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Musicoterapia e Pazienti Autistici

Applicazioni cliniche (con bambini autistici)

E’ soprattutto in Europa che si sono incominciate ad applicare ai bambini autistici le scoperte della musicoterapia. In Inghilterra, per esempio, la violoncellista Juliette Alvin ha sviluppato per questi pazienti un approccio che ha contribuito molto ad aprire il campo di tale disciplina. In base ad esso, la musica viene usata per stabilire un ponte tra il mondo isolato del bambino e il mondo esterno.

Spesso, negli autistici, si osservano problemi di linguaggio e, in tal caso, la musicoterapia aiuta a correggerli. Per esempio, si sono viste cantare delle persone autistiche anche se non parlavano; per costoro, le attività di canto sono molto utili e raccomandate, purché sotto la direzione di un musicoterapeuta, perché migliorano notevolmente il linguaggio, soprattutto per quanto riguarda l’intenzionalità e la consapevolezza comunicativa ed espressiva.

Si possono migliorare efficacemente anche problemi di ecolalia, intonazione, e persino l’assenza totale di verbalizzazione. Si prenda, ad esempio, un bambino che presenti sintomi di ecolalia (tendenza spontanea a ripetere sistematicamente la fine delle frasi dell’interlocutore). In un esercizio il musicoterapeuta maneggia una bambola, cantando “è una bambola” e il bambino ripete “è una bambola”. L’adulto canta allora “la bambola salta” e il fanciullo ripete “la bambola salta”.

Gradatamente, e continuando a cantare, l’operatore presenta nuove situazioni e le verbalizza: “la bambola cammina, la bambola si siede”, “la bambola dorme”. Così facendo, il musicoterapeuta trasforma il gioco in terapia, eliminando pian piano la musica e portando il bambino a reagire, e successivamente a rispondere a domande come “che cos’è?” (riferito alla bambola) oppure: “cosa fa la bambola?” (salta, corre, si siede, ecc…) (Vaillancourt 2006).

Un percorso di apprendimento di questo genere è facilitato dalla musica e dalla vista dell’oggetto ad essa associato. La difficoltà di trovare l’oggetto intermediario “giusto” procede di pari passo con il tentativo di sintonizzazione del terapeuta all’ISO del singolo soggetto. Questo deve essere uno scopo prioritario e le possibilità di creare un varco comunicativo possono essere associate alle più svariate e creative situazioni: in questo caso una bambola e una melodia favoriscono e permettono al terapeuta di relazionarsi al paziente, altrimenti difficilmente raggiungibile nel suo mondo isolato.

Le parole delle canzoni, in quanto tali, non sono necessariamente importanti, ma il semplice fatto di metterle insieme rappresenta un passo notevole nell’apprendimento di questi bambini. Inoltre, è da notare che associando il testo, le frasi in genere, ad una melodia, quando un bambino si dimentica le parole, il musicoterapeuta può facilmente ricordargliele facendogli riascoltare la canzone, snellendo così il lavoro mnemonico, e rendendo il tutto più divertente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Musicoterapia e Pazienti Autistici

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Uderzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Ivano Spano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 40

FAQ

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