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Fotografia: arte o informazione?

Ambiguità dell’immagine: tra finzione e realtà

Ogni immagine, nella sua apparente semplicità, offre un’incredibile molteplicità di letture e interpretazioni, trasformandosi, così, in una potente e spesso incontrollabile arma di comunicazione e, inevitabilmente, di controllo: questa può infatti riprodurre la realtà fedelmente o, soprattutto in seguito al sempre più generalizzato impiego di tecnologie digitali, darne un’interpretazione fuorviante e corrotta.
Forte del suo linguaggio universale e del suo essere alla portata di tutti, è diventata oggi, nell’era della comunicazione globale, strumento di controllo delle masse e delle coscienze: la sua intrinseca forza emotiva e rievocativa ne fa, infatti, soprattutto, una matrice di sogni e ideali.
Basta pensare all’uso dirompente che ne fa la pubblicità, ormai identificabile come immagine: abitudini e stili di vita vengono sempre più veicolati da ciò che il nostro sguardo riesce a captare nella sua corsa tra cartelloni e inserzioni pubblicitarie.
Ma è proprio l’uso sempre più diffuso e incondizionato dell’immagine visiva che complica ulteriormente il suo reale significato e fine: certi della convinzione che quanto colto dai nostri occhi non possa che essere reale e incontrollabile, abbassiamo le difese, accettando per autentico ogni qualcosa entri nel nostro campo visivo.
Così, nonostante lo stesso Marc Guillaume affermi che l’immagine sia immediatamente comunicante, senza bisogno di un sistema di relazioni per acquistare un senso, contemporaneamente riconosce che, sebbene sempre vera, non appena inserita in un contesto dà vita ad ambiguità. Non a caso, Eugene Smith, parlando della fotografia - massimo esempio di immagine -, la definisce la più grande bugiarda che ci sia.
È essenziale, pertanto, prima di avvicinarsi ad un’analisi dettagliata del ruolo che l’immagine ricopre in ciò che è stato definito appunto “civiltà dell’immagine”, comprendere che non sempre quanto visto è effettivamente così come è apparso. Noi stessi in prima persona, senza intermediazioni, siamo portati a interpretare erroneamente quanto ci passa davanti.
L’immagine, già per le svariate forme e tipologie in cui si presenta, richiede un trattamento diverso a seconda della sua natura: un disegno a carboncino sarà sicuramente trattato diversamente da un’immagine fotografica o da una in movimento. Inoltre, è la sua stessa natura a stabilire il grado di comprensione per chi osserva, dando un senso alla sua esistenza in base all’uso e alla manipolazione che ne fa l’uomo, singolarmente, e l’umanità, collettivamente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fotografia: arte o informazione?

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Laura Pala
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Giovanni Ciarlo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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