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Le politiche per l'occupabilità e i percorsi di inserimento lavorativo: analisi di ricerca nell'Apl Adecco ''Policies for Employability'' Emilia-Romagna

Alla base del job-matching

La ricerca del lavoro risulta essere un’operazione non così scontata, soprattutto se si considera che nel mercato del lavoro reale sono presenti delle frizioni che impediscono una corrispondenza immediata tra domanda (le imprese che cercano lavoratori) e offerta di lavoro (i disoccupati alla ricerca di impiego). A livello generale, la domanda di lavoro proviene dai principali settori dell’economia, Agricoltura, Industria e Servizi, con una crescente attenzione al settore terziario, sia pubblico che privato, soprattutto negli ultimi decenni. L’offerta di lavoro ha invece come area di riferimento la forza lavoro composta da categorie di occupati o disoccupati tra i 15 anni in su (Istat, 2011), che presentano diverse capacità di inserimento nel mercato del lavoro. La presenza delle frizioni può essere spiegata facendo riferimento ad un modello teorico dell’occupazione in cui la funzione del numero dei lavoratori e del numero di imprese in cerca di lavoratori è affiancata da alcune variabili che intervengono nel sistema (Mariani e Zavanella, 2007): da una parte influisce la mancanza di perfetta informazione dei lavoratori in cerca di occupazione cosicché ciò che si aspettano non corrisponde alla realtà; dall’altra spesso le caratteristiche dei lavoratori non corrispondono ai profili di cui necessitano le imprese (si parla in questo caso di due differenti modalità di scelta tra le due parti: il lavoratore utilizza una scelta di tipo sequenziale, il datore di lavoro una scelta di tipo sinottico, in Casavola e Sestito, 1993), oppure quand’anche lo fosse i lavoratori e i posti vacanti non si trovano nella stessa area territoriale per cui è necessario applicare alcune modifiche sull’offerta di lavoro, ad esempio spostando territorialmente i lavoratori, o sulla tipologia di lavoro, prevedendo forme di lavoro da remoto (Nosvelli, 2005). Tali discrepanze vengono identificate con il termine mismatch, che può essere analizzato servendosi di due dimensioni principali: le competenze, in termini di incompatibilità tra le professionalità richieste dai datori di lavoro e quelle possedute dai lavoratori; la localizzazione territoriale, in termini di divergenza tra luogo in cui i lavoratori possiedono tali skills e luogo in cui viene richiesto tale tipologia di lavoratore (Petrongolo e Pissarides, 2001).

A causa di queste discrepanze i posti vacanti non vengono immediatamente riempiti, comportando il più delle volte attività di ricerca dispersive. I due tipi di strategia di ricerca più utilizzati secondo gli economisti che si occupano di job search sono: la ricerca di tipo estensivo, cioè la ricerca indistinta di quante più opportunità offerte dal mercato del lavoro e la ricerca di tipo intensivo, cioè una ricerca più mirata avente come parametro di selezione la qualità della domanda o dell’offerta di lavoro. Per le ragioni sopra esposte, assumono un ruolo fondamentale gli attori del job-matching chiamati in prima linea a ridurre il mismatch e favorire l’inserimento occupazionale delle persone in cerca di lavoro e dei datori di lavoro in cerca di lavoratori. Tra gli intermediari del job-matching possiamo fare riferimento ai servizi per l’impiego, pubblici e privati, e ai soggetti accreditati, seguiti dai canali informali di ricerca del lavoro e dai percorsi individuali di ricerca autonoma. In Italia il canale di intermediazione più utilizzato è il canale informale, che nella ricerca di ISFOL del 2016 coinvolgeva circa il 60% degli occupati e per oltre il 33% rappresentava il canale di ingresso nel mondo del lavoro. La sua espansione sembra essere dovuta anche al ruolo acquisito dai social network negli ultimi decenni, che ha contribuito a riportare in auge i canali informali, grazie alle reti di relazioni sociali che si sviluppano anche al di fuori dal contesto economico e che possono essere distinti in legami forti (famiglia, amici) e legami deboli (conoscenze), determinanti nel garantire un più efficace matching tra domanda e offerta di lavoro, in quanto sostenuti dalla fiducia e dalla vicinanza nello scambio di informazioni tra i due attori del job matching: le imprese/aziende e la forza lavoro. Secondo Granovetter (1998), mentre i legami forti sono strategici nella fase iniziale di ingresso nel mercato del lavoro o dopo lunghi periodi di inattività, i legami deboli svolgono un’importante funzione di facilitazione della mobilità dei lavoratori tra un posto di lavoro e l’altro, in quanto riescono a far circolare più agevolmente le informazioni (Follis, 1998). Tuttavia, occorre sottolineare che dal lato dell’offerta il canale informale svantaggia gli individui che non possiedono un adeguato network, riducendo le loro opportunità di collocazione. Dal lato della domanda, invece, il canale informale sembra incidere negativamente sulla concorrenza tra le persone in fase di selezione, diminuendo le opportunità e svilendo il merito (Isfol, 2016). Ovviamente non tutti i soggetti in cerca di lavoro si affidano ad un solo canale, prediligendo una ricerca su più fronti, la ricerca multicanale.

