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Real time revolutions. Il ruolo dei social media nelle rivolte in Nord Africa e Medio Oriente.

La blogosfera iraniana

Secondo la ricerca “Mapping the Persian Blogosphere” condotta dal Berkman Center for Internet & Society dell’università di Harvard, la blogosfera iraniana è composta da circa 60.000 blog regolarmente aggiornati.
Lo studio di John Kelly e Bruce Etling va subito a smontare una delle immagini dell’opinione comune più diffuse, che vede solitamente nella figura del blogger quella di un giovane dissidente avverso al regime. Questa tendenza, in particolare per la blogosfera iraniana, non può dirsi vera; infatti, accanto a frange riformiste e laiche, che utilizzano la rete come spazio di evasione e diffusione di idee liberali, si può notare una massiccia presenza di correnti religiose che mantengono vivo il loro punto di vista conservativo; inoltre, non mancano blog dagli argomenti più disparati: calda è la discussione sui diritti umani, ma molto presenti sono le tematiche artistiche, come la poesia o la fotografia. Numerosissimi infine i blog personali, nei quali spiccano i racconti di vita degli adolescenti, a dimostrazione che non esistono solo i blog politici.
I quattro poli principali individuati dai due ricercatori sulla base di analisi tematiche sono i seguenti: polo laico/riformista, conservatore/religioso, poesia e letteratura persiana e reti miste. Gli appartenenti al primo gruppo sono solitamente espatriati e iraniani coinvolti in un dialogo politico; il secondo polo contiene invece tre distinte sub-cluster (grappoli, quindi gruppi di persone), due focalizzati principalmente su questioni religiose e uno sulla politica e l’attualità.
Un’altra importante osservazione di Kelly ed Etling fa capo alla mancanza di libertà imposta dal regime iraniano: a causa dell’ambiente repressivo nel quale sopravvivono i media e i numerosi arresti e le vessazioni contro i blogger, non ci si aspetterebbe di trovare molta contestazione politica all’interno della blogosfera. Tuttavia, è stato identificato un sottoinsieme laico/riformista intensamente concentrato in politica e attualità, composto principalmente da blogger che vivono in Iran e che è costantemente impegnato in uno scontro ideologico con il sub-cluster politico/conservatore. Questi gruppi di blogger si concentrano molto di più su questioni interne al paese, piuttosto che su affari internazionali. Sono collegati a siti che sono fonti di notizie, ma anche tra loro, dando così vita a un dibattito polemico tra fazioni politiche differenti. E’ interessante notare che le critiche ai funzionari statali e alle politiche di governo è frequente anche tra i blogger conservatori e religiosi, sebbene questi ultimi stiano attenti a distinguere tra personalità che possono essere criticate, come il Presidente e la Guida Suprema, che è invece considerata al di sopra di ogni critica.
La letteratura persiana vanta più di 2500 anni di storia e mantiene un ruolo importante nella società di oggi, come metodo massimo di espressione interiore, in una misura che la cultura occidentale non conosce. I numerosi generi della poesia spaziano da quella epica alla poesia Ghazal, una forma che si concentra su amore e perdita. La letteratura persiana oggi gode di una fama mondiale, anche se saggi, romanzi e poesie sono oggetto di censura in Iran, sia cartacea che in rete, perché accusati di essere possibili mezzi di promozione del dissenso. Il polo della poesia nella blogosfera è molto denso a livello della poesia Ghazal. I blogger di questo tipo possono essere laici o religiosi, appassionati di poeti antichi e moderni, alcuni scelgono di essere monotematici, ovvero di rappresentare unicamente un poeta o un letterato, altri lasciano spazio a sottili messaggi politici.
Sorprendentemente, solo una minoranza dei blogger riformisti è anonima, mentre più comune è l’omissione della firma nei blog conservatori. Questa osservazione si inserisce nel più ampio discorso sul blocco dei blog da parte del governo, che sembra essere meno pervasivo di quanto si può immaginare. La maggior parte della blogosfera iraniana è infatti visibile, anche se i blog più frequentemente bloccati sono chiaramente quelli appartenenti al polo laico/riformista.
Al di là della ricerca, la cronaca non manca di raccontare attacchi alla libertà di espressione più o meno gravi, dei quali riporterò solo alcuni significativi esempi: il primo blogger iraniano arrestato nel 2003 si chiama Sina Motallabi e attualmente lavora per l’emittente britannica BBC. Dopo di lui sono finiti dietro le sbarre oltre ottanta blogger, tra i quali si può menzionare Hanif Mazroui (oggi latitante), Fereshteh Ghazi (in esilio in Turchia), Omid Memarian (rifugiato in Svizzera), Rouzbeh Mir Ebrahimi (residente negli Stati Uniti), Arash Sigarchi (giornalista di Voice of America a Washington) e Mahbubeh Abbasgholizadeh, uno dei pochi che vive ancora in Iran.
In conclusione, nonostante la repressione dei media, i blog possono rappresentare oggi in Iran la più aperta piattaforma di comunicazione pubblica per il discorso politico e non solo. Il peer-to-peer della blogosfera è più resistente al controllo da parte dello stato rispetto alla vecchia architettura hub and spoke del modello dei mass media.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Real time revolutions. Il ruolo dei social media nelle rivolte in Nord Africa e Medio Oriente.

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Informazioni tesi

  Autore: Marina De Faveri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
  Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
  Corso: Comunicazione, media e pubblicità
  Relatore: Mario Pireddu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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