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Il Caso Battisti

I Proletari Armati per il Comunismo

La storia di Cesare Battisti non può essere scissa da quella dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), intesi come gruppo di persone con cui ha condiviso pochi ma decisivi anni della sua vita, e che sono state suoi compagni nella militanza politica come nelle azioni omicidiarie per le quali è stato condannato, suoi amici ma anche suoi accusatori, ragazzi che come lui e con lui hanno conosciuto la galera, la latitanza, le accuse, i processi.

A prescindere quindi dalle specifiche storie dei singoli, approfondire le vicende che hanno coinvolto il gruppo vuol dire predisporre gli indispensabili presupposti per affrontare con maggior cognizione di causa quelle relative a Battisti, oggetto primario del nostro lavoro.

In questa prima parte del secondo capitolo approfondiremo cosa furono i Pac, dal punto di vista storico e dal punto di vista giuridico. Nella seconda parte invece cercheremo di ricostruire le vicende processuali dei Pac, a partire dalle fasi istruttorie, riservando al capitolo successivo le questioni riguardanti nello specifico Cesare Battisti.

Le principali fonti di informazioni sui PAC e sulla loro attività sono le sentenze intervenute negli anni nei confronti dei presunti membri del gruppo. Purtroppo, lungi queste dal costituire fonti di verità rivelata, esiste il pericolo (onnipresente per le tematiche che trattiamo) di raccontare solo una parte della verità, o solo una versione della stessa: per questo, ove possibile, ho cercato di tenere conto anche delle versioni alternative dei fatti, ove rinvenute.

I Proletari Armati per il Comunismo fanno parte di quel numero ancora oggi imprecisato di gruppi armati che hanno operato in Italia nel ventennio 1969-1989. La formazione dei PAC rappresenta una realtà relativamente minore, se confrontata con organizzazioni come le Brigate Rosse o Prima Linea, sia per la durata dell’esperienza di lotta, sia per il numero dei presunti componenti del gruppo.

L’attività dei PAC197 inizia infatti nel giugno del 1976, con alcune rapine di autofinanziamento compiute o tentate da Pietro Mutti, Arrigo Cavallina e Roberto Silvi, individuati dagli inquirenti come i primi membri dell’organizzazione. Gli ultimi episodi delittuosi riconducibili ai PAC risalgono invece all’autunno del 1979 e i primi mesi del 1980, quando gli ultimi membri del gruppo cercano di trovare una “sistemazione” per le armi residue e di finanziare la propria latitanza.

Nel corso degli anni sono state inquisite circa 60 persone per reati di diversa gravità legati alla partecipazione all’organizzazione. L’attività del gruppo si è svolta prevalentemente nelle zone di Milano, Novara, Verona, Venezia e Udine: in particolare era composto da due nuclei, uno milanese ed uno, minore, in Veneto.

Altra caratteristica del gruppo era l’aggregazione di persone tra loro molto diverse per estrazione sociale, origini geografiche, livello culturale: alcuni erano attratti dal particolare carisma e fervore ideologico di altri, specie del Cavallina, altri provenivano dalla delinquenza comune e di erano poi “politicizzati”, quale il nostro Battisti, altri ancora avevano alle spalle una lunga militanza politica in aree eversive, come Cavallina stesso e Bergamin, la Marelli203, la Migliorati, lo Scroffernecher, il Morelli, ed altri.

Nonostante l’organizzazione ambisse a ritagliarsi un posto di rilievo nell’ambito della lotta armata, questa “concorrenza” rispetto ad altri gruppi non impediva una collaborazione con questi, mostrando un pieno inserimento dei PAC nel mondo della militanza clandestina204.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Caso Battisti

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Iannitti
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Maria Valeria Del Tufo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 351

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