Per le ragioni sopra esposte non si può escludere l’importante funzione potenziale esercitata dai servizi per l’impiego, principali intermediari del job-matching che operano per facilitare il contatto tra imprese e lavoratori, per accogliere e analizzare i fabbisogni dei primi e le esigenze, le competenze e le caratteristiche dei secondi. I servizi per l’impiego in Italia sono ancora deboli nell’ intermediazione diretta di lavoro, cioè nel trovare lavoro a chi cerca un impiego (nella ricerca Isfol del 2016 solo il 3,4% degli occupati ha ottenuto un’occupazione attraverso i centri per l’impiego e il 5,6% mediante le agenzie di lavoro interinale). Essi hanno dato invece risultati migliori nell’intermediazione indiretta (il 33% si è avvalso degli operatori pubblici mentre cercava lavoro e il 30% ha avuto il supporto delle agenzie), cioè nel fornire assist ai soggetti in cerca di lavoro, senza che tuttavia sia stato effettivamente utile nel trovare loro un impiego. Il processo di modernizzazione che ha investito la struttura e le funzioni dei servizi per l’impiego ha contribuito a riportare in auge il concetto di occupabilità, che nell’ambito dei Spi riguarda le attività di orientamento, informazione, posizionamento sul mercato e riqualificazione dell’individuo (Isfol, 2016). In questo senso un ruolo di primo piano è assegnato ai centri per l'impiego e in particolare ai servizi per l'impiego provinciali (ISFOL, 2016) che esercitano le principali funzioni di presa in carico dell’utenza, della messa in atto di strategie organizzative dei servizi e della connessione con diverse policies. La strada che si sta delineando punta sempre di più ad un rafforzamento dei margini di connessione tra servizi pubblici per l’impiego e Agenzie per il lavoro, anche grazie al sempre più codificato allargamento dell’offerta funzionale ai soggetti privati accreditati ai servizi delle politiche del lavoro su tutto il territorio nazionale, nel quadro di un sistema di obiettivi definiti e rendicontabili.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le politiche per l'occupabilità e i percorsi di inserimento lavorativo: analisi di ricerca nell'Apl Adecco ''Policies for Employability'' Emilia-Romagna

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Informazioni tesi

  Autore: Viviana Pizzuto
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze delle pubbliche amministrazioni
  Relatore: Roberto Rizza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 189

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Parole chiave

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inserimento lavorativo
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employability
servizi per l'impiego
occupabilità
politiche attive
centri per l'impiego
agenzia per il lavoro
consulenza nella ricerca dell'impiego

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