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Media Education: un incontro tra scuola e comunicazione nell’era digitale

I contesti e gli approcci alla Media education

Definiamo “contesto della ME” lo spazio e la prospettiva all’interno del quale la ME viene pensata. Si tratta di uno scenario operativo e teorico dove vengono concettualizzati oggetto, obiettivi e metodi della ME.
Si possono distinguere tre tipi di contesto, a ognuno del quale corrispondono diversi approcci.
1. Il “Contesto critico”. ME = educazione ai media.
2. Il “Contesto tecnologico”. ME = educazione con i media.
3. Il “Contesto produttivo”. ME = educazione per o dentro i media.
Cerchiamo di vedere, nei dettagli, come questi contesti si articolino ai diversi approcci.

1. IL CONTESTO CRITICO
Nella prospettiva di questo contesto, fare ME, significa concentrarsi sulla capacità dei media di trasmettere messaggi ad un pubblico e di influenzarlo nei suoi modi di pensare e nei suoi comportamenti attraverso questi messaggi.
In questo contesto i media funzionano come supporti (quando per il loro contenuto e per le informazioni che essi forniscono si prestano a introdurre un tema, far nascere un dibattito confrontare punti di vista, ecc.), e come oggetti di studio (quando un medium, come la televisione, viene studiato su diversi livelli, dalle condizioni di produzione a quelle di ricezione, passando per l’analisi di diversi “generi” o dispositivi televisivi.
Sono quattro gli approcci presenti all’interno del contesto critico:

L’approccio inoculatorio. Adottato già negli anni Trenta, questo tipo di approccio, definito anche come approccio morale, rinvia ad un’idea molto negativa dei media e ad una funzione difensiva dell’educazione.
La prospettiva di questo approccio fa riferimento alla metafora dell’ago ipodermico (o del proiettile magico).
Essa rinvia ad un’immagine dei media pensati come un ago che può essere infilato sotto la cute dello spettatore iniettandogli qualcosa senza che questi se ne accorga; o come un proiettile che va sempre a bersaglio. In tale metafora la funzione di vaccino è riconosciuta all’educazione, mentre i media sono considerati come una malattia dagli esiti nefasti.
Bersaglio di critiche sono il cinema e la stampa ritenute manifestazioni di una cultura di basso profilo, dunque pericolose perché causa di decadimento culturale, che corrompono i gusti e le abitudini delle giovani generazioni.
E’ evidente che, in questa situazione, la ME si traduce in educazione “contro i media” e da tutto ciò deriva un duplice comportamento da parte degli insegnanti: di disinteresse e di resistenza culturale.
Nel primo caso, essendo i media considerati manifestazioni di una cultura di basso livello, possono essere tranquillamente ignorati perché irrilevanti.
Nel secondo caso, ad essere criticata, è l’industria culturale, la quale impone al pubblico prodotti standardizzati, stereotipati e di bassa qualità. Il consumatore dunque non è soggetto dell’industria culturale, ma diviene il suo oggetto.

L’approccio della lettura critica. Coincidente in larga parte con quello che alcuni autori definiscono Il Movimento delle Arti Popolari, questo approccio, che si afferma negli anni Sessanta, supera l’idea inoculatoria, ma ne mantiene il carattere discriminatorio: il cinema è il medium degno dell’attenzione della scuola, altri no; e nel cinema occorre distinguere quello d’autore da quello commerciale.
Nell’ottica di questo orientamento, non si tratta più di proteggere il pubblico indifeso dal potere illimitato dei mass media, ma di promuovere un utilizzo consapevole e critico dei mezzi di comunicazione, e si può ricondurre ad alcuni precisi indirizzi della ricerca, in particolare: alla riflessione teorica proposta da alcune riviste come i “Cahiers du Cinéma” e “Screen”; all’ipotesi degli “Uses and Gratifications”; e infine, alle teorie di Piaget, Vygotskij e Freire.

- Per quanto riguarda le riviste (in quegli anni le più influenti in campo cinematografico), ai “Cahiers” si deve quella politica degli autori che, valendosi di critici come Bazin e Truffaut, contribuisce ad affermare l’idea di autorialità nel cinema; a “Screen” si deve, invece, l’utilizzo insieme di semiotica, materialismo e psicanalisi, con il risultato di accostarsi al film come un luogo in cui i diversi materiali e i diversi codici entrano in contatto e in tensione, senza staccarlo dalle pratiche sociali che caratterizzano il suo contesto di produzione. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Media Education: un incontro tra scuola e comunicazione nell’era digitale

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Lecciso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi del Salento
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Sarah Siciliano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 88

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