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Le materie prime di lusso: focus sul mercato dei diamanti

Anche il diamante è un bene rifugio

Un bene rifugio può essere considerato come un bene dotato di valore intrinseco, reale e capace di mantenere il proprio valore nel tempo. I beni rifugio infatti non risentono dell’aumento generale dei prezzi, ma tendono ad avere un andamento stabile e costane anche in questi periodi. L’investimento in un bene rifugio è, quindi, una modalità con la quale proteggere il proprio portafoglio, che raramente decresce quando è coinvolto nel mercato di queste risorse, anche in periodi di recessione economica o instabilità dei prezzi.
Proprio per la funzione di “garanzia” degli investimenti in beni rifugio, questi ultimi non possono essere coinvolti in investimenti a breve termine; se un investitore decide di proteggere il patrimonio, egli lo fa nel lungo periodo.
Nel Cap. 1 si è parlato dell’oro, ovvero il bene rifugio per eccellenza: i vantaggi sono indubbi, è noto per resistere all’inflazione ed ha un rendimento affidabile e abbastanza sicuro; nei periodi di crisi economica tende ad avere un valore crescente, e ciò garantisce la stabilità degli investimenti in esso detenuti. L’oro però, non è l’unico bene rifugio presente al mondo (anche se è considerato il principale).
Esistono alcuni beni utilizzati per questi scopi più raramente, di solito non da coloro che hanno i primi approcci agli investimenti in quanto necessitano di attenzioni particolari e competenze nel settore. Si tratta principalmente di elementi di gioielleria, ma possono essere inclusi anche immobili, vini ed opere d’arte. Tutti questi mercati propongono dei margini di profitto particolarmente elevati, tuttavia, oltre al non esiguo investimento iniziale, potrebbero essere soggetti ad oscillazioni più o meno rilevanti derivanti dalla moda del momento, dalle preferenze dei consumatori (che cambiano continuamente nel tempo) oltre che alla domanda e all’offerta.
Anche i diamanti sono dei beni rifugio. Gli investitori decidono di acquistare i diamanti quando hanno bisogno di mantenere costante (o talune volte anche ad accrescere) il valore del proprio patrimonio. Questo perché, in genere, i diamanti rappresentano un bene con ottimi margini di incremento, dato che il loro valore non ha un andamento statico ma tende ad aumentare costantemente a causa della sua scarsità.
Si sente spesso dire che “un diamante non chiede da mangiare”: questa espressione, parafrasata, significa che una volta che si è effettuato un investimento in un bene rifugio sotto forma di prezioso, questo non presenta alcuna spesa successiva né degrado da usura.
Oltre al loro indubbio vantaggio in termini di protezione, i diamanti vengono utilizzati anche per differenziare il proprio portafoglio: differenziare è essenziale per salvaguardare il proprio capitale: quando si effettuano investimenti nel breve, medio e lungo termine infatti, diventa fondamentale detenere disponibilità liquide in caso di necessità, specialmente in riferimento agli investimenti più rischiosi e che apportano un rendimento maggiore, dei quali fanno, per l’appunto, parte i diamanti. Gli investimenti mirati sulle gemme vengono effettuati sempre nel medio/lungo termine per poter ottenere un effettivo profitto, difatti la durata media di questi è non inferiore ai 5 anni.
Avendo ampiamente parlato della ricerca, della produzione e dell’offerta del diamante, da ora in poi ci si concentrerà sul lato della domanda, ovvero alle motivazioni che spingono una persona a ricercare specificamente questo bene. Da una parte, ci sono indubbie proprietà dal punto di vista dello status sociale che, per la soddisfazione di alcune tipologie di bisogni come quello di etica, immagine, gratificazione, spingono le persone ad acquistare le pietre, così come altri vantaggi a livello industriale dati dalle loro caratteristiche fisiche; dall’altro lato, esistono ragioni per le quali gli investitori si rifugiano nel diamante.
Esse sono svariate e cariche di senso: prima di tutto, i diamanti non occupano spazio. Può sembrare banale, ma essi sono da sempre stati usati come un eccellente metodo di trasferimento proprio perché hanno la caratteristica di avere un altissimo valore concentrato in una superficie molto piccola.
Un diamante, inoltre, è un bene durevole, nel senso che non perde nel tempo valore o efficacia e la caratteristica della durezza gli garantisce un’altissima resistenza agli urti e agli infortuni. Esso non sostiene costi di manutenzione e gestione, così come non sono presenti tasse di transazione e successione e imposizioni fiscali.
La ragione più importante per la quale i diamanti sono un’ottima fonte di investimento, tuttavia, è per certo la resistenza all’inflazione. Questa è una caratteristica comune a quasi tutte le commodities fisiche (ad esempio l’oro di cui si è largamente parlato nel cap. 1) e consente agli investitori di proteggere il proprio capitale puntando su un bene rifugio per eccellenza.

