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L'apprendistato nella legislazione nazionale e regionale

Apprendistato professionalizzante

Nell’ambito della riforma operata dal d. lgs. n. 276/2003, l’apprendistato professionalizzante risulta la tipologia che più somiglia all’istituto precedente.
Infatti è l’unica delle tre tipologie non finalizzata all’acquisizione di un titolo di studio certificabile, ma alla “qualificazione” del lavoratore, da perseguire attraverso “una formazione sul lavoro e l’acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico professionali”. Il passaggio dalla “qualifica”, che era la finalità individuata dalla prima legge quadro sull’apprendistato (legge n. 25/1955), alla più generica “qualificazione” tiene conto della nuova dimensione dello strumento, che è sempre più rivolto ai giovani che hanno acquisito un titolo secondario o anche una qualifica professionale, i quali usufruiscono dello strumento per sviluppare quelle competenze utili a entrare nel mercato del lavoro.
L’apprendistato “professionalizzante’’ è destinato a divenire, nel sistema immaginato dal legislatore delegato, il principale contratto formativo.
Esso raccoglie l’eredità lasciata dal “vecchio” apprendistato e dal CFL di tipo ‘’A’’ ed è finalizzato al conseguimento di una “qualificazione attraverso una formazione sul lavoro e all’acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico professionali“.
Questa tipologia di apprendistato non si interseca con i percorsi di istruzione e formazione, ma si colloca al termine di essi con lo scopo di sviluppare le competenze dell’individuo attraverso una formazione sul lavoro nell’ottica dell’acquisizione di una professionalità specifica e connessa ad un determinato ambito lavorativo.
La formazione che lo caratterizza mira, dunque, a trasferire le cognizioni teoriche e pratiche che caratterizzano una determinata figura professionale. La determinazione di quest’ultima, diversamente da quanto avviene per la definizione delle qualifiche, non è di competenza del legislatore nazionale e regionale, mentre trova la sua sede naturale nella contrattazione collettiva.
Possono accedere a questo tipo di apprendistato i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Viene quindi dato per presupposto l’adempimento dell’obbligo formativo. Il limite di età può tuttavia abbassarsi per quei giovani che siano in possesso di una qualifica professionale prima del compimento del diciottesimo anno d’età: in tal caso la conclusione del contratto di apprendistato è consentita anche ai soggetti diciassettenni.
La durata del periodo di apprendistato professionalizzante viene fissata dai contratti collettivi stipulati da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale o regionale. Essa deve essere determinata tenendo conto del tipo di qualificazione che il giovane deve conseguire, ma in ogni caso, dovrà collocarsi tra un minimo di due e un massimo di sei anni. Se il termine minimo di durata biennale trova giustificazione nell’esigenza che al giovane sia impartita una formazione effettiva (che postula trascorrere di un certo periodo di tempo), non altrettanto giustificata è la fissazione del termine di durata massima in sei anni: per il conseguimento di una qualificazione, sei anni sembrano un periodo troppo ampio, soprattutto se si considera che, in tale periodo, è ammessa la possibilità di sottoinquadramento del giovane lavoratore. Non è possibile parlare di durata minima garantita o, di diritto a svolgere il programma negoziale per l’intero periodo convenuto, infatti un simile garanzia viene meno per la possibilità per ambo le parti di recedere durante l’apprendistato secondo il regime ordinario dei contratti a tempo indeterminato (al ricorrere di una giusta causa o di un giustificato motivo).

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'apprendistato nella legislazione nazionale e regionale

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Giuseppe Dellaquila
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gaetano  Veneto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 121

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