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Federalismo fiscale: la via italiana

Il finanziamento di Province e Comuni

Le Province hanno compiti riguardanti essenzialmente la pianificazione territoriale, il settore ambientale, dei trasporti, del mercato del lavoro e dell’istruzione professionale, settori richiedenti un intervento legislativo nazionale e regionale. Esse amministrano risorse finanziare modeste, rispetto ai Comuni, e da molti vengono considerate degli enti inutili perché prive di un ruolo chiaro: ciononostante, il loro numero negli anni è aumentato, per via del fatto che rappresentano le unità minime del decentramento amministrativo, soprattutto del Ministero degli Interni, da cui dipendono questure e prefetture.
La finanza provinciale ha subito modifiche recenti, risalenti agli anni ’90.
Con il d.lgs. 446/1997, è stato attribuito alle Province il gettito dell’imposta provinciale sulle assicurazioni contro la responsabilità civile da circolazione dei veicoli a motore e l’imposta provinciale sulle trascrizioni (in sostituzione dell’imposta erariale di trascrizione Iet e dell’addizionale provinciale Apiet).
La L. 133/1999 ha aumentato l’aliquota dell’addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica per qualsiasi uso al di fuori delle abitazioni (da 11,5 a 18 Lire per kWh di consumo, con la facoltà di aumentarla fino a 22 Lire per kWh) ed ha istituito l’addizionale Irpef con aliquota fissa. Inoltre, le Province dispongono del tributo provinciale per l’esercizio delle funzioni di tutela, di protezione ed igiene ambientale e della tassa per l’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche.
I Comuni italiani hanno competenze universali, riguardanti tutti gli aspetti della vita sociale della collettività che amministrano, che vanno dagli interventi di gestione del territorio ai servizi alla persona, dagli interventi di sviluppo economico alle attività produttive. Tuttavia il loro campo d’azione risulta limitato dalla disciplina legislativa nazionale e regionale; la loro azione viene ulteriormente ristretta dall’insufficienza finanziaria che spesso devono fronteggiare e dalla presenza di una disciplina unica relativa ad enti di dimensioni assai diverse tra loro.
Ritenuta necessaria la riorganizzazione territoriale, dal 1990 sono state previste cooperazioni tra più Comuni sotto forma di consorzi, convenzioni ed unioni di Comuni nonché la promozione di una nuova tipologia di ente locale, vale a dire la Città metropolitana (V. Cap.3), da istituirsi, previo accordo tra Province e Comuni interessati, con referendum.
Il finanziamento comunale prevede l’attribuzione di importanti entrate fiscali quali:
• L’Ici, introdotta nel 1992 in sostituzione dell’Ilor sugli immobili e dell’Iciap, che ha come presupposto il possesso di fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli su territorio comunale, per cui i soggetti passivi di tale imposta sono i proprietari od i titolari di un altro diritto reale. La base imponibile rappresenta il valore degli immobili determinato dal prodotto tra rendite catastali e specifici moltiplicatori, secondo la categoria di accatastamento (similmente avviene per aree fabbricabili e terreni agricoli); l’aliquota è fissata dal Comune all’interno di una forchetta che va dal 4 al 7%, a seconda che il fabbricato sia locato o meno, oppure adibito a prima o seconda casa, con la previsione di detrazioni d’imposta sull’abitazione principale in caso di portatori di handicap, anziani in particolari condizioni di reddito e disoccupati. Definita come il pilastro della finanza comunale, l’Ici ha sempre garantito in effetti il maggior gettito per le casse comunali. Ma la legge del 24 dicembre 2007 n.24441 ha previsto all’articolo 1 una detrazione dall’Ici dell’abitazione principale, fatta eccezione per ville, castelli ed immobili di lusso, pari all’1,33 della base imponibile (che si somma a quella già esistente arrivando fino ad un tetto massimo di 303,29 euro) ed un rimborso del mancato gettito con onere a carico dello Stato. In seguito il decreto-legge 27 maggio 2008 n.93 all’articolo 1 ha disposto che, a decorrere dallo stesso anno, si escluda dall’Ici l’immobile adibito ad abitazione principale del soggetto passivo dell’imposta (V. Cap.3);
L’addizionale all’Irpef con un’aliquota fino allo 0,5% (nel triennio 1999/2001) a cui si aggiunge una compartecipazione stabilita dallo Stato per finanziare le funzioni trasferite agli enti locali in attuazione del decentramento amministrativo;
la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), prevedendo una graduale sostituzione del prelievo commisurato alla superficie dell’abitazione o dell’immobile ad uso produttivo, con una tariffa correlata alla quantità prodotta di rifiuti, che avrebbe dovuto coprire totalmente i costi del servizio entro il 2008;
• Infine altri tre tributi, ovvero il canone Tosap (Tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche), l’addizionale all’imposta sul consumo dell’energia elettrica e l’imposta comunale sulle pubblicità e sul diritto sulle pubbliche affissioni.
Vanno ricordati inoltre gli oneri di concessione, introdotti nel 1977, cioè i contributi richiesti a chi trasforma esistenti costruzioni o attua piani di urbanizzazione. Altre entrate autonome sono le tariffe comunali ed i trasferimenti decisi dallo Stato, sulla base di alcuni parametri che garantiscano il livello minimo di servizi in tutto il territorio e incentivino l’efficienza e la responsabilizzazione.

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Federalismo fiscale: la via italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Lai
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Fabio Cerina
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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Parole chiave

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federalismo fiscale
legge 42/2009
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