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Sulla “Terza Via” problemi di identificazione e definizione

I valori della Terza Via

Stephen Driver and Luke Martell affermano: "Ci sono stati numerosi tentativi per stabilire con precisione questi valori e noi focalizzeremo quei quattro identificati da Tony Blair: [...] uguaglianza della ricchezza, opportunità per tutti, responsabilità e comunità."

Anche Stuart White offre una definizione dei valori della Terza Via suggerendo: reale opportunità, responsabilità civica e comunità. Pollack, invece, indica comunità, responsabilità e uguaglianza. Nonostante non ci sia una vera e propria unanimità tra i teorici della Terza Via sulla definizione di questi valori, visto che, come vedremo in seguito, l'uguaglianza per la Terza Via è in realtà una parità delle opportunità, la maggioranza di essi li sintetizza in quelli di uguaglianza delle opportunità, responsabilità e comunità. Per quanto riguarda la responsabilità, Giddens afferma: "Si potrebbe suggerire come motto fondamentale della nuova politica, nessun diritto senza responsabilità."

Anche per Mark A. Pollack la responsabilità è un tema fondamentale nella teoria della Terza Via: "Responsabilità. È uno dei temi centrali, sia della Terza Via americana sia di quella inglese il pensare che la vita sociale richieda non soltanto diritti- come l'uguale diritto a una vera opportunità- ma anche responsabilità da parte degli individui verso le loro famiglie e la società.
Ma, esattamente, che cosa intendono i teorici della Terza Via, e i politici del New Labour con il termine responsabilità?"

Eric Shaw rileva che la Terza Via, e il New Labour in particolare, adopera il concetto di responsabilità in cinque significati diversi: responsabilità causale, morale o personale, sociale o mutuale, comportamentale e individuale, spesso confondendoli tra loro: "Si possono distinguere cinque significati che si sovrappongono. Il primo è la responsabilità causale, che si riferisce ai fattori che hanno prodotto un particolare fenomeno o evento. Il secondo è la responsabilità morale o personale, un'idea normativa secondo la quale si dovrebbe essere ritenuti responsabili dei propri atti. Questo, naturalmente, implica che si sia causalmente responsabile di essi. Inoltre, comprende il concetto di doveri o obblighi ai quali è richiesto moralmente o legalmente di adempiere. Il terzo è la responsabilità sociale o mutuale, i doveri che si devono agli altri e alla società in generale. Il quarto è la responsabilità comportamentale, la capacità di agire razionalmente in conformità con gli standard morali socialmente attesi... Il quinto è la responsabilità individuale, contrapposta alla responsabilità collettiva, o il credere che la responsabilità di proteggere le persone dalle vicissitudini della vita dovrebbe spettare all'individuo piuttosto che alla pubblica autorità."

Alla stessa domanda, Stuart White definisce la responsabilità in base a due dei significati indicati da Shaw: quella di tipo morale o personale, quando mette l'accento sul fatto che l'individuo è responsabile delle proprie scelte di vita, quella di tipo sociale o mutuale quando afferma che gli individui non devono scaricare i costi delle loro scelte di vita su altri e non devono danneggiare gli interessi pubblici: "Ancora una volta, il concetto di ‘responsabilità civica’può essere elaborato ovviamente in diversi modi. Ma forse una strada per esprimere chiaramente l'idea in questione qui è la seguente: gli individui devono assumersi la responsabilità per le loro scelte di stile di vita e non cercare scaricare i costi di queste scelte su altri. Più astrattamente: gli individui hanno la responsabilità di non agire in modi che danneggiano gli interessi in comune (condivisi) e pubblici di altri, quando questo può essere evitato ragionevolmente."

Questa concezione di responsabilità è chiaramente un punto di svolta rispetto alle politiche della vecchia sinistra che ha messo sempre dinanzi alle responsabilità i diritti. Nella visione dei teorici della Terza Via, infatti, la vecchia sinistra tendeva a minimizzare la responsabilità del cittadino verso la comunità. White a questo proposito conferma questa visione: "I teorici del welfare come R.M. Titmuss hanno visto lo stato come colui che ha ogni sorta di responsabilità effettive verso i suoi singoli cittadini ma, come Piachaud argomenta, tendevano a minimizzare l'idea che anche il singolo cittadino ha delle responsabilità effettive verso la comunità più ampia."

La visione assistenzialista dello Stato portata avanti dalla vecchia sinistra, secondo i teorici della Terza Via, favorisce l'emergere di una cultura della dipendenza, della passività, dell'incapacità e della pigrizia, che corrode il tessuto morale della nazione. Questa concezione si ritrova anche nelle parole di Eric Shaw: "Questa dottrina ha trascurato, argomenta il New Labour, le corrispondenti responsabilità o doveri. L’idea del diritto incondizionato agli aiuti dello Stato è stata moralmente corrosiva, essa mina la fiducia in se stessi dei beneficiari (abili) e, infine, il rispetto di sè... essa è l’equivalente moderno della distribuzione gratuita del pane al tempo degli antichi romani. Un sistema previdenziale che non riesce a legare i sussidi... alle corrispondenti responsabilità incatena le persone alla dipendenza passiva invece di contribuire al loro pieno potenziale.... L'ipotesi è che la dipendenza, nel senso di contare sui benefici sociali come sorgente principale di reddito, causa dipendenza psicologica, uno stato caratterizzato dalla passività, mancanza di autonomia, anche indolenza. Una volta che un largo numero di persone si abituano a contare sui benefici statali, emerge una cultura della dipendenza. A sua volta, questa cultura della dipendenza distacca le persone dalla struttura e dai ritmi di lavoro che solo possono promuovere autodisciplina, diligenza e indipendenza. La dipendenza psicologica quindi diventa autoperpetuante."

Secondo i teorici della Terza Via le prestazioni dello Stato sociale possono anche portare a quello che Giddens chiama azzardo morale : "Non è tanto che alcune forme di Welfare creano culture di dipendenza, ma è che le persone approfittano razionalmente delle opportunità offerte. Sussidi intesi come rimedio alla disoccupazione, per esempio, possono in realtà produrre disoccupazione se sono usate attivamente come rifugio dal mercato del lavoro."

Giddens riprende il pensiero dell'economista Assar Lindbeck sul problema del legame tra sussidi pubblici e azzardo morale: "Il dilemma è che più alti saranno i sussidi, maggiore sarà il rischio di azzardo morale, oltre che di frode. Lindbeck avanza l'idea che l'azzardo morale possa essere maggiore nel lungo termine che in periodi di tempo più brevi. E questo perché nel lungo periodo si costruiscono abitudini sociali che finiscono per definire ciò che è normale. Una seria dipendenza da sussidi, quindi, non è neanche più vista come tale ma diventa semplicemente un comportamento che ci si aspetta."

Da questo giudizio negativo si può meglio comprendere la nuova elaborazione teorica sulla responsabilità e le conseguenti politiche attuate dal New Labour esposte nelle parole del segretario alla sicurezza sociale: "[Bisogna] mettere fine all’approccio fondato su qualcosa in cambio di niente che ha caratterizzato il passato sostituendolo con un approccio nel quale chiunque sia in età di lavoro non avrà più la possibilità di ricevere assistenza statale e contemporaneamente stare a casa. Le persone hanno la chiara responsabilità di aiutare se stesse. "

Queste parole si traducono poi nella pratica politica del New Labour sul mercato del lavoro tendente a eliminare i sussidi statali per obbligare i disoccupati a cogliere le opportunità di lavoro e di formazione professionale offerte loro, anziché restare nel circolo vizioso dell'assistenza statale.
L'etica della responsabilità civica, tengono però a precisare i teorici della Terza Via, è lontana dall'etica della nuova destra della fiducia in se stesso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sulla “Terza Via” problemi di identificazione e definizione

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Zini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Fedele Ruggeri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 241

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