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Linguaggio interiore e auto-monitoraggio nelle allucinazioni verbali uditive; studio di un caso con disturbo cognitivo lieve

Linguaggio interiore ed auto-monitoraggio

Dunque, sia attraverso la distinzione tra teorie dell’input e dell’output sia attraverso la deduzione di Frith (1993) circa l’importanza di un sistema di controllo dell’auto-monitoraggio, si è giunti ai più moderni modelli cognitivi, che si riferiscono ad un’errata identificazione della voce interiore, cioè dell’articolazione silente della parola (McGuire et al., 1996), etichettata come esterna a causa di un sistema di auto-monitoraggio difettoso (Frith et al., 1987).

Si ipotizzano disfunzionali, dunque, nei pazienti con allucinazioni uditive, i sistemi neuroanatomici del monitoraggio. L’auto-monitoraggio è fondamentale per il funzionamento cognitivo normale, per la pianificazione, il controllo e l’anticipazione delle conseguenze di atti motori complessi. Esso implica un continuo confronto delle conseguenze delle attività mentali attuali rispetto a quelle attese. L’auto-monitoraggio verbale permette la distinzione tra ciò che si dice e ciò che si ha intenzione di dire.
Si suppone che questo sistema coinvolga una rete di strutture cerebrali, quali la corteccia prefrontale e cingolata, la regione paraippocampale, i nuclei settali, le aree motorie e l’ippocampo (Frith e Done, 1987; Gray et al., 1991). Anche se questo modello è essenzialmente teorico, è, comunque, sostenuto da dati empirici (Gray et al., 1991; Frith et al., 1992). Le aree cerebrali specificamente associate con l’auto-monitoraggio del linguaggio sono sconosciute, ma Levelt (1983) ha ipotizzato che questo sistema di controllo dovrebbe implicare gli stessi meccanismi usati per monitorare il linguaggio generato esternamente, evitando così la necessità di una duplicazione del sistema di analisi verbale. L’analisi delle caratteristiche semantiche e fonologiche del linguaggio generato esternamente è funzione delle corteccia frontale inferiore sinistra, della corteccia temporale sinistra e di quella parietale posteriore. (Demonet et al., 1992; Zatorre et al., 1992; Binder et al., 1995); il processamento prosodico, invece, può dipendere dalle analoghe regioni dell’emisfero destro (Ross, 1981; Zatorre et al., 1992).

Dall’ipotesi di Levelt (1983) si potrebbe asserire che queste aree partecipino anche al controllo di questi aspetti del linguaggio autogenerato. Si suppone, dunque, che danni nel sistema di auto-monitoraggio verbale possano sottostare alle allucinazioni verbali uditive nella schizofrenia (Frith e Done, 1987; Bentall, 1990). Il fallimento nel riconoscimento di questi “pensieri verbali” come autogenerati porta alla loro errata identificazione (pensieri “alieni”) e alla loro percezione come “voci” esterne.
Studi di neuro-immagine funzionale del linguaggio interiore e delle allucinazioni uditive nella schizofrenia hanno evidenziato anormalità nelle regioni del cervello che si presume partecipino al monitoraggio verbale, ossia la corteccia frontale sinistra inferiore, temporale e paraippocampale (Barta et al., 1990; Liddle et al., 1992; McGuire et al., 1993, 1995, 1996; Silbersweig et al., 1995).

È stato, inoltre, proposto un modello feed-forward (un tipo di rete neurale, in cui ogni strato di neuroni riceve l'input soltanto dallo strato precedente) per spiegare questo meccanismo (Wolpert et al., 1995); in questo modello la pianificazione (plan) di un atto motorio genera una copia efferente che è trasmessa alle regioni rilevanti (sensory) per l’atto motorio stesso, il che serve per anticipare i suoi effetti sensoriali. Le conseguenze dell’anticipazione sensoriale vengono, dunque, annullate dal feedback sensoriale attuale; ciò comporta la cancellazione degli effetti sensoriali dell’azione motoria, generando così l’attribuzione delle informazioni sensoriali sui cambiamenti non al sé, ma al mondo esterno.
In questo modo le cortecce uditive vengono attivate in risposta ai cambiamenti di vocale nell’ascolto di frasi, ma non quando gli stessi cambiamenti di vocale sono pronunciati da se stessi (Curio et al., 2000). Molti studi elettrofisiologici indicano che l’attività della corteccia temporale è massivamente regolata dalla vocalizzazione. Questa regolazione può precedere l’articolazione di molti millisecondi, suggerendo che questa è legata all’intenzione di parlare (e non semplicemente all’articolazione) ed è mediata dalle connessioni anatomiche dirette che collegano le aree che percepiscono il linguaggio (rispettivamente la corteccia frontale sinistra e la corteccia temporale bilateralmente).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Linguaggio interiore e auto-monitoraggio nelle allucinazioni verbali uditive; studio di un caso con disturbo cognitivo lieve

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Noviello
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2005-06
  Università: Seconda Università degli Studi di Napoli
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Luigi Trojano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

allucinazioni
demenze
disturbo cognitivo lieve
sintomi comportamentali
test neuropsicologici

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