alla collaborazione tra utenti e fornitori del servizio, e che viene introdotta per la prima volta nel settore delle assicurazioni sociali con un provvedimento datato 1952 che ne conferisce la gestione direttamente agli assicurati; un anno dopo, il campo viene allargato ai summenzionati campi della cultura e dell'istruzione, alla sanità, alla protezione sociale e all'edilizia pubblica. Istituzioni analoghe sono previste per il commercio al dettaglio, l'editoria e persino gli ordini professionali, a partire dal 1957.

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La prospettiva storica del ministro della produzione - Mercato e Pianificazione nella storia del movimento socialista.

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Informazioni tesi

  Autore: Manfredi Mangano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Camerino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Catia Eliana Gentilucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 248

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Parole chiave

jugoslavia socialista
pianificazione mercato
politica economica

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