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Gli Accordi di Libero Scambio: uno sguardo d’insieme e focus sul NAFTA

A Man Without a Plan: il Futuro del NAFTA secondo Trump

Sin dall'inizio della sua campagna elettorale, Donald Trump, nel suo “Contratto con l'elettore americano”, ha definito il percorso da intraprendere nei primi cento giorni della sua Presidenza “to make America great again”. Tra i vari punti inclusi, ve ne sono alcuni che delineano il programma in materia di politica commerciale con l'estero: uno di questi, che ci interessa in modo particolare, sottolinea l'intenzione di adottare una politica basata su una retorica nazionalista e “antiglobalista” e su contenuti protezionistici, il tutto costruito sulla convinzione che gli Stati Uniti subiscano da decenni una guerra commerciale, e che questa sia la causa principale dell'enorme deficit del paese.

Quello che ci interessa, ai fini della trattazione, sono la rinegoziazione del NAFTA e l'eventuale recesso dallo stesso nel caso in cui le negoziazioni non dovessero andare nella direzione voluta dal Presidente. Questo programma politico, riconfermato dopo la campagna elettorale e supportato da provvedimenti concreti, preoccupa i numerosi partner commerciali degli Stati Uniti, che temono sia per i propri interessi economici che per la stabilità e la sopravvivenza dell'intero sistema degli scambi internazionali [Ligustro, 2017].

Ad oggi si sono conclusi quattro dei sette round di negoziazione con i rappresentanti dei tre Stati, nel tentativo di raggiungere un punto d'incontro sui temi più salienti di questa rinegoziazione; tuttavia sembra che, per ora, non sia stato raggiunto nessun risultato concreto per dissuadere gli Stati Uniti dal tirarsi fuori dall'Accordo.

Se i rappresentanti di Messico e Canada, insieme agli addetti ai lavori in campo economico, insistono sui potenziali benefici per tutte le parti coinvolte derivanti da un ammodernamento del NAFTA per regolamentare elementi come l'e-commerce, Trump sembra meno interessato ad un risultato che possa soddisfare tutti, e mira piuttosto ad ottenere il massimo possibile per il suo Paese – con la minaccia di ritirarlo dall'Accordo se ciò non dovesse accadere.

Tutto ciò viene perseguito senza considerare che Canada e Messico sono il primo e il terzo mercato per le esportazioni americane di prodotti agricoli, tra cui carne e latticini, cereali, frutta, vegetali e dolcificanti, e che molti stati americani destinano buona parte della loro produzione ai mercati messicani e canadesi (nel 2016 Canada e Messico hanno importato beni e servizi dagli Stati Uniti per un valore di 583 miliardi di dollari); inoltre società come Ford e Boeing, che hanno messo in atto operazioni di produzione transfrontaliera, affronterebbero notevoli disagi nel caso in cui il Trattato dovesse sfaldarsi. Infine, compagnie come Amazon, FedEx ed eBay beneficierebbero molto da un'espansione delle proprie piattaforme a tutti i paesi membri [Forbes, 2017].

Un tratto evidente della politica commerciale di Trump è costituito dall'insofferenza per ogni forma di cooperazione multilaterale, con la preferenza per i rapporti bilaterali – ritenuti più funzionali alla tutela degli interessi nazionali. Di questo orientamento è destinato a farne le spese anche il NAFTA. Anche se finora non è stato intrapreso alcun passo concreto contro tale accordo, è altrettanto vero che alcune misure annunciate o già adottate dagli Stati Uniti li espongono ad una potenziale reazione degli altri sottoscrittori, poiché tali misure sono palesemente incompatibili con determinate regole del NAFTA. A titolo di esempio, per citare uno dei casi più eclatanti, l'ordine esecutivo presidenziale dal titolo “Buy American, Hire American” (compra americano, assumi americano), volto a favorire l'uso di materiale e manodopera statunitensi nella realizzazione di opere pubbliche sul territorio nazionale, va contro il fondamentale principio di non discriminazione nel trattamento di merci e imprese in base alla loro nazionalità.

È facile dunque che, in caso di ricorsi del Canada e del Messico o delle loro imprese, o ancor più in caso di eventuali condanne degli Stati Uniti, Trump possa voler rendere effettivo il suo proposito di cambiare profondamente, oppure denunciare, lo stesso NAFTA.

Se da una parte gli Stati Uniti nutrono seri dubbi sulla capacità del NAFTA di tutelare i propri interessi e ne valutano l'uscita senza mezzi termini, il Canada 'risponde' stringendo un accordo nel 2016 con l'Unione Europea: il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) prevede l'abolizione di una buona parte dei dazi doganali tra le due parti. Anche se molti sono scettici riguardo tale accordo, questo ben rappresenta l'incrinatura nei rapporti tra i due paesi, e la volontà del Canada di rinsaldare i rapporti con l'Occidente anche in funzione di interessi strategici.

Il Messico, al contrario, è rimasto fortemente destabilizzato dall'attacco al NAFTA e all'integrazione del Nord America operato dal nuovo Presidente, poiché non dispone dei mezzi per diversificare le proprie strategie economico-commerciali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Gli Accordi di Libero Scambio: uno sguardo d’insieme e focus sul NAFTA

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Battini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Roberto Ricciuti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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