Per quanto riguarda gli investimenti, il diamante è uno delle forme più sicure: esso non si deteriora (a differenza di altri beni fisici, mobili ed immobili, che hanno sempre bisogno di manutenzioni e/o ristrutturazioni) e tende ad incrementare costantemente di valore.
In economia, l’inflazione è l’aumento prolungato e generalizzato del livello dei prezzi di beni e servizi; essa determina, come conseguenza, una riduzione del potere di acquisto della moneta detenuta dai consumatori. Sono diverse le cause che generano inflazione, e possono essere riferite sia a periodi di situazioni economiche normali in cui c’è un rapido aumento della domanda globale, sia a periodi di crisi economiche o situazioni straordinarie: possiamo citare epidemie, guerre, catastrofi naturali, chiusura di importanti mercati.
Detenere moneta liquida in queste situazioni, quindi, è poco conveniente per i consumatori: se questa restasse ferma nelle mani di questi ultimi, o se venisse anche depositata in conti correnti bancari, perderebbe il suo valore in quanto il repentino innalzamento dei prezzi causerebbe un parallelo abbassamento del potere di acquisto. I consumatori, quindi, con la stessa moneta che avrebbero avuto in passato, potrebbero acquistare quantità minori di beni e servizi (per via dei prezzi incrementati). Ecco spiegata la ragione per la quale, non appena i prezzi iniziano ad innalzarsi, gli investitori trovano soluzioni per diversificare il proprio portafoglio rifugiandosi in investimenti in grado di mantenerne costante il valore (o addirittura aumentarlo) invece di perderlo. Risulta molto più conveniente detenere i propri risparmi in beni rifugio, come i diamanti, dato che il loro andamento è sempre crescente; in particolari periodi, inoltre, il valore dei beni rifugio tende ad aumentare molto più rapidamente rispetto a quanto aumenterebbe in situazioni normali. Prendendo in considerazione il diamante, argomento chiave di questo scritto, vorrei fare riferimento all’inflazione attuale causata dal conflitto tra Russia e Ucraina. Prima di mostrarne i dati, è bene affermare che già negli ultimi decenni il prezzo relativo alle nostre gemme è aumentato molto più rispetto a quanto accadeva in passato. Questo fenomeno è dovuto al fatto che il settore diamantifero è ormai detenuto da grandi istituzioni che desiderano aumentare rapidamente i propri profitti, e date le loro dimensioni, queste sono anche in grado di gestirne parzialmente i prezzi; inoltre, è accaduto che molti investitori si sono ormai accorti dei vantaggi di questo mercato, perciò le transazioni con i diamanti sono sempre più richieste e il desiderio di entrare nel mercato è sempre più diffuso. Chiaramente, un innalzamento della domanda ha comportato un innalzamento più rapido dei prezzi, che ricordiamo avevano già un andamento crescente a causa della rarità della pietra.
Tornando all’esempio moderno dell’invasione russa in Ucraina, vorrei far notare quanto le quotazioni di diamanti si sono incrementate in un periodo di tempo estremamente breve: secondo un rapporto di Bloomberg, i prezzi dei diamanti grezzi sono cresciuti di circa il 30% dallo scorso autunno. I fattori determinanti sono stati principalmente due: in primis, è necessario sapere che la Russia detiene una grande fetta del mercato diamantifero, in quanto presente una delle società di estrazione più importanti al mondo, l’Alrosa. Le miniere gestite dalla compagnia forniscono globalmente circa il 90% dei diamanti russi e il 28% dei diamanti presenti al mondo. Le sanzioni imposte dagli altri Paesi nei confronti della Russia hanno bloccato il mercato, e quindi diminuito la quantità di diamante esportato per essere sottoposto a lavorazione; se i Paesi desiderano particolarmente importare un determinato prodotto, la cui offerta è molto scarsa – e quindi non c’è esportazione – il prezzo aumenta. Il secondo fattore riguarda gli investitori nei loro interessi singoli, perché la preoccupante situazione mondiale ha dato loro l’opportunità di differenziare il proprio portafoglio in diamanti (che, come ho detto in precedenza, sono un mercato nel quale sempre più investitori vogliono entrare). Secondo i dati forniti, ad ottobre le quotazioni di un diamante grezzo (un carato) corrispondevano a 19.6 dollari; ad aprile, esse corrispondevano a ben 22.5 dollari.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le materie prime di lusso: focus sul mercato dei diamanti

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Pia Laneve
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Libera Università Mediterranea "Jean Monnet"
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Alberto Costantiello